Quel Belpaese di furbi più che di poveracci
Gioiellieri, ma anche tassisti e ristoratori: crisi o non crisi denunciano sempre redditi da fame
Francesco Anfossi - L'ECO DI BERGAMO
Sentite questa: ci sono un gioielliere, un tassista e un ristoratore. Cos'hanno in comune? Guadagnano tutti meno di 17 mila euro lordi l'anno, un reddito medio inferiore a quello di un lavoratore dipendente, che ne percepisce 20 mila. Nessuna sorpresa direte voi (e soprattutto loro). La recessione ha colpito duro e i negozi ormai sono come d'autunno sugli alberi le foglie, come dice il poeta. Tutto vero, ma c'è un problema. Le suddette categorie, così come tutti gli altri comparti del commercio, dichiarano le stesse cifre da almeno vent'anni, a parte qualche timido adeguamento. Quindi delle due l'una: o i ristoratori ma anche i parrucchieri, i gioiellieri, i gelatai e tanti altri lavoratori autonomi sono tetragoni ai cicli congiunturali, veri e propri metronomi del reddito, mediani della regolarità contabile, oppure qualcosa non quadra. Sotto la soglia di povertà Senza far dell'erba un fascio, forse quel qualcosa si chiama evasione fiscale. Anche perché quando il precedente governo tecnico di Mario Monti volle fare la prova del nove con gli odiati blitz di Cortina e di altre località glamour del Belpaese, d'improvviso la maggior parte dei commercianti si mise a macinar utili come se piovesse, stracciando tutti i record mondiali dell'incasso in pochi giorni. Portandosi dietro, con un effetto indotto, i produttori di nastri per scontrini fiscali, che al pari dei commercianti, moltiplicarono produzione e quindi fatturato e utili. L'Italia che emerge dalle dichiarazioni dei redditi delle varie categorie assomiglia più a un Paese di furbi che a un Paese di miserabili. Come altrimenti spiegare i sette mila euro lordi all'anno dichiarati dai titolari di istituti di bellezza? Siamo addirittura al di sotto della soglia di povertà, che è di 12 mila euro per due persone, e della no tax area, che è di 7.500 euro. Ma a ben vedere dai dati diffusi dal ministero del Tesoro c'è anche di peggio. I pescatori, abbiamo appreso, hanno dichiarato una perdita di 1.400 euro l'anno. Meno di quanto percepiva Pietro duemila anni fa in Galilea. I polli di Trilussa Ma, secondo la Cgia di Mestre, non dobbiamo lasciarci abbagliare dalle cifre. Perché a guardarci dentro c'è la solita storia dei polli di Trilussa. Ad alzare le medie dei dipendenti ci sono i magistrati, i manager pubblici, i professori universitari. E se si fa il vero confronto, si scopre che i dipendenti dei titolari di attività commerciali guadagnano meno dei loro padroni. Se è così vorremmo capire come fa un dipendente di un estetista a vivere con meno di settemila euro. Ed è commovente questa solidarietà francescana tra titolare di esercizio e i loro dipendenti, tra gestore di ristorante e camerieri, tra proprietario e commesso, in un'unità di redditi che non si sognava nemmeno Lenin a proposito della sua celeberrima cuoca quando vagheggiava il socialismo reale. Il conto dell'evasione La verità è che questa diffusa evasione, al di là degli aspetti etici, finisce per danneggiare il corretto funzionamento dell'economia si mercato. Perché non dobbiamo mai dimenticare che gli evasori effettuano concorrenza sleale nei confronti dei commercianti onesti (che sono tanti). I primi a chiudere in caso di recessione economica. Negli anni scorsi il Tesoro ha provato a misurare la congruità tra quanto si dichiara al fisco e quanto invece si percepisce veramente secondo gli studi di settore, che misurano una media «congrua». Gli studi di settore I risultati non sono incoraggianti nei confronti di queste categorie. Perché si va dal 60 per cento di incongrui nel commercio al dettaglio al 54 per cento dei parrucchieri, fino al 48 per cento dei ristoranti e al 51 di bar e gelaterie. Uno su due, insomma, aveva dichiarato un reddito inferiore agli studi di settore. Per non parlare dell'evasione dell'Iva, che si aggira tra il 15 e il 20 per cento del Prodotto interno lordo. E a proposito di Iva, certamente i prossimi aumenti non aiuteranno le suddette categorie a divenire più virtuose. E andrà a finire che i nuovi costi andranno a danneggiare soprattutto i contribuenti virtuosi. Che pagano le tasse anche per i loro colleghi. Da sempre.
