IL CASO
di FEDERICO FORMICA
I "porta a porta" di luce e gas
così il cliente diventa vittima
Offrono tariffe apparentemente convenienti. In realtà imbrogliano l'acquirente facendogli credere che quello che sta firmando è un "modulo informativo". Spesso però si tratta di un contratto a tutti gli effetti. E così il consumatore si trova a pagare una nuova bolletta, molto più alta, senza saperlo. E le aziende si dicono bersaglio delle piccole società di vendita alle quali si erano affidate. La nuova normativa emanata dall'authority dovrebbe scoraggiare i truffatori
È mattina inoltrata e suona il citofono. Parla un ragazzo: "Buongiorno, siamo del servizio elettrico. Possiamo farle risparmiare oltre il 30% sulla componente energia, possiamo entrare?". La scena è sempre la stessa: i due venditori porta a porta, eleganti, giovani e con una cartellina sottobraccio, entrano in casa e pronunciano la solita domanda: "Ci mostra una sua bolletta? Le spieghiamo quanto paga adesso e quanto pagherebbe con noi". A volte l'incontro termina con una firma "su un modulo informativo" o una "proposta". La maggior parte delle volte il venditore esce a mani vuote. Ma solo in apparenza. Decine di migliaia di italiani si sono pentiti di aver messo la propria bolletta in mano a quel ragazzo dal sorriso smagliante.Perché poche settimane dopo la visita, cambia il gestore di energia elettrica o gas. Arriva una nuova bolletta, con una nuova dicitura e spesso più cara della precedente. Come per magia. Senza il nostro consenso, senza aver firmato alcun contratto. Oppure scopriamo di essere stati raggirati, che quel "modulo informativo" era un contratto a tutti gli effetti. E tornare alla situazione precedente è un percorso lungo e costoso, perché a volte il nuovo operatore fa di tutto per mettere i bastoni tra le ruote al consumatore.
Il fenomeno dei "contratti non richiesti" si è espanso (era già accaduto per la telefonia) da quando in Italia è stato introdotto il mercato libero dell'energia elettrica e il gas. Ed è diventato una piaga. Da allora operatori come Enel Energia, Edison, Gas de France, Eni, Acea, Sorgenia - solo per citare i maggiori - si combattono ogni singolo cliente casa per casa. Porta a porta, appunto. Lo fanno attraverso piccole società esterne alle quali appaltano il servizio di vendita al cittadino. L'ultima ruota del carro sono proprio loro, i ragazzi dal sorriso smagliante. I venditori. Come ci ha raccontato Tamara, che per sette mesi ha scarpinato per la provincia catanese vendendo contratti di luce, gas, telefonia e tv satellitare, spesso si lavora in nero per dieci-dodici ore al giorno, senza rimborsi per benzina, caselli autostradali o pranzi. Vengono attratti dalla promessa di un salario fisso, ma la realtà - almeno nel suo caso - è diversa: si guadagna esclusivamente a provvigione. Otto euro per un nuovo contratto gas, dieci per uno di energia elettrica. Chi è più bravo guadagna 1200-1500 euro in un mese e anche di più. Gli altri soccombono.
Un meccanismo che scatena una guerra tra poveri: pur di portare a casa un buon gruzzolo di contratti e uno stipendio decente. C'è chi intesta le utenze a persone decedute, chi riceve un "no" dal cliente ma, girato l'angolo, mette una firma falsa e attiva il passaggio di operatore. C'è chi ruba le bollette dalle cassette della posta. A un venditore disonesto bastano due dati: il codice cliente e i dati anagrafici dell'intestatario. E spesso è proprio il consumatore a darglieli. "Il resto si compila in auto, tornando a casa la sera. Alcuni sanno perfettamente di compiere un reato ma si scherniscono dicendo che in qualche modo bisogna pur vivere... altri non percepiscono neanche la gravità di quello che stanno facendo" spiega Tamara, che ha aperto un blog per raccontare a tutti la sua esperienza. In mancanza di altre iniziative, proprio su internet si è divulgato il passaparola per far conoscere il fenomeno e mettere in guardia gli altri. Succede sui siti delle associazioni di consumatori ma non solo: "Paoblog" è uno degli spazi web più attivi su questo argomento.
In questa brutta storia, le aziende che forniscono energia sostengono di essere parte lesa. Vittime delle piccole società di vendita alle quali si erano affidate. L'Antitrust, però, sembra pensarla diversamente, visto che dal 2008 ad oggi ha erogato 2,6 milioni di euro di multe ai gestori di energia proprio per questo tipo di pratica commerciale scorretta. Dopo la stangata del 2008, quando l'Authority le comminò sanzioni per un totale di un milione e centomila euro, Enel Energia non ha più avuto multe. Poi è toccato a Sorgenia, Italcogim Energie (poi diventata Gdf Suez), Acea ed Edison. A queste si aggiunge la sanzione da oltre 700.000 euro comminata dall'Aeeg (l'autorità per l'energia elettrica e il gas) a Exergia per subentro a un altro operatore. Tar e consiglio di Stato hanno sempre respinto ogni ricorso. Laddove non c'è responsabilità diretta, gli operatori hanno comunque una "culpa in vigilando". Avrebbero dovuto controllare ma non l'hanno fatto.
