Mezzo secolo tra caffè e fornelli.
Maria e il «Barat» salutano Calusco
Chiude lo storico bar ristorante in piazza San Rocco, era l'anima del centro
Al bancone da sempre Maria Rocca, 77 anni. «Grazie a tutti i nostri clienti»
Calusco d'Adda
Angelo Monzani
La saracinesca si è abbassata per l'ultima volta qualche giorno fa, segnando la fine di una storia durata oltre mezzo secolo. A Calusco d'Adda venerdì ha chiuso il «Barat», conosciutissimo bar, ristorante e albergo che si affacciava sulla centrale piazza San Rocco e da ben 55 anni era un punto di incontro della comunità caluschese.
La crisi economica di questi ultimi anni ha lasciato il segno. Le camere, che prima erano sempre al completo per la presenza di operai che lavoravano nella vicina cementeria e in altre aziende del territorio, si sono svuotate sempre di più. Il bar, invece, si è difeso bene, ma la signora Maria Rocca, 77 anni, che di questa attività è da sempre il fulcro vitale, ha le gambe che non reggono più come una volta, anche se lo spirito e l'intraprendenza sono rimasti quelli di 55 anni fa. Senza la sua preziosa collaborazione nel locale ha deciso di fermarsi anche Margherita, una delle figlie, che l'ha accompagnata negli ultimi anni di gestione. È così arrivato il momento di salutare il paese e i clienti, senza rimpianti e con tanti ricordi da custodire nella memoria.
L'inizio negli anni Cinquanta
Maria è l'artefice principale della storia del locale, dove ha lavorato con tanta passione e dedizione: è impossibile calcolare il numero delle ore che ha passato dietro il bancone del bar o ai fornelli della cucina, senza far mai mancare attenzione e affetto ai tre figli: Marco, Margherita e Daniela. Il suo «Barat», con il caratteristico logo delle due figure romantiche col bicchiere in mano, chiudendo ha lasciato un vuoto, perché il locale è stato sempre in prima fila nel vivere gli eventi culturali, sociali e commerciali del centro di Calusco.
«Verso la fine degli anni Cinquanta – racconta la figlia Daniela – mia madre iniziò la sua lunga carriera dietro al banco. La decisione di aprire una trattoria fu di mio padre Pietro Cattaneo e di suo fratello Alessandro, con le rispettive mogli Maria e Teresa. Dopo i primi anni passati nella vicina contrada Torre, nel 1960 rilevarono un bar trattoria in centro e nacque la Trattoria Barat, così denominata dal soprannome della famiglia Cattaneo. Subito dopo misero mano all'immobile e realizzarono un piccolo albergo». «In quegli anni – prosegue Daniela – l'attività iniziava alle 5 del mattino, quando i pendolari facevano tappa nel locale prima di prendere il treno o di recarsi al lavoro nella vicina cementeria. Il pomeriggio, poi, il locale era il ritrovo del paese per giocare a carte, vedere la televisione, e la chiusura era sempre dopo la mezzanotte».
Nel 1982 viene a mancare Alessandro, così il fratello Pietro rileva l'attività con la moglie Maria. Nel 1991 i coniugi ristrutturano il bar e il ristorante, poi, dopo la morte di Pietro nel 1992, Maria continua l'attività aiutata da Marco (con la moglie Elda), Margherita e Daniela. Successivamente la gestione passa a Margherita, che prosegue fino alla chiusura, sempre coadiuvata dall'instancabile mamma Maria.
«Grazie, mamma Maria»
«Noi figli siamo fieri ed orgogliosi della nostra mamma – dice Daniela –, che con il suo carattere volitivo ha lavorato per una vita intera, con la più viva passione, con grande ed inimitabile spirito di sacrificio». La figlia Margherita ringrazia anche i dipendenti, i collaboratori, i fornitori e soprattutto i numerosi clienti con i quali sono stati instaurati rapporti di amicizia, stima e fiducia. «Grazie a loro – spiega – abbiamo potuto lavorare sempre bene e con serenità». Così il Barat, divenuto negli anni un'istituzione per il tessuto sociale del paese, si «spegne». Viene a mancare una luce nel centro di Calusco, una luce tenuta accesa per più di mezzo secolo proprio grazie a mamma Maria.
