La tregua già finita prima di iniziare
ANDREA FERRARI - L'ECO DI BERGAMO
Letta ha completato la squadra di governo con una mossa fulminea. È vero che non è riuscito a mantenere il carattere sobrio del governo anche a livello di sottosegretari e viceministri, dovendo accontentare gli appetiti frustrati di ben tre reggimenti di aspiranti ministeriali, però almeno ha deciso di negar loro il doppio stipendio: incasseranno solo quello da parlamentare, per chi lo è; altrimenti si consoleranno con il non pantagruelico emolumento da dicastero previsto per legge. Dunque, chiuso questo capitolo, Letta ora guarda avanti sapendo benissimo che la sua strada non è in salita: è verticale. Vediamo gli aspetti positivi. La Commissione europea ci farà uscire dalla gogna della procedura per deficit eccessivo. A Bruxelles non hanno ancora visto tutte le carte, ma si fidano abbastanza del ministro Saccomanni per credere che manterremo fede al rapporto del 3% tra deficit e Pil. Bene, ci saranno alleggerimenti finanziari consistenti che si potranno utilmente destinare alla crescita, oltre che a tappare i buchi che si aprono ad ogni passo. In ogni caso, il timone su questa navigazione lo ha il ministro del Tesoro e anche il premier ha sufficiente esperienza per dare una mano, come ha già fatto nel suo tour europeo
. Veniamo agli aspetti negativi. La convivenza tra Pd e Pdl è ogni giorno più difficile. Intanto c'è la maxi grana dell'Imu su cui Letta concede cautamente qualcosa (per ora il rinvio della prima rata, salvo trovare i soldi per compensarla), mentre i pidiellini vogliono subito e qui sia l'abolizione sia addirittura la restituzione di quanto già versato l'anno scorso. Cosa che non si può e probabilmente non si farà. Ma l'«ossessione», per dirla con Monti, con cui Brunetta - per conto di Berlusconi - strepita e batte i piedi dice molto dello spirito con cui il Pdl sta al governo: ci sta a patto che il malconcio Pd faccia ciò che si vuole a palazzo Grazioli, senza nemmeno farsi uno scrupolo di trattare Letta come una specie di ostaggio. Probabilmente il giovane Enrico dovrà fare ricorso a tutte le armi che zio Gianni gli ha fornito per non farsi schiacciare nella morsa. Naturalmente il Pd, per ripicca, non solo s'irrigidisce sull'Imu ma sbarra la strada a Berlusconi che ormai apertamente coltiva l'ambizione di diventare una specie di padre della Patria andando a presiedere la futura Convenzione per le Riforme. Lui mai, dicono all'unisono Fassina e Matteo Renzi. Il no ovviamente dispiace molto al Cavaliere che istruisce i più animosi tra i suoi fanti perché minaccino la stessa sopravvivenza del governo (Brunetta si sta prendendo delle rivincite dopo la cocente delusione di non essere andato a sedersi alla scrivania che fu dell'odiato Giulio Tremonti). Insomma, il governo non si è neanche composto sino in fondo che già si litiga. E tanto per non farci mancare niente, si è aggiunta anche una bella lite sulle coppie gay. Così, per non annoiarsi nei momenti morti.
. Veniamo agli aspetti negativi. La convivenza tra Pd e Pdl è ogni giorno più difficile. Intanto c'è la maxi grana dell'Imu su cui Letta concede cautamente qualcosa (per ora il rinvio della prima rata, salvo trovare i soldi per compensarla), mentre i pidiellini vogliono subito e qui sia l'abolizione sia addirittura la restituzione di quanto già versato l'anno scorso. Cosa che non si può e probabilmente non si farà. Ma l'«ossessione», per dirla con Monti, con cui Brunetta - per conto di Berlusconi - strepita e batte i piedi dice molto dello spirito con cui il Pdl sta al governo: ci sta a patto che il malconcio Pd faccia ciò che si vuole a palazzo Grazioli, senza nemmeno farsi uno scrupolo di trattare Letta come una specie di ostaggio. Probabilmente il giovane Enrico dovrà fare ricorso a tutte le armi che zio Gianni gli ha fornito per non farsi schiacciare nella morsa. Naturalmente il Pd, per ripicca, non solo s'irrigidisce sull'Imu ma sbarra la strada a Berlusconi che ormai apertamente coltiva l'ambizione di diventare una specie di padre della Patria andando a presiedere la futura Convenzione per le Riforme. Lui mai, dicono all'unisono Fassina e Matteo Renzi. Il no ovviamente dispiace molto al Cavaliere che istruisce i più animosi tra i suoi fanti perché minaccino la stessa sopravvivenza del governo (Brunetta si sta prendendo delle rivincite dopo la cocente delusione di non essere andato a sedersi alla scrivania che fu dell'odiato Giulio Tremonti). Insomma, il governo non si è neanche composto sino in fondo che già si litiga. E tanto per non farci mancare niente, si è aggiunta anche una bella lite sulle coppie gay. Così, per non annoiarsi nei momenti morti.
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