LA STAMPA,6/9/2012 |
Che
cosa avete imparato quest’estate? Io soltanto una cosa, ma importante.
Me ne stavo in spiaggia libera, all’ora in cui gli ombrelloni riflettono
l’ombra di uno stecchino, e guardavo malinconicamente i relitti di una
festa della sera prima - bottiglie, bicchieri, gusci spolpati di anguria
- disseminati sulla sabbia rovente. Un tizio intorno ai cinquanta
(molto ben portati) si è avvicinato a una comitiva di ragazzi
sonnecchianti. Saltellava per via della sabbia, e della rabbia. L’ho
sentito urlare: «Vi sembra il modo di lasciare uno spazio pubblico? E
guardatemi mentre vi parlo! Io, alla vostra età…». Ho girato la testa:
per l’imbarazzo che mi provocano le frasi fatte, ma soprattutto per
osservare la compagna del tizio, che aveva afferrato dei sacconi di
plastica e cominciato a scaraventarvi dentro bottiglie rotte e bicchieri
appiccicosi. Allora anche il tizio ha smesso di sgridare i ragazzi e ha
raggiunto la donna. I due hanno lavorato sodo, in silenzio e sotto il
sole. Giunti al decimo saccone, li ho visti correre in mare a
rinfrescarsi. Ma quando sono usciti dall’acqua per andare a completare
l’opera, la scena era completamente cambiata. I ragazzi si erano alzati
tutti e, sacconi alla mano, stavano rimuovendo gli ultimi resti della
loro bisboccia, in silenzio e sotto il sole. Lì ho capito la cosa
importante. Che le ramanzine, i discorsi, le parole in genere sono
sterili. L’unica forza che smuove i cuori è l’esempio. Il gesto che
accompagna o sostituisce le parole.
(La donna dei sacconi era mia moglie. Quanto al tizio, si sarà capito…). |
Nessun commento:
Posta un commento