Ho buona memoria Non compro tedesco
MINO CARRARA
Caro direttore ho deciso di smettere di comperare prodotti tedeschi. Una provocazione? Forse. L'ennesimo «nein» – che sa tanto di «niet» di krusceviana memoria – a un ammorbidimento delle misure anticrisi imposte da Berlino all'Europa (come se la Germania stessa fosse l'Europa) mi ha fatto dire basta. Basta perché la solidarietà non è, non può e non deve essere a senso unico. La signora Merkel e i suoi ministri non sono così giovani da non poter conoscere la storia del dopoguerra. Negli anni Cinquanta fu grazie a una moratoria ventennale dei debiti di guerra tedeschi che la locomotiva teutonica poté ripartire, rimettere in piedi il Paese e bruciare le tappe. Se la signora Merkel – che all'epoca viveva nella ex Ddr – ha l'alibi di «non sapere», il resto dei tedeschi dell'allora Germania Ovest non può non ricordare il Ponte di Berlino del 1948 quando gli americani e tutta l'Europa occidentale assicurarono la sopravvivenza di Berlino Ovest che era stata isolata dalle truppe sovietiche.
E bisogna avere la memoria decisamente corta per non ricordare John Kennedy pronunciare davanti al Muro della vergogna la storica «Ich bin ein Berliner ("Io sono berlinese")» innescando un moto di solidarietà che trasformò quell'inno alla libertà in: «Siamo tutti berlinesi». E non fu solidarietà a parole, ma nei fatti perché il mondo occidentale, dimentico che solo vent'anni prima le armate tedesche seminavano terrore e morte in Europa, si strinse alla Germania libera minacciata dall'Armata Rossa. Armata Rosa che ai tempi aveva il vizio di scorazzare al di fuori dei confini dell'Unione Sovietica perché come si diceva a Radio Yerevan: «L'Urss confina con chi vuole». Qualcuno potrebbe dire «acqua passata» o, peggio ancora, replicare con la frase attribuita a Cavour: «In politica la riconoscenza non esiste». Allora veniamo a fatti più recenti come la politica monetarista praticata indifferentemente da tutti i cancellieri tedeschi – sia di centrodestra che di centrosinistra – dagli Anni Settanta in poi. Una politica che partorì il superMarco grazie al quale Bonn prima e Berlino poi hanno potuto riunificare la Germania e far ripartire i laender della ex Ddr a costo zero. Anzi, a spese del resto dei Paesi Cee grazie agli alti tassi del Marco. E che dire ancora dell'Europa verde, anzi dell'Europa del latte? Gli allevatori italiani sono stati costretti a non produrre latte perché la Germania era riuscita a imporre che il fabbisogno europeo fosse coperto dalle sue mucche. Risultato: multe milionarie all'Italia e abbattimento di centinaia di capi. Per non parlare poi dell'Europa dell'acciaio che all'Italia è costata, tra l'altro, la chiusura di Bagnoli. Tutto è stato frutto di accordi, ci mancherebbe, ma su ciascuno la Germania ha sempre calato il suo asso di briscola pretendendo su ogni decisione l'ultima parola. I tedeschi dal loro punto di vista possono avere ragione a esigere rigore visti i troppi bilanci ballerini, ma il rigore si sta coniugando con recessione. Italia, Grecia, Spagna, Cipro, strangolate delle regole imposte da Berlino, sono alla fame. E se i soldi non ci sono, i consumi languono anche per il made in Germany. Forse i tedeschi ancora non se ne accorgono, ma la recessione europea finirà per investire anche loro e visto che il ministro Schauble ha detto che loro possono fare da soli... Facciano da soli, ma veramente da soli, non col portafoglio degli altri.
Parole sante; dobbiamo smettere di denigrarci e sentirci superiori solo se beviamo vino francese, compriamo la macchina tedesca, mangiamo cioccolato svizzero (sempre meno buono della nostra nutella), e parliamo inglese. Siamo sempre stati corretti con gli altri paesi, li abbiamo sempre aiutati, quando era necessario, senza rinfacciare loro quanto fatto. E' ora che adesso che e' arrivato il loro turno, facciano lo stesso con noi, senza umiliarci continuamente.
RispondiEliminavi voglio ricordare che i crucchi sono inquadrati tutti pagano le TASSE ..
RispondiEliminase l italia è cosi devono farsi un mea culpa mea grandissima CULPA imprese ,artigiani etc
I politici mettono tasse anche spropositate ma costretti dai furbetti loro compresi poi le banche italiane pensano solo a far soldi non capendo che il boomerang gli torna indietro
volete che cambino le cose comiciate a chiedere sempre fattura o ricevuta