Il giallo: sopravviverà?
I parametri ci darebbero a rischio accorpamento
Ma gli abitanti sono più che in alcune Regioni.
da L'ECO DI BERGAMO,8luglio 2012
Fausta Morandi
Resta o non resta? In attesa dei parametri che il governo dovrà ufficializzare a breve, il destino della nostra Provincia (e di tante altre) è avvolto da molti punti di domanda. Non solo sulla sopravvivenza dell'ente, ma pure sulle funzioni e sugli organi istituzionali, che escono fortemente modificati – anche con conferme relativamente al «Salva Italia» di dicembre – dal decreto sulla spending review.
Partiamo dal capitolo «sopravvivenza». I parametri, questo è sicuro, saranno due: popolazione ed estensione territoriale. Le cifre le definirà il Consiglio dei ministri entro dieci giorni, ma le ipotesi circolate già nelle scorse settimane parlavano di minimi di 350 mila abitanti, e tremila chilometri quadrati.
L'attesa sui parametri
Se fossero da rispettare alla lettera entrambi (con la scomparsa di 60 Province a statuto ordinario), Bergamo non ci arriverebbe, in quanto, se i residenti superano ampiamente il milione, il territorio si ferma a 2.722 chilometri quadrati, sotto la soglia, benché non di molto.
E infatti ieri eravamo dati tra le realtà a rischio mannaia. In larga compagnia, in realtà: in Lombardia, con questi due criteri, si salverebbe solo Brescia (e Milano, capoluogo destinato a diventare città metropolitana). Un po' pochino. Per questo in primis «bisognerà vedere se viene richiesto un solo criterio, come era sembrato, o entrambi», osserva da Via Tasso il vicepresidente Giuliano Capetti.
Poi il gioco sarà nel capire (una volta fissati i parametri definitivi) quali politiche di accorpamento verranno messe in atto a livello di Consiglio delle autonomie, cui spetterà stilare il piano. Di certo, c'è che la Bergamasca ha più di un milione di abitanti (terza, su questo piano, in Lombardia): poche Province in Italia vantano questi numeri e, osserva Capetti, «ci sono Regioni che ne hanno meno, e detengono potere legislativo. Penso e spero che la Provincia di Bergamo resti tale». Abbastanza tranquillo sul fronte sopravvivenza è pure Franco Cornolti, che siede nel direttivo nazionale dell'Upi (l'Unione delle Province italiane) e in Consiglio provinciale come capogruppo del Pd: «Vedremo la zonizzazione, ma credo che Bergamo si manterrà». Magari con qualche modifica di confine, guardando ad esempio, nel caso della scomparsa di Lecco, a un ritorno degli «ex» della Valle San Martino.
Ma questo non è il solo tema sul piatto. Il decreto conferma «che gli organi di governo della Provincia sono esclusivamente il Consiglio provinciale e il presidente della Provincia», come previsto dal «Salva Italia». Per il quale l'ente diventava «di secondo livello», con un Consiglio eletto da sindaci e consiglieri comunali. «Preoccupa una Provincia così – dice Cornolti –. Il rischio è di perdita di autorevolezza e di rappresentanza democratica». Tema sollevato nei giorni scorsi anche dal presidente della Provincia, Ettore Pirovano, e su cui sono piovuti vari ricorsi alla Corte costituzionale, che non si è ancora pronunciata.
Mandato interrotto?
C'è poi il discorso relativo alle (tante) funzioni esercitate dall'ente: rispetto alla legge di dicembre, che parlava solo di indirizzo e coordinamento, sembrerebbero rimanere alcune competenze in più. Si parla infatti di pianificazione territoriale, ambiente, trasporti e costruzione, classificazione e gestione delle strade provinciali. Ma il resto andrebbe delegato ai Comuni, un passaggio ancora tutto da definire, senza dimenticare che «alcune deleghe – aggiunge Capetti – le Province le hanno avute dalle Regioni, che immagino avranno facoltà di riprendersele. Mi sembra ci sia un po' di confusione. E ricordiamo che se non ci fosse stata la Provincia, che si è fatta carico della progettazione, le ultime grandi opere sorte in Bergamasca, come l'asse interurbano, non sarebbero partite».
Infine, un dubbio: «Non si capisce come si possa pensare di arrivare a eliminare le Province in pochi mesi – rileva Capetti –. Il mandato elettorale ha valenza costituzionale: si può interromperlo?».
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