Nuovo ospedale: «Noi apriamo»
Ma è tensione con i collaudatori
Ma è tensione con i collaudatori
«Dec nei guai? Il trasloco non slitta»
Il direttore generale dei Riuniti ribadisce la tabella di marcia: a ottobre si entra nel nuovo ospedale
«Sul concordato decide il tribunale, noi dobbiamo aprire». Trincea ferma, si profilano lavori in danno
da L'ECO DI BERGAMO, Martedì 10 Luglio 2012
Carmen Tancredi
La Dec spa di Bari, l'impresa capofila dell'associazione temporanea (Ati) che si è assicurata la costruzione del nuovo ospedale di Bergamo è sull'orlo del crac: è imminente, questione di giorni, la presentazione in tribunale a Bari di una richiesta di concordato liquidatorio (l'impresa avrebbe 300 milioni di debiti, in vari appalti in tutta Italia, compreso quello alla Trucca).
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Ma l'Azienda Ospedali Riuniti va dritta per la sua strada: «Non si può non riconoscere che il clima è di estrema incertezza, ma la data del nostro trasloco, fissata in un cronoprogramma da tempo elaborato non cambia: il 22 ottobre si sposteranno da Largo Barozzi gli amministrativi, il 29 il trasferimento dei degenti, che durerà una settimana. E questa estate sarà per noi un'estate di intenso lavoro». Parola di direttore generale dell'Azienda, Carlo Nicora, rientrato dalle ferie e determinato a chiudere l'impresa «nuovo ospedale» entro questo autunno.
«Certo, è innegabile che la questione finanziaria della Dec sia un elemento di preoccupazione non indifferente, ma a conti fatti non possiamo determinarci a cambiare i nostri programmi: allo stato attuale cosa succederà alla Dec non si può prevedere. E non si possono neppure prevedere scadenze, a riguardo – evidenzia Nicora –. Sarà il tribunale a decidere, e se verrà accettata la richiesta di concordato liquidatorio, sarà il commissario nominato dal giudice a fissare le procedure. Non si può neppure escludere che alla fine la situazione scivoli verso il fallimento. Ma i tempi sono a noi ignoti. E non possiamo indugiare in alcun modo nel completare l'iter che ci guiderà fino al trasloco». Un iter, ricorda Nicora, che ha già portato a marzo i Riuniti, dopo intimazioni formali, a subentrare alla Dec per il completamento di lavori non ancora effettuati e già segnalati dai collaudatori come correzioni di vizi e difetti necessari al conseguimento del collaudo, che ancora non c'è. Un documento obbligatorio, il certificato del collaudo, per l'apertura del «Papa Giovanni XXIII» e le procedure per arrivare al rilascio si stanno rivelando piuttosto impegnative.
Senza contare le tensioni che si respirano in questi giorni per la questione Dec, e che stanno agitando diverse imprese, bergamasche e no, che hanno lavorato in subappalto per il colosso barese e che non sono state pagate: avrebbero in totale crediti per 10 milioni di euro e minacciano di non rilasciare i certificati di lavori ultimati a regola d'arte necessari per il collaudo, e anche di presidiare il nuovo ospedale, impedendone l'apertura, fino a quando non saranno saldati i conti in sospeso. L'Azienda Riuniti, dal canto suo, ha già spiegato che, pur comprendendo le ragioni delle aziende, non può, per legge né per contratti sottoscritti, sostituirsi alla Dec nel versamento del dovuto alle aziende. E, oltretutto, l'Azienda Riuniti sembra più che tranquilla riguardo ai certificati di lavori a regola d'arte eseguiti dalle aziende ancora creditrici della Dec. Tra queste, c'è anche una impresa specializzata in lavori stradali che stava lavorando alla trincea antiacqua, contro le infiltrazioni, appalto affidato dai Riuniti con procedura diretta alla Dec per un milione e 200 mila euro (e che ora è fermo, proprio per le vicende finanziarie della società dei fratelli De Gennaro). La procedura non aveva mancato di innescare polemiche e sulla quale, oltre che su tutti gli appalti della Trucca, sta indagando la Procura di Bergamo).
Lavori in danno
Intanto, davanti allo «stallo» per il fossato che dovrebbe tenere bassa la falda acquifera che preme sul nuovo ospedale, l'Azienda Riuniti sa già come muoversi: se la situazione non rientrerà (mancano pochi metri all'ultimazione dell'opera, che doveva essere chiusa entro marzo), dopo le intimazioni del caso, Largo Barozzi subentrerà all'associazione di impresa (capofila sempre Dec) titolare dell'appalto ed effettuerà i lavori mancanti sempre in danno alla Dec. «Così come già in danno si stanno effettuando i lavori per la correzione dei vizi e difetti individuati dai collaudatori – conclude il direttore generale Carlo Nicora –. Penso alla sostituzione dei rivestimenti dei pavimenti in Pvc, alle vetrate dell'hospital street, alle opere antirumore. È chiaro che tutti questi interventi in danno alla Dec rientreranno poi nel computo delle detrazioni e quindi nel dare/avere tra Azienda ospedaliera e impresa capofila dell'appalto. Rientra, questo computo, nelle operazioni a cui stanno già lavorando i collaudatori, per quanto riguarda la cosiddetta valorizzazione dell'opera, anche in seguito alla delibera che l'Azienda ha rilasciato a fine maggio con l'accettazione dell'opera con le "discrasie" evidenziate dalla commissione di collaudo. Ma l'iter per il certificato finale continua a ritmo serrato: per noi l'obiettivo è e resta ottobre. Su responsabilità ed eventuali danni ci sarà tempo, dopo, per tutti gli accertamenti del caso. Ed è certo che l'Azienda sarà determinata a fare chiarezza, così come è decisa al trasloco».
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