da BERGAMONEWS
Separati in casa. Potrebbe essere questa la condizione in cui saranno costretti a vivere bergamaschi e bresciani. Secondo i criteri decisi dal Consiglio dei Ministri, in Lombardia rimarranno solo Milano e Brescia. Per le altre realtà sono possibili accorpamenti.
Province, Bergamo a rischio.
Brescia invece la spunta.
Addio ai campanilismi?
Separati in casa. Potrebbe essere questa la condizione in cui saranno costretti a vivere bergamaschi e bresciani. Secondo i criteri decisi dal Consiglio dei Ministri, in Lombardia rimarranno solo Milano e Brescia. Per le altre realtà sono possibili accorpamenti.
Province, Bergamo a rischio.
Brescia invece la spunta.
Addio ai campanilismi?
Separati in casa. Potrebbe essere questa la condizione in cui saranno costretti a vivere bergamaschi e bresciani. Sì, perché la spending review del governo Monti darà un taglio netto alle Province. Secondo i criteri decisi dal Consiglio dei Ministri, in Lombardia rimarranno solo Milano e Brescia. Per le altre realtà sono possibili accorpamenti, alla faccia dell’eterna rivalità tra Province confinanti. Secondo la tabella su cui stanno lavorando al ministero della Funzione Pubblica, sono a rischio chiusura (o accorpamento) 61 Province, già entro fine settembre, ma sarà solo a scadenza del mandato attuale che il riordino sarà operativo, spiegano. Con la spending review, aveva detto nella conferenza stampa notturna post-consiglio dei ministri, il ministro Filippo Patroni Griffi, «si delinea il processo che porterà alla soppressione e all'accorpamento delle Province esistenti entro fine anno e che si fonderà sulla dimensione territoriale e sulla popolazione.
Questo processo potrà portare presuntivamente ad un numero che si aggira intorno alle 50 Province», sulle attuali 107. Ora per la sforbiciata si pensa a due criteri, che verranno messi nero su bianco dal governo entro 10 giorni, come specificato nel decreto: una popolazione inferiore ai 350 mila abitanti e l'estensione sotto 3 mila chilometri quadrati (Bergamo ne ha 2 milioni e 700 mila). E in base a questi, le Province sotto osservazione sono 61 nelle Regioni a statuto ordinario, mentre solo 25 (compresi i capoluoghi che vengono fatti salvi) soddisfano i requisiti. Due o tre province a rischio potrebbero coalizzarsi tra loro per evitare di sparire, poi a decidere saranno i consigli delle Autonomie (organi regionali). Così per esempio, abbandonando i campanilismi, potrebbero mettersi assieme i pisani e i livornesi, gli emiliani di Ferrara e i romagnoli di Ravenna.
Seguendo gli stessi requisiti in Sicilia su 9 Province ne rimarrebbero 4 (oltre a Palermo, Agrigento, Catania e Messina), e in Sardegna si salverebbe solo Cagliari. In quanto Regioni a Statuto speciale dovranno adeguarsi, inserendo quanto stabilito nei propri statuti, ma con più tempo davanti: «6 mesi dall'entrata in vigore del decreto». L'articolo 18 del decreto stabilisce anche che le città metropolitane vedranno la luce entro il primo gennaio del 2014. Saranno 10: Torino, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Roma e Genova e avranno un «sindaco metropolitano», che potrà essere il sindaco del comune capoluogo o eletto dai cittadini; e un consiglio eletto tra i sindaci del territorio .
Questo processo potrà portare presuntivamente ad un numero che si aggira intorno alle 50 Province», sulle attuali 107. Ora per la sforbiciata si pensa a due criteri, che verranno messi nero su bianco dal governo entro 10 giorni, come specificato nel decreto: una popolazione inferiore ai 350 mila abitanti e l'estensione sotto 3 mila chilometri quadrati (Bergamo ne ha 2 milioni e 700 mila). E in base a questi, le Province sotto osservazione sono 61 nelle Regioni a statuto ordinario, mentre solo 25 (compresi i capoluoghi che vengono fatti salvi) soddisfano i requisiti. Due o tre province a rischio potrebbero coalizzarsi tra loro per evitare di sparire, poi a decidere saranno i consigli delle Autonomie (organi regionali). Così per esempio, abbandonando i campanilismi, potrebbero mettersi assieme i pisani e i livornesi, gli emiliani di Ferrara e i romagnoli di Ravenna.
Seguendo gli stessi requisiti in Sicilia su 9 Province ne rimarrebbero 4 (oltre a Palermo, Agrigento, Catania e Messina), e in Sardegna si salverebbe solo Cagliari. In quanto Regioni a Statuto speciale dovranno adeguarsi, inserendo quanto stabilito nei propri statuti, ma con più tempo davanti: «6 mesi dall'entrata in vigore del decreto». L'articolo 18 del decreto stabilisce anche che le città metropolitane vedranno la luce entro il primo gennaio del 2014. Saranno 10: Torino, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Roma e Genova e avranno un «sindaco metropolitano», che potrà essere il sindaco del comune capoluogo o eletto dai cittadini; e un consiglio eletto tra i sindaci del territorio .
Quindi anche il nostro ...Carissimo consigliere provinciale rimarrà senza cadreghino!?!?
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