Magnetti in ginocchio, chiesto il concordato
In picchiata il volume d'affari del gruppo leader nel building. «Traghettamento per salvare produzione e conti».«In 200 anni non abbiamo mai vissuto un momento così difficile e incredibile»
(foto storica della Magnetti)
Soluzioni per costruire, recita il claim aziendale. Ma in questo caso, la soluzione scelta servirà per mettere in sicurezza la produzione e continuare. O meglio ancora, come fanno sapere i vertici, a «traghettare, a superare un momento che in duecento anni non abbiamo mai vissuto, così difficile e così incredibile». La soluzione è quella del concordato preventivo con riserva o «in bianco», e a ricorrervi - in foltissima compagnia - da ieri è anche il Gruppo Magnetti di Carvico, marchio storico dell'edil-building targato Bergamo. Alle spalle due secoli di attività, tre divisioni - Magnetti Building Spa, Magnetti Spa e Record srl - per altrettanti business specializzati nei vari segmenti produttivi, dalle costruzioni alle pavimentazioni, dai rivestimenti alle fonti di energia rinnovabile, 420 dipendenti suddivisi nelle sedi produttive di Montone, Pavia e Carvico e ricavi, nel 2012, per 110 milioni di euro (-10% sul consolidato) e con un trend della domanda mai così in picchiata. Riassumendo il cahier de doleance; contrazione del volume d'affari più peggioramento dei risultati economici e della situazione finanziaria, uguale concordato.
Gli stabilimenti
«È stata una decisione non facile, ma abbiamo dovuto prenderla. Stiamo vivendo un momento di grandissima tensione finanziaria e rimanere sul mercato, cercando di onorare tutti gli impegni, dovendo dare con una mano e non ricevendo con l'altra è diventato difficilissimo», spiega l'amministratore delegato Gregorio Magnetti. La tensione finanziaria, da leggersi come necessità di ottemperare a tutti i pagamenti da un lato e come difficoltà di incamerare crediti che vengono riscossi con tempi biblici («quando» ma soprattutto «se») oltre che all'incertezza di una domanda di nuova edilizia che, rispetto al 2007, fa segnare un meno sessanta per cento, si può spezzare con il concordato con riserva o «in bianco» presentato per tutte e tre le aziende del gruppo.
La procedura, introdotta meno di un anno fa dal Decreto Sviluppo, consentirà alla Magnetti di presentare, entro i termini (compresi tra i 60 e i 120 giorni, con possibile ulteriore proroga di altri due mesi) che verranno concessi dal Tribunale, un progetto che, suffragato da un nuovo piano industriale e di riequilibrio della situazione finanziaria, preservi la normale continuità delle imprese, con la riserva che possa essere richiesta l'omologa di accordi di ristrutturazione dell'esposizione debitoria con gli istituti di credito e con i maggiori creditori.
La procedura, introdotta meno di un anno fa dal Decreto Sviluppo, consentirà alla Magnetti di presentare, entro i termini (compresi tra i 60 e i 120 giorni, con possibile ulteriore proroga di altri due mesi) che verranno concessi dal Tribunale, un progetto che, suffragato da un nuovo piano industriale e di riequilibrio della situazione finanziaria, preservi la normale continuità delle imprese, con la riserva che possa essere richiesta l'omologa di accordi di ristrutturazione dell'esposizione debitoria con gli istituti di credito e con i maggiori creditori.
«Pensiamo a questa crisi senza precedenti come a un grande mare, questo strumento ci servirà per arrivare a riva sani e salvi, anche se non sarà una passeggiata», chiosa l'ad, che aggiunge: «Ci siamo avvalsi del supporto di consulenti e professionisti con uno specifico know how nella gestione di situazioni di crisi, e contiamo di tornare nel più breve tempo possibile ad operare in normali condizioni di funzionamento. Nel frattempo, proseguiremo ad onorare gli impegni assunti nei confronti dei nostri clienti, come abbiamo sempre fatto». Salvaguardare i conti, la produzione e i posti di lavoro: queste le direttrici su cui si muovono le intenzioni operative di Magnetti al timone del Gruppo con il cugino Paolo, che è presidente. Per i 216 addetti della Magnetti Building di Carvico è stata chiesta la cassa integrazione straordinaria per crisi, che a rotazione, nei prossimi dodici mesi, interesserà tutte le maestranze. «Le aziende verranno ridimensionate, ma la nostra ottica è quella che, una volta superato questo momento tremendo, gradualmente, potremo ritornare a crescere».
Donatella Tiraboschi
ed ecco altri cassintegrati anche a Villa d'Adda, ed i nostri politici cosa fanno? si preoccupano delle loro lobby e di come nominare una t..... come la Daniela Santanchè vice presidente della camera.
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