Ci sarà un'unica tassa
Si punta a una riforma che inglobi Imu e Tares Rivoluzione in vista, ma resta il nodo delle risorse
Corrado Chiominto Roma
Un alleggerimento delle tasse sulle famiglie ma anche l'arrivo di meccanismi di deduzione dell'Imu pagata dalle imprese sui beni strumentali, come i capannoni e i fabbricati industriali. Il conto alla rovescia per la riforma del fisco immobiliare è iniziato. Sotto il solleone Le novità vedranno la luce sotto il solleone ferragostano e al ritorno dalle vacanze le famiglie molto probabilmente non dovranno proprio pensare di pagare l'Imu sulla prima casa. Sulla carta – ma bisognerà fare i conti con le risorse disponibili – potrebbe arrivare una rivoluzione: una imposta unica da pagare alle amministrazioni comunali che inglobi non solo l'Imu, ma anche la Tares, la nuova onerosa tassa sulla raccolta dei rifiuti urbani e sui servizi comunali indivisi. «Sarà una riforma fatta con coperture certe e aiuterà le famiglie», ha detto il premier Enrico Letta illustrando il rinvio dell'Imu.
Si punta a un «calo della pressione fiscale» per i cittadini, con un occhio alle imprese che producono e danno lavoro. «Dentro il testo – ha aggiunto – c'è un'attenzione molto forte alle imprese perché si indica fra le priorità della riforma dell'Imu la previsione di forme di deducibilità dell'imposta pagata sugli immobili». Cento giorni: è questo il tempo che il governo si è preso per predisporre la riforma. Che avrà una «deadline» dettata dal decreto per tranquillizzare i «controllori» dell'Ue sul rispetto degli impegni italiani. «In caso di mancata adozione della riforma entro la data del 31 agosto – è scritto nero su bianco – continua ad applicarsi la disciplina vigente e il termine della prima rata dell'imposta municipale propria degli immobili è fissato al 16 settembre». Come dire, o c'è la riforma o le tasse dovranno essere pagate. In questo caso, appare chiaro, sarebbero guai per la sorte del governo. Affitti e inquilini Alcune importanti indicazioni «programmatiche» del nuova fisco sulla casa sono già inserite nel decreto sul rinvio dell'Imu. La revisione, è previsto, comprenderà il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, l'odiata Tares che doveva entrare in vigore dall'inizio dell'anno e che è stata già rinviata due volte. Ma attenzione: l'Imu la pagano i proprietari, la Tares anche gli affittuari. Così se l'ipotesi più concreta è quello di una nuova imposta unica sui servizi comunali, certo bisognerà sciogliere il nodo su chi dovrà pagarla: i proprietari oppure chi risiede in un immobile a prescindere dal possesso o meno. Sarà poi ricalibrato il prelievo tra amministrazioni locali e Stato centrale, una previsione che fa pensare a una modifica della destinazione della tassazione sugli affitti, cioè della cedolare. Scontate sono le novità per gli agricoltori ma è anche espressamente prevista la «deducibilità ai fini della determinazione del reddito d'impresa dell'Imu relativa agli immobili utilizzati per le attività produttive», leggi capannoni e opifici. Il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, si dice «soddisfatto» per la decisione adottata dal Consiglio dei ministri. Parlando a Portici (Napoli), Gasparri ha ricordato che il Pdl aveva «detto agli elettori di darci forza per abolire l'Imu sulla prima casa e a Enrico Letta, entrando in questo governo eccezionale che vede la presenza di partiti distinti e distanti, che sarebbe stato per noi essenziale cancellarla. La sospensione del pagamento della rata di giugno è il primo passo verso un riordino della imposizione sugli immobili».
Si punta a un «calo della pressione fiscale» per i cittadini, con un occhio alle imprese che producono e danno lavoro. «Dentro il testo – ha aggiunto – c'è un'attenzione molto forte alle imprese perché si indica fra le priorità della riforma dell'Imu la previsione di forme di deducibilità dell'imposta pagata sugli immobili». Cento giorni: è questo il tempo che il governo si è preso per predisporre la riforma. Che avrà una «deadline» dettata dal decreto per tranquillizzare i «controllori» dell'Ue sul rispetto degli impegni italiani. «In caso di mancata adozione della riforma entro la data del 31 agosto – è scritto nero su bianco – continua ad applicarsi la disciplina vigente e il termine della prima rata dell'imposta municipale propria degli immobili è fissato al 16 settembre». Come dire, o c'è la riforma o le tasse dovranno essere pagate. In questo caso, appare chiaro, sarebbero guai per la sorte del governo. Affitti e inquilini Alcune importanti indicazioni «programmatiche» del nuova fisco sulla casa sono già inserite nel decreto sul rinvio dell'Imu. La revisione, è previsto, comprenderà il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, l'odiata Tares che doveva entrare in vigore dall'inizio dell'anno e che è stata già rinviata due volte. Ma attenzione: l'Imu la pagano i proprietari, la Tares anche gli affittuari. Così se l'ipotesi più concreta è quello di una nuova imposta unica sui servizi comunali, certo bisognerà sciogliere il nodo su chi dovrà pagarla: i proprietari oppure chi risiede in un immobile a prescindere dal possesso o meno. Sarà poi ricalibrato il prelievo tra amministrazioni locali e Stato centrale, una previsione che fa pensare a una modifica della destinazione della tassazione sugli affitti, cioè della cedolare. Scontate sono le novità per gli agricoltori ma è anche espressamente prevista la «deducibilità ai fini della determinazione del reddito d'impresa dell'Imu relativa agli immobili utilizzati per le attività produttive», leggi capannoni e opifici. Il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, si dice «soddisfatto» per la decisione adottata dal Consiglio dei ministri. Parlando a Portici (Napoli), Gasparri ha ricordato che il Pdl aveva «detto agli elettori di darci forza per abolire l'Imu sulla prima casa e a Enrico Letta, entrando in questo governo eccezionale che vede la presenza di partiti distinti e distanti, che sarebbe stato per noi essenziale cancellarla. La sospensione del pagamento della rata di giugno è il primo passo verso un riordino della imposizione sugli immobili».
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