ELETTORI INDECISI
E LACUNE POLITICHE
Gli elettori indecisi e incerti pare che siano circa uno su tre.
Sono tra di essi e l’avrei dichiarato se fossi stato interpellato. Incerto sia per motivi collegati con l’età, per
cui anche la meteorologia può rendermi incline a rinunciare al voto, sia per ragioni attinenti a temi di fondo:
credo che il mondo prossimo,quello dopo la crisi, sarà diverso negli aspetti sociali ed economici e vieppiù integrato.
Mi pare, invece, che le parti coinvolte nella competizione politica facciano riferimento a modelli nazionali,
già sperimentati. Sono dell’opinione che, se si vuole ricostruire,necessita fare molto di nuovo. Ciò premesso, la mia indecisione potrebbe tradursi in una scelta solo se avvertissi, insieme,la consapevolezza degli scenari internazionali prossimi e la necessità dell’integrazione tra Stati, sempre più incisiva, sul piano economico,
sociale e politico. Non mi pare, da quanto leggo sui quotidiani ed ascolto alla televisione e alla radio,
di percepire programmi corrispondenti a quanto auspico. Eppure, chi vuole governare dovrebbe dire agli elettori come pensa di tenere «la testa nel mondo» nei prossimi lustri. Pare invece che il problema più rilevante sia come modificare l’Imu sulla prima casa! Resta così avvantaggiato il M5S (Movimento 5 Stelle), che ha come programma di «mandarli a casa tutti». Una forte protesta senza proposta, dichiara il premier Mario Monti, ma se la protesta fosse di un elettore su quattro, non si potrebbe non considerarla come
messaggio.
Il pericolo è che, invece di andare a riposo, la vecchia classe politica vada in parlamento senza i numeri sufficienti per governare. E ne sortisca alla fine un pasticcio, favorevole alle proposte demagogiche
e a provvedimenti non meditati.
Tra i candidati mi pare di dovere considerare il premier come chi dovrebbe avere più di tutti la sensibilità alle condizioni di contesto internazionale,ma non sembra che i sondaggi lo premino.
Per nostra ventura, il mondo può uscire dalla crisi solo se saprà cooperare a uno sviluppo ordinato dell’economia globale, disciplinando i mercati in modo da contenere il disordine finanziario che invece ha dominato negli ultimi anni, a partire dall’inizio del nuovo secolo. Quale che sia il governo in Italia, la scelta sarà spesso obbligata:o marciare con l’Europa o restare un fuscello nella tempesta. E credo che solo la prima alternativa sarà quella possibile.
Il prezzo da pagare è innanzi tutto di non vanificare i sacrifici del 2012 e di completare le riforme. Nel contempo agendo affinché l’Unione Europea divenga sempre più un’entità politica.
Di europeisti convinti la classe politica, in discussione da parte di molti, non ne annovera parecchi.
L’offerta politica rimane vecchia. Mentre i cittadini attendono il nuovo, con più etica di buon governo e con disponibilità di perdere quote di sovranità pur di partecipare, integrati nell’Europa,al prossimo futuro. Di qui l’incertezza e l’indecisione se votare o no.
Il professor Monti avrebbe potuto formulare un’agenda più coerente con l’economia globale,ma forse ha temuto di essere troppo fuori dal coro della campagna elettorale: in tal modo anziché offrire la proposta di cessioni graduali di sovranità si impegna a spiegare come si potrà ridurre la pressione fiscale interna e non su come si possa efficacemente aggredire il debito pubblico circolante.
Giacché bisogna aumentare l’occupazione, occorre che si concretizzi la ripresa economica, ma non si può pensare che, se i due obiettivi si prospetteranno possibili, il risparmio non sia remunerato o quasi come al presente. I saggi di interesse e di rendimento dovranno anch’essi aumentare.
Ecco i motivi per cui resto nel gruppo degli indecisi.
Eppure il resto del mondo, rispetto ad Europa e Stati Uniti, conta nove decimi della popolazione del pianeta. Possibile che nessuno mi abbia spiegato come, se vuole governare, pensa di incontrare la domanda e l’offerta di masse che sono nove volte più numerose? L’integrazione economica del mondo ci impone di costruire nuovi sistemi socio economico-politici. L’offerta politica ne terrà conto? O si deve votare sperando
che chi la pensi così (almeno credo: in cuor suo) possa fare valere la propria opinione?
di TANCREDI BIANCHI
E LACUNE POLITICHE
Gli elettori indecisi e incerti pare che siano circa uno su tre.
Sono tra di essi e l’avrei dichiarato se fossi stato interpellato. Incerto sia per motivi collegati con l’età, per
cui anche la meteorologia può rendermi incline a rinunciare al voto, sia per ragioni attinenti a temi di fondo:
credo che il mondo prossimo,quello dopo la crisi, sarà diverso negli aspetti sociali ed economici e vieppiù integrato.
