E NOI PAGHIAMO!!!
Le lettere di rimborso Imu del Pdl costeranno oltre 2 milioni di euro agli italiani!
E’ proprio il caso di dirlo: la promessa di Silvio Berlusconi di rimborsare l’Imu,
agli italiani, è costata cara. Sì, perché la lettera arrivata a milioni
di persone in campagna elettorale non l’ha pagata il Pdl. O meglio, non
solo. Una bella fetta delle spese di spedizione, ben 2.160.000 euro, sono state a carico dei cittadini. A loro insaputa. La legge parla chiaro: il francobollo per i messaggi elettorali, per gli aspiranti parlamentari, costa meno. E molto.
Le
comunicazioni, i candidati, le fanno spesso usando questo mezzo, forti
della legge 515 del 10 dicembre 1993 che consente loro una riduzione dei costi davvero notevole. Nel caso dell’Imu e della promessa di rimborso si parla di milioni di lettere e francobolli che
al Cavaliere sono costati appena 4 centesimi l’una. La condizione, è
bene precisarlo, è garantita a tutti i partiti e non solo al leader del
Pdl. Ma il punto è un altro. Perché tirando le somme, quelle missive,
alle Poste, sono costate 28 centesimi ognuna. Chi ha pagato i 24
centesimi di differenza? Lo Stato. Facendo due conti, per promettere i 4
miliardi dell’Imu sulla prima casa a 9 milioni di persone (tante sono
le lettere spedite) gli italiani hanno contribuito con 2.160.000 euro e spiccioli.
E’ un diritto sancito per legge, la comunicazione in periodo di campagna elettorale,
e a disciplinarlo è la legge del ’93 che apre un capitolo specifico nei
casi di elezione alla Camera dei Deputati, al Senato della Repubblica e
ai vari consigli - comunali, provinciali e regionali. Nonché per le corse alle poltrone di sindaco, presidente di Provincia e di Regione.
A dettare le regole, nello specifico, è l’articolo 17, che prevede
agevolazioni per “ciascun candidato in un collegio uninominale e
ciascuna lista di candidati in una circoscrizione per le elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica” che ha “diritto ad usufruire di una tariffa postale agevolata di lire 70, per plico di peso non superiore a grammi 70, per l'invio di materiale elettorale per un numero massimo di copie pari al totale degli elettori
iscritti nel collegio per i singoli candidati, e pari al totale degli
elettori iscritti nella circoscrizione per le liste di candidati.
Tale
tariffa può essere utilizzata unicamente nei 30 giorni precedenti la
data di svolgimento delle elezioni e dà diritto ad ottenere
dall'amministrazione postale l'inoltro dei plichi ai destinatari con procedure e tempi uguali a quelli in vigore per la distribuzione dei periodici settimanali”.
Si parla di 70 lire, diventate, in euro, 0,04 centesimi a lettera.
Sconto che conviene non poco se l’invio è a tappeto, come nel caso delle
lettere sull’Imu. L’aumento dei costi dei servizi postali, poi, non ha spostato di una virgola la vantaggiosa agevolazione e gli sconti non sono stati adeguati alle tariffe in vigore.
Così, la tanto discussa lettera-spot, che ha creato confusione soprattutto tra gli anziani, arrivati in massa a chiedere il rimborso sperando in qualche entrata a integrare le loro magre pensioni, non ha soltanto gravato sul bilancio dello Stato. E’ piombata anche al centro di polemiche politiche e giudiziarie,
finendo nel mirino della magistratura. Secondo quanto riporta “Il resto
del Carlino”, infatti, dopo l'esposto di una cittadina ne è seguito un
secondo, e un terzo, che hanno spinto la Procura di Reggio Emilia ad
aprire un fascicolo iscrivendo come indagato Silvio Berlusconi.
Nel registro generale delle notizie di reato si ipotizza la violazione
dell'articolo 96 del testo unico delle leggi elettorali. In altre
parole, il voto di scambio.
Ladrone e porcaccione!
RispondiEliminaIn galera!