Buongiorno
13/07/2013
Il cappio espiatorio
Riunito in seduta permanente dai tempi del tiramolla
indiano sui marò, l’Ufficio Figuracce Internazionali (UFI) sta
affrontando in queste ore il delicato caso del ratto delle kazake. Il
problema, naturalmente, non è riportare indietro la moglie del
dissidente che l’Italia ha consegnato, insieme con la figlia, al
dittatore dello Stato poco libero del Kazakistan, trattandole come
clandestine. Il problema è decidere a chi darne la colpa. Dai primi
accertamenti dell’UFI - citiamo il comunicato ufficiale - «è emerso che
l’esistenza e l’andamento delle procedure di espulsione non erano state
comunicate né al presidente del consiglio, né al ministro dell’interno e
neanche al ministro degli esteri o della giustizia». Il comunicato non
accenna al ministro dei trasporti (le due espulse hanno viaggiato in
aereo) né a quello dell’agricoltura (il Kazakistan ha un’importante
tradizione di pastorizia), ma anche da una lista così scarna si deduce
che non un solo fondoschiena governativo è rimasto allo scoperto.
Escludendo l’ex ministro all’edilizia inconsapevole Scajola e il comandante scogliocentrico Schettino, e considerando momentaneamente esaurite le parentele egizie, l’elenco dei capri espiatori di routine comincia a scarseggiare. Restano i giudici che hanno esaminato la pratica e il funzionario dell’ufficio immigrazione che ha visionato i passaporti. Ma non sottovaluterei l’addetto ai bagagli («non poteva non sapere») e la hostess addetta alle salviette. L’importante è che il capro salti fuori al più presto, affinché intorno al suo collo si possa stringere il cappio mediatico che metterà in salvo tutti gli altri. Lunga vita al Kazakitalistan.
Escludendo l’ex ministro all’edilizia inconsapevole Scajola e il comandante scogliocentrico Schettino, e considerando momentaneamente esaurite le parentele egizie, l’elenco dei capri espiatori di routine comincia a scarseggiare. Restano i giudici che hanno esaminato la pratica e il funzionario dell’ufficio immigrazione che ha visionato i passaporti. Ma non sottovaluterei l’addetto ai bagagli («non poteva non sapere») e la hostess addetta alle salviette. L’importante è che il capro salti fuori al più presto, affinché intorno al suo collo si possa stringere il cappio mediatico che metterà in salvo tutti gli altri. Lunga vita al Kazakitalistan.
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