Offrono tariffe apparentemente convenienti. In realtà
imbrogliano l'acquirente facendogli credere che quello che sta firmando è
un "modulo informativo". Spesso però si tratta di un contratto a tutti
gli effetti. E così il consumatore si trova a pagare una nuova bolletta,
molto più alta, senza saperlo. E le aziende si dicono bersaglio delle
piccole società di vendita alle quali si erano affidate. La nuova
normativa emanata dall'authority dovrebbe scoraggiare i truffatori
È mattina inoltrata e suona il citofono. Parla un ragazzo:
"Buongiorno, siamo del servizio elettrico. Possiamo farle risparmiare
oltre il 30% sulla componente energia, possiamo entrare?". La scena è
sempre la stessa: i due venditori porta a porta, eleganti, giovani e con
una cartellina sottobraccio, entrano in casa e pronunciano la solita
domanda: "Ci mostra una sua bolletta? Le spieghiamo quanto paga adesso e
quanto pagherebbe con noi". A volte l'incontro termina con una firma
"su un modulo informativo" o una "proposta". La maggior parte delle
volte il venditore esce a mani vuote. Ma solo in apparenza. Decine di
migliaia di italiani si sono pentiti di aver messo la propria bolletta
in mano a quel ragazzo dal sorriso smagliante.
Perché poche
settimane dopo la visita, cambia il gestore di energia elettrica o gas.
Arriva una nuova bolletta, con una nuova dicitura e spesso più cara
della precedente. Come per magia. Senza il nostro consenso, senza aver
firmato alcun contratto. Oppure scopriamo di essere stati raggirati, che
quel "modulo informativo" era un contratto a tutti gli effetti. E
tornare alla situazione precedente è un percorso lungo e costoso, perché
a volte il nuovo operatore fa di tutto per mettere i bastoni tra le
ruote al consumatore.
Il fenomeno dei "contratti non richiesti"
si è espanso (era già accaduto per la telefonia) da quando in Italia è
stato introdotto il mercato libero dell'energia elettrica e il gas. Ed è
diventato una piaga. Da allora operatori come Enel Energia, Edison, Gas
de France, Eni, Acea, Sorgenia - solo per citare i maggiori - si
combattono ogni singolo cliente casa per casa. Porta a porta, appunto.
Lo fanno attraverso piccole società esterne alle quali appaltano il
servizio di vendita al cittadino. L'ultima ruota del carro sono proprio
loro, i ragazzi dal sorriso smagliante. I venditori. Come ci ha
raccontato Tamara, che per sette mesi ha scarpinato per la provincia
catanese vendendo contratti di luce, gas, telefonia e tv satellitare,
spesso si lavora in nero per dieci-dodici ore al giorno, senza rimborsi
per benzina, caselli autostradali o pranzi. Vengono attratti dalla
promessa di un salario fisso, ma la realtà - almeno nel suo caso - è
diversa: si guadagna esclusivamente a provvigione. Otto euro per un
nuovo contratto gas, dieci per uno di energia elettrica. Chi è più bravo
guadagna 1200-1500 euro in un mese e anche di più. Gli altri
soccombono.
Un meccanismo che scatena una guerra tra poveri: pur
di portare a casa un buon gruzzolo di contratti e uno stipendio
decente. C'è chi intesta le utenze a persone decedute, chi riceve un
"no" dal cliente ma, girato l'angolo, mette una firma falsa e attiva il
passaggio di operatore. C'è chi ruba le bollette dalle cassette della
posta. A un venditore disonesto bastano due dati: il codice cliente e i
dati anagrafici dell'intestatario. E spesso è proprio il consumatore a
darglieli. "Il resto si compila in auto, tornando a casa la sera. Alcuni
sanno perfettamente di compiere un reato ma si scherniscono dicendo che
in qualche modo bisogna pur vivere... altri non percepiscono neanche la
gravità di quello che stanno facendo" spiega Tamara, che ha aperto un
blog per raccontare a tutti la sua
esperienza.
In mancanza di altre iniziative, proprio su internet si è divulgato il
passaparola per far conoscere il fenomeno e mettere in guardia gli
altri. Succede sui siti delle associazioni di consumatori ma non solo:
"Paoblog" è uno degli spazi web più attivi su
questo argomento.
In
questa brutta storia, le aziende che forniscono energia sostengono di
essere parte lesa. Vittime delle piccole società di vendita alle quali
si erano affidate. L'Antitrust, però, sembra pensarla diversamente,
visto che dal 2008 ad oggi ha erogato 2,6 milioni di euro di multe ai
gestori di energia proprio per questo tipo di pratica commerciale
scorretta. Dopo la stangata del 2008, quando l'Authority le comminò
sanzioni per un totale di un milione e centomila euro, Enel Energia non
ha più avuto multe. Poi è toccato a Sorgenia, Italcogim Energie (poi
diventata Gdf Suez), Acea ed Edison. A queste si aggiunge la sanzione da
oltre 700.000 euro comminata dall'Aeeg (l'autorità per l'energia
elettrica e il gas) a Exergia per subentro a un altro operatore. Tar e
consiglio di Stato hanno sempre respinto ogni ricorso. Laddove non c'è
responsabilità diretta, gli operatori hanno comunque una "culpa in
vigilando". Avrebbero dovuto controllare ma non l'hanno fatto.