Risultati importanti, ma non ancora decisivi. Domenico Romito, responsabile dell'associazione Avvocati dei Consumatori, di casi del genere ne ha visti ormai a decine. "Le truffe dei venditori porta a porta sono spesso difficili da dimostrare in tribunale. Ma il problema maggiore è che vengono considerate truffe di serie B. Nonostante il fenomeno sia molto esteso e rivolto alle fasce più deboli della popolazione, in Italia si tende a derubricarlo all'ambito civile. È molto raro che un venditore disonesto venga processato penalmente". È indicativo che né Guardia di Finanza, né Polizia né Carabinieri abbiano dati certi su un fenomeno che, come ci spiegano in Polizia, "si trova in un limbo tra la truffa e la pratica commerciale scorretta. Il confine tra civile e penale è difficile da definire". Ma l'avvocato Romito bacchetta anche l'Authoriry per l'energia e il gas: "La liberalizzazione del mercato è iniziata da anni eppure siamo ancora nel far west. Servono regole molto più stringenti".
Regole che l'Authority ha appena emanato. Il 19 aprile 2012 l'Aeeg ha pubblicato il provvedimento che tutti aspettavano. È un testo che introduce novità importanti: prima di attivare la nuova utenza, gli operatori dovranno chiedere conferma ai clienti con una telefonata o una lettera. Verrà pubblicata su internet anche una "lista nera" dei venditori che hanno alle spalle una sfilza di contratti non richiesti e, nei casi in cui la truffa abbia già avuto effetto, l'autorità ha messo in piedi una procedura agevolata per tornare all'operatore di partenza. Il consumatore potrà tornare alla condizione iniziale senza costi aggiuntivi e per il periodo in cui è stato cliente obtorto collo, gli verrà applicata la tariffa di tutela. Unica pecca: la procedura non è obbligatoria. Starà ai singoli gestori scegliere se adottarla oppure no.
Le nuove regole serviranno ad arginare il fenomeno? È ancora presto per dirlo. Nel frattempo i gestori hanno cercato di attrezzarsi da soli. In molti casi, giocando d'anticipo. Già da alcuni mesi, prima di attivare un nuovo contratto, Enel, Edison, Acea, Gdf Suez e Sorgenia telefonano (anche più volte) al cliente per chiedergli conferma e per sapere se ha capito in cosa consiste l'offerta alla quale ha aderito.
In teoria il nuovo sistema - che tra pionieri e ritardatari è stato avviato da circa un anno - complica la vita ai venditori furbetti. E rende la frode poco remunerativa perché senza la conferma del cliente, il contratto non viene attivato e il venditore non riceve la provvigione. Insomma, se il meccanismo virtuoso funziona non ha più alcun senso, per i ragazzi del porta a porta, falsificare le firme. A meno che la società di vendita non paghi le provvigioni prima ancora della telefonata di sicurezza. Succede ancora oggi.
Nel luglio 2011, durante la relazione annuale al governo e al Parlamento il presidente dell'Aeeg Guido Bortoni non ha nascosto la gravità del fenomeno: "Quella dei contratti non richiesti è una patologia più deleteria di altre per lo sviluppo e la credibilità della concorrenza perché mina la fiducia del cliente nei confronti del mercato libero e delle imprese che vi operano". Perché nel mondo dell'energia e del gas lavorano anche società serie. E venditori onesti, che per colpa dei predoni della bolletta si beccano le porte in faccia e gli insulti della gente. Elena lavora a Pesaro e si occupa di customer care per una piccola società di energia. Ci spiega che, conti alla mano, "spesso al consumatore il libero mercato conviene davvero. Ma ha paura di passare dalla padella alla brace, quindi preferisce lasciare le cose come stanno. Mi piace il mio lavoro, e ci credo tanto. Non sopporto che venga rovinato. Anche perché i disonesti spesso rimangono impuniti".
Già, perché il bravo venditore sa davvero calcolare - bolletta alla mano - vantaggi o svantaggi di un nuovo abbonamento. Ma chi si fida più a consegnargli i nostri dati? Per i gestori che si arricchiscono con il libero mercato la sfida sembra proprio questa: diradare quella nube di diffidenza che si è creata in pochi anni di anarchia.
da REPUBBLICA, 17 luglio 2012
In certi casi si può trattare di truffa bella e buona e ciò che non mi è chiaro è perché, oltre agli esecutori che sono frequentemente dei "poveracci", non si picchi sodo sui mandanti che, in quanto Società (a delinquere), possono rispondere meglio del reato sia economicamente, sia penalmente. Ma tant'è.
RispondiEliminae non dobbiamo dimenticare i call-center dislocati in mezzo mondo che tempestano di telefonate privati ed aziende nel tentativo di vendere servizi di ogni genere in barba alla privacy e con tecniche altrettanto truffaldine spacciandosi per il fornitore attuale dell'interlocutore.
Non è proprio possibile che le autorità di vigilanza pongano fine a tali pratiche? O forse a qualcuno conviene lasciare le cose come stanno?