L'ECO DI BERGAMO, Lunedì 03 Dicembre 2012
Maria e il «Barat» salutano Calusco
Chiude lo storico bar ristorante in piazza San Rocco, era l'anima del centro
Al bancone da sempre Maria Rocca, 77 anni. «Grazie a tutti i nostri clienti»
Calusco d'Adda
Angelo Monzani
La saracinesca si è abbassata per l'ultima volta qualche giorno fa, segnando la fine di una storia durata oltre mezzo secolo. A Calusco d'Adda venerdì ha chiuso il «Barat», conosciutissimo bar, ristorante e albergo che si affacciava sulla centrale piazza San Rocco e da ben 55 anni era un punto di incontro della comunità caluschese.
La crisi economica di questi ultimi anni ha lasciato il segno. Le camere, che prima erano sempre al completo per la presenza di operai che lavoravano nella vicina cementeria e in altre aziende del territorio, si sono svuotate sempre di più. Il bar, invece, si è difeso bene, ma la signora Maria Rocca, 77 anni, che di questa attività è da sempre il fulcro vitale, ha le gambe che non reggono più come una volta, anche se lo spirito e l'intraprendenza sono rimasti quelli di 55 anni fa. Senza la sua preziosa collaborazione nel locale ha deciso di fermarsi anche Margherita, una delle figlie, che l'ha accompagnata negli ultimi anni di gestione. È così arrivato il momento di salutare il paese e i clienti, senza rimpianti e con tanti ricordi da custodire nella memoria.
L'inizio negli anni Cinquanta
Maria è l'artefice principale della storia del locale, dove ha lavorato con tanta passione e dedizione: è impossibile calcolare il numero delle ore che ha passato dietro il bancone del bar o ai fornelli della cucina, senza far mai mancare attenzione e affetto ai tre figli: Marco, Margherita e Daniela. Il suo «Barat», con il caratteristico logo delle due figure romantiche col bicchiere in mano, chiudendo ha lasciato un vuoto, perché il locale è stato sempre in prima fila nel vivere gli eventi culturali, sociali e commerciali del centro di Calusco.
«Verso la fine degli anni Cinquanta – racconta la figlia Daniela – mia madre iniziò la sua lunga carriera dietro al banco. La decisione di aprire una trattoria fu di mio padre Pietro Cattaneo e di suo fratello Alessandro, con le rispettive mogli Maria e Teresa. Dopo i primi anni passati nella vicina contrada Torre, nel 1960 rilevarono un bar trattoria in centro e nacque la Trattoria Barat, così denominata dal soprannome della famiglia Cattaneo. Subito dopo misero mano all'immobile e realizzarono un piccolo albergo». «In quegli anni – prosegue Daniela – l'attività iniziava alle 5 del mattino, quando i pendolari facevano tappa nel locale prima di prendere il treno o di recarsi al lavoro nella vicina cementeria. Il pomeriggio, poi, il locale era il ritrovo del paese per giocare a carte, vedere la televisione, e la chiusura era sempre dopo la mezzanotte».
Nel 1982 viene a mancare Alessandro, così il fratello Pietro rileva l'attività con la moglie Maria. Nel 1991 i coniugi ristrutturano il bar e il ristorante, poi, dopo la morte di Pietro nel 1992, Maria continua l'attività aiutata da Marco (con la moglie Elda), Margherita e Daniela. Successivamente la gestione passa a Margherita, che prosegue fino alla chiusura, sempre coadiuvata dall'instancabile mamma Maria.
«Grazie, mamma Maria»
«Noi figli siamo fieri ed orgogliosi della nostra mamma – dice Daniela –, che con il suo carattere volitivo ha lavorato per una vita intera, con la più viva passione, con grande ed inimitabile spirito di sacrificio». La figlia Margherita ringrazia anche i dipendenti, i collaboratori, i fornitori e soprattutto i numerosi clienti con i quali sono stati instaurati rapporti di amicizia, stima e fiducia. «Grazie a loro – spiega – abbiamo potuto lavorare sempre bene e con serenità». Così il Barat, divenuto negli anni un'istituzione per il tessuto sociale del paese, si «spegne». Viene a mancare una luce nel centro di Calusco, una luce tenuta accesa per più di mezzo secolo proprio grazie a mamma Maria.
L'ECO DI BERGAMO, Lunedì 03 Dicembre 2012
E' l'inesorabile passare del tempo che ci porta via piano piano i luoghi ed i sapori della nostra gioventu', lasciando il posto ai piu' luccicanti, moderni ed asettici fast-foud. Speriamo nella presenza degli agriturismo o di qualche vecchia trattoria per non farci sentire (noi non piu' tanto giovani), fuori dal tempo.
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