Sentite questa: ci sono un gioielliere, un tassista e un ristoratore. Cos'hanno in comune? Guadagnano tutti meno di 17 mila euro lordi l'anno, un reddito medio inferiore a quello di un lavoratore dipendente, che ne percepisce 20 mila. Nessuna sorpresa direte voi (e soprattutto loro). La recessione ha colpito duro e i negozi ormai sono come d'autunno sugli alberi le foglie, come dice il poeta. Tutto vero, ma c'è un problema. Le suddette categorie, così come tutti gli altri comparti del commercio, dichiarano le stesse cifre da almeno vent'anni, a parte qualche timido adeguamento. Quindi delle due l'una: o i ristoratori ma anche i parrucchieri, i gioiellieri, i gelatai e tanti altri lavoratori autonomi sono tetragoni ai cicli congiunturali, veri e propri metronomi del reddito, mediani della regolarità contabile, oppure qualcosa non quadra. Sotto la soglia di povertà Senza far dell'erba un fascio, forse quel qualcosa si chiama evasione fiscale. Anche perché quando il precedente governo tecnico di Mario Monti volle fare la prova del nove con gli odiati blitz di Cortina e di altre località glamour del Belpaese, d'improvviso la maggior parte dei commercianti si mise a macinar utili come se piovesse, stracciando tutti i record mondiali dell'incasso in pochi giorni. Portandosi dietro, con un effetto indotto, i produttori di nastri per scontrini fiscali, che al pari dei commercianti, moltiplicarono produzione e quindi fatturato e utili. L'Italia che emerge dalle dichiarazioni dei redditi delle varie categorie assomiglia più a un Paese di furbi che a un Paese di miserabili. Come altrimenti spiegare i sette mila euro lordi all'anno dichiarati dai titolari di istituti di bellezza? Siamo addirittura al di sotto della soglia di povertà, che è di 12 mila euro per due persone, e della no tax area, che è di 7.500 euro. Ma a ben vedere dai dati diffusi dal ministero del Tesoro c'è anche di peggio. I pescatori, abbiamo appreso, hanno dichiarato una perdita di 1.400 euro l'anno. Meno di quanto percepiva Pietro duemila anni fa in Galilea. I polli di Trilussa Ma, secondo la Cgia di Mestre, non dobbiamo lasciarci abbagliare dalle cifre. Perché a guardarci dentro c'è la solita storia dei polli di Trilussa. Ad alzare le medie dei dipendenti ci sono i magistrati, i manager pubblici, i professori universitari. E se si fa il vero confronto, si scopre che i dipendenti dei titolari di attività commerciali guadagnano meno dei loro padroni. Se è così vorremmo capire come fa un dipendente di un estetista a vivere con meno di settemila euro. Ed è commovente questa solidarietà francescana tra titolare di esercizio e i loro dipendenti, tra gestore di ristorante e camerieri, tra proprietario e commesso, in un'unità di redditi che non si sognava nemmeno Lenin a proposito della sua celeberrima cuoca quando vagheggiava il socialismo reale. Il conto dell'evasione La verità è che questa diffusa evasione, al di là degli aspetti etici, finisce per danneggiare il corretto funzionamento dell'economia si mercato. Perché non dobbiamo mai dimenticare che gli evasori effettuano concorrenza sleale nei confronti dei commercianti onesti (che sono tanti). I primi a chiudere in caso di recessione economica. Negli anni scorsi il Tesoro ha provato a misurare la congruità tra quanto si dichiara al fisco e quanto invece si percepisce veramente secondo gli studi di settore, che misurano una media «congrua». Gli studi di settore I risultati non sono incoraggianti nei confronti di queste categorie. Perché si va dal 60 per cento di incongrui nel commercio al dettaglio al 54 per cento dei parrucchieri, fino al 48 per cento dei ristoranti e al 51 di bar e gelaterie. Uno su due, insomma, aveva dichiarato un reddito inferiore agli studi di settore. Per non parlare dell'evasione dell'Iva, che si aggira tra il 15 e il 20 per cento del Prodotto interno lordo. E a proposito di Iva, certamente i prossimi aumenti non aiuteranno le suddette categorie a divenire più virtuose. E andrà a finire che i nuovi costi andranno a danneggiare soprattutto i contribuenti virtuosi. Che pagano le tasse anche per i loro colleghi. Da sempre.
Questi loschi personaggi, che per un soldo ti vendono anche la nonna, che da anni non pagano le tasse, meritano di sparire. Altro che negozio sotto casa per servire la vecchietta che non ha la macchina. Ben vengano i centri commerciali con i loro scontrini ed i prezzi convenienti e spesso con una migliore qualita' dei prodotti. Quanti sono i villadaddesi che chiedono lo scontrino al bar?, al parrucchiere,all'elettricista,all'idraulico, alle pompe funebri? Svegliamoci tutti, altrimenti smettiamola di lamentarci. E chi deve controllare, si dia una mossa.
RispondiEliminapotrebbe essere incentivante dare una bella percentuale dell evasione ai comuni che esempio usino i sig. vigili o ufficio tecnico o crearne uno ad hoc specializzato per il controllo tributario effettivo dei concittadini
RispondiEliminache ci vuole.. solo la volontà ma per far ciò si guardano bene i lobbysti della casta magna magna finirebbe un sistema .. ma sarebbe ora di agire ed essere incisivi
attualmente i nostri partiti o movimento grillo va in costarica.. se ne guardano molto bene perchè nell business ci sono pure loro
le iene avevano scoperto qualcosa ma poi è calato il silenzio..
non rimane altro che cambiare e spazzare via tutto
gli unici in grado e che anno le carte in regola è
FEDERAZIONE ALBA DORATA ITALIA
libero
perche i gionalisti non usano il termine giusto per definire queste persone che è ladri o disonesti e non furbi, chein qualche modo tende ad giustificare il gesto che compiono.
RispondiEliminaL.E.O.
caro sindaco passeggiando per villa d'adda vedo persone a casa in mobilità o integrazione a fare il doppio lavoro (nero) quanta disonestà in questo paese
RispondiEliminaparrucchieri in casa' estetiste in casa imbianchini in nero ecc.ecc.
queste persone citate quanto denunciano?
al riguardo cè un numero che può interessarti è il 117 dillo a loro se sai chi ..
Eliminaps.ricordati che devi lasciargli i dati e non nasconderti dietro ad un email o telefonata anonima
spera iddio che tu e qualche tuo familiare non sia coinvolto !! che fai non li denunci perchè ti fanno comodo a tè ..??