NON E' MAI TROPPO TARDI!,
Chi ha detto che l'Italia non è un Paese per vecchi? Nella scuola italiana tutto è possibile: anche essere assunti a 66 anni. È accaduto a due collaboratrici scolastiche in servizio nella provincia di Modena, appena immesse in ruolo dopo anni e anni di precariato.
Nate nel 1947, quando la guerra era appena finita, le due bidelle non avrebbero mai immaginato di dover combattere tutta la vita per ottenere un posto di lavoro. Al punto che, all'età in cui si dovrebbe andare all'Inps e sottoscrivere le pratiche per la pensione, sono state chiamate a firmare il «primo» contratto. Più giovane, ma di poco, un'altra collega, sempre emiliana, che ha firmato l'assunzione a tempo indeterminato a 65 anni.
Il sindacato si scatena contro gli effetti della legge Fornero: il paradosso, sottolinea l'Anief, è che le bidelle devono anche sentirsi fortunate, visto l'alto numero di dipendenti della scuola andati in pensione da precari e senza una ricostruzione di carriera: «Colpa di chi governa lo Stato, che continua a far prevalere le logiche di cassa piuttosto che garantire un servizio formativo stabile, assumendo regolarmente il personale che negli anni ha acquisito professionalità ed esperienza». Nei giorni scorsi a Grosseto, una docente di educazione artistica, 62 anni, era stata costretta a rifiutare l'immissione in ruolo perché la proposta su più scuole presentatagli dall'amministrazione era incompatibile con i suoi spostamenti.
Marco dell'Oro - L'ECO DI BERGAMO
Nate nel 1947, quando la guerra era appena finita, le due bidelle non avrebbero mai immaginato di dover combattere tutta la vita per ottenere un posto di lavoro. Al punto che, all'età in cui si dovrebbe andare all'Inps e sottoscrivere le pratiche per la pensione, sono state chiamate a firmare il «primo» contratto. Più giovane, ma di poco, un'altra collega, sempre emiliana, che ha firmato l'assunzione a tempo indeterminato a 65 anni.
Il sindacato si scatena contro gli effetti della legge Fornero: il paradosso, sottolinea l'Anief, è che le bidelle devono anche sentirsi fortunate, visto l'alto numero di dipendenti della scuola andati in pensione da precari e senza una ricostruzione di carriera: «Colpa di chi governa lo Stato, che continua a far prevalere le logiche di cassa piuttosto che garantire un servizio formativo stabile, assumendo regolarmente il personale che negli anni ha acquisito professionalità ed esperienza». Nei giorni scorsi a Grosseto, una docente di educazione artistica, 62 anni, era stata costretta a rifiutare l'immissione in ruolo perché la proposta su più scuole presentatagli dall'amministrazione era incompatibile con i suoi spostamenti.
Marco dell'Oro - L'ECO DI BERGAMO
Nessun commento:
Posta un commento