Risultati
importanti, ma non ancora decisivi. Domenico Romito, responsabile
dell'associazione Avvocati dei Consumatori, di casi del genere ne ha
visti ormai a decine. "Le truffe dei venditori porta a porta sono spesso
difficili da dimostrare in tribunale. Ma il problema maggiore è che
vengono considerate truffe di serie B. Nonostante il fenomeno sia molto
esteso e rivolto alle fasce più deboli della popolazione, in Italia si
tende a derubricarlo all'ambito civile. È molto raro che un venditore
disonesto venga processato penalmente". È indicativo che né Guardia di
Finanza, né Polizia né Carabinieri abbiano dati certi su un fenomeno
che, come ci spiegano in Polizia, "si trova in un limbo tra la truffa e
la pratica commerciale scorretta. Il confine tra civile e penale è
difficile da definire". Ma l'avvocato Romito bacchetta anche l'Authoriry
per l'energia e il gas: "La liberalizzazione del mercato è iniziata da
anni eppure siamo ancora nel far west. Servono regole molto più
stringenti".
Regole che l'Authority ha appena emanato. Il 19 aprile 2012
l'Aeeg ha pubblicato il provvedimento
che tutti aspettavano. È un testo che introduce novità importanti:
prima di attivare la nuova utenza, gli operatori dovranno chiedere
conferma ai clienti con una telefonata o una lettera. Verrà pubblicata
su internet anche una "lista nera" dei venditori che hanno alle spalle
una sfilza di contratti non richiesti e, nei casi in cui la truffa abbia
già avuto effetto, l'autorità ha messo in piedi una procedura agevolata
per tornare all'operatore di partenza. Il consumatore potrà tornare
alla condizione iniziale senza costi aggiuntivi e per il periodo in cui è
stato cliente obtorto collo, gli verrà applicata la tariffa di tutela.
Unica pecca: la procedura non è obbligatoria. Starà ai singoli gestori
scegliere se adottarla oppure no.
Le nuove regole serviranno ad
arginare il fenomeno? È ancora presto per dirlo. Nel frattempo i gestori
hanno cercato di attrezzarsi da soli. In molti casi, giocando
d'anticipo. Già da alcuni mesi, prima di attivare un nuovo contratto,
Enel, Edison, Acea, Gdf Suez e Sorgenia telefonano (anche più volte) al
cliente per chiedergli conferma e per sapere se ha capito in cosa
consiste l'offerta alla quale ha aderito.
In teoria il nuovo
sistema - che tra pionieri e ritardatari è stato avviato da circa un
anno - complica la vita ai venditori furbetti. E rende la frode poco
remunerativa perché senza la conferma del cliente, il contratto non
viene attivato e il venditore non riceve la provvigione. Insomma, se il
meccanismo virtuoso funziona non ha più alcun senso, per i ragazzi del
porta a porta, falsificare le firme. A meno che la società di vendita
non paghi le provvigioni prima ancora della telefonata di sicurezza.
Succede ancora oggi.
Nel luglio 2011, durante la relazione
annuale al governo e al Parlamento il presidente dell'Aeeg Guido Bortoni
non ha nascosto la gravità del fenomeno: "Quella dei contratti non
richiesti è una patologia più deleteria di altre per lo sviluppo e la
credibilità della concorrenza perché mina la fiducia del cliente nei
confronti del mercato libero e delle imprese che vi operano". Perché nel
mondo dell'energia e del gas lavorano anche società serie. E venditori
onesti, che per colpa dei predoni della bolletta si beccano le porte in
faccia e gli insulti della gente. Elena lavora a Pesaro e si occupa di
customer care per una piccola società di energia. Ci spiega che, conti
alla mano, "spesso al consumatore il libero mercato conviene davvero. Ma
ha paura di passare dalla padella alla brace, quindi preferisce
lasciare le cose come stanno. Mi piace il mio lavoro, e ci credo tanto.
Non sopporto che venga rovinato. Anche perché i disonesti spesso
rimangono impuniti".
Già, perché il bravo venditore sa davvero
calcolare - bolletta alla mano - vantaggi o svantaggi di un nuovo
abbonamento. Ma chi si fida più a consegnargli i nostri dati? Per i
gestori che si arricchiscono con il libero mercato la sfida sembra
proprio questa: diradare quella nube di diffidenza che si è creata in
pochi anni di anarchia.