Mi pare, invece, che le parti coinvolte nella competizione politica facciano riferimento a modelli nazionali,
già sperimentati. Sono dell’opinione che, se si vuole ricostruire,necessita fare molto di nuovo. Ciò premesso, la mia indecisione potrebbe tradursi in una scelta solo se avvertissi, insieme,la consapevolezza degli scenari internazionali prossimi e la necessità dell’integrazione tra Stati, sempre più incisiva, sul piano economico,
sociale e politico. Non mi pare, da quanto leggo sui quotidiani ed ascolto alla televisione e alla radio,
di percepire programmi corrispondenti a quanto auspico. Eppure, chi vuole governare dovrebbe dire agli elettori come pensa di tenere «la testa nel mondo» nei prossimi lustri. Pare invece che il problema più rilevante sia come modificare l’Imu sulla prima casa! Resta così avvantaggiato il M5S (Movimento 5 Stelle), che ha come programma di «mandarli a casa tutti». Una forte protesta senza proposta, dichiara il premier Mario Monti, ma se la protesta fosse di un elettore su quattro, non si potrebbe non considerarla come
messaggio.
Il pericolo è che, invece di andare a riposo, la vecchia classe politica vada in parlamento senza i numeri sufficienti per governare. E ne sortisca alla fine un pasticcio, favorevole alle proposte demagogiche
e a provvedimenti non meditati.
Tra i candidati mi pare di dovere considerare il premier come chi dovrebbe avere più di tutti la sensibilità alle condizioni di contesto internazionale,ma non sembra che i sondaggi lo premino.
Per nostra ventura, il mondo può uscire dalla crisi solo se saprà cooperare a uno sviluppo ordinato dell’economia globale, disciplinando i mercati in modo da contenere il disordine finanziario che invece ha dominato negli ultimi anni, a partire dall’inizio del nuovo secolo. Quale che sia il governo in Italia, la scelta sarà spesso obbligata:o marciare con l’Europa o restare un fuscello nella tempesta. E credo che solo la prima alternativa sarà quella possibile.
Il prezzo da pagare è innanzi tutto di non vanificare i sacrifici del 2012 e di completare le riforme. Nel contempo agendo affinché l’Unione Europea divenga sempre più un’entità politica.
Di europeisti convinti la classe politica, in discussione da parte di molti, non ne annovera parecchi.
L’offerta politica rimane vecchia. Mentre i cittadini attendono il nuovo, con più etica di buon governo e con disponibilità di perdere quote di sovranità pur di partecipare, integrati nell’Europa,al prossimo futuro. Di qui l’incertezza e l’indecisione se votare o no.
Il professor Monti avrebbe potuto formulare un’agenda più coerente con l’economia globale,ma forse ha temuto di essere troppo fuori dal coro della campagna elettorale: in tal modo anziché offrire la proposta di cessioni graduali di sovranità si impegna a spiegare come si potrà ridurre la pressione fiscale interna e non su come si possa efficacemente aggredire il debito pubblico circolante.
Giacché bisogna aumentare l’occupazione, occorre che si concretizzi la ripresa economica, ma non si può pensare che, se i due obiettivi si prospetteranno possibili, il risparmio non sia remunerato o quasi come al presente. I saggi di interesse e di rendimento dovranno anch’essi aumentare.
Ecco i motivi per cui resto nel gruppo degli indecisi.
Eppure il resto del mondo, rispetto ad Europa e Stati Uniti, conta nove decimi della popolazione del pianeta. Possibile che nessuno mi abbia spiegato come, se vuole governare, pensa di incontrare la domanda e l’offerta di masse che sono nove volte più numerose? L’integrazione economica del mondo ci impone di costruire nuovi sistemi socio economico-politici. L’offerta politica ne terrà conto? O si deve votare sperando
che chi la pensi così (almeno credo: in cuor suo) possa fare valere la propria opinione?
di TANCREDI BIANCHI
Quando arrivano le votazioni, per paura o per convenienza, ci tocca sentire la storiella che se cambiamo, rischiamo o di uscire dall'Europa, o di diventare come il terzo mondo. Chi ci avverte e' evidentemente interessato a che tutto continui normalmente (per loro).Gli Italiani sono esasperati da tutti questi cialtroni che riempiono le loro tasche, quelle delle banche, quelle degli amici e lasciano noi nella palta. Ora, anche se l'incognita del dopo puo' fare paura, bisogna avere il coraggio di dire basta a questo modo di governare, basta agli inciuci, basta ai concorsi pubblici truccati, alle bustarelle, ai tripli incarichi dei politici, ma soprattutto basta calpestare la volonta' sovrana dei cittadini rimasti, senza soldi, senza futuro, ma con tanta voglia di dignita' e di onesta'.
RispondiEliminache bella riflessione
Eliminanon si fa peccato a non votare chi ti fa e fatto dell male cosa vogliono questi la crocetta ..
ma la riforma fornero è stata votata dall PD,PDL,MONTI
chiedo a questi ma vi rendete conto quanto male è stato fatto si male perchè morire lavorando per mantenere la ricchezza dei sciur NON è GIUSTO e la pagherete
se il nuovo è il pagliaccio ..cè poco da rallegrarsi anzi che tristezza
sono furbi sanno che tra un anno si ritorna alle urne altri soldi sprecati e blabla bla inutili
andate a lavorare ladri e mantenuti!!!
libero