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LA STAMPA,2/6/2012 |
Il santo furbacchione è un classico tipo italiano. In politica annuncia nobili dimissioni allo scopo di farsele respingere. In amore minaccia romantiche rotture per vedersi riconfermare il proprio fascino. E sul lavoro, indossato uno sguardo umile e offeso, si dichiarerà disposto a fare ciò che non vuole nella certezza che lo scongiureranno di non farlo, così da continuare a fare quello che vuole. Con quella faccia un po’ così, a strapiombo sulle lacrime, temo che il commissario tecnico Prandelli appartenga alla categoria.
Meglio un santo furbacchione che un furbo mascalzone (abbiamo anche quelli), però non me la sento di esaltare la sua ultima frignata: se proprio serve, rinunciamo agli Europei. Ma chi glielo ha chiesto? Nessuno. Anzi: tutti, persino la ministra dell’Interno, si sono affrettati a benedire la partecipazione all’evento. Che era poi ciò che Prandelli voleva. Ma avrebbe potuto ottenerlo senza rifugiarsi nel patetico. Il c.t. si è inserito in una scia di successo. Pare stia diventando di moda auspicare una fuga romantica dal calcio brutto sporco e cattivo, anziché andare addosso alla realtà e triplicare le pene per gli scommettitori, oggi talmente blande da convincere la malavita a investire nel pallone truccato invece che in altri vizi sanzionati più duramente dalla legge.
Ma è possibile che per motivare una Nazionale circondata dagli scandali si debba sempre pigiare il tasto del vittimismo? Ciascuno ha diritto al suo quarto d’ora di emotività. Ma da chi siede sulla panchina di Pozzo e Bearzot resta lecito aspettarsi forme di vita più evolute.
Meglio un santo furbacchione che un furbo mascalzone (abbiamo anche quelli), però non me la sento di esaltare la sua ultima frignata: se proprio serve, rinunciamo agli Europei. Ma chi glielo ha chiesto? Nessuno. Anzi: tutti, persino la ministra dell’Interno, si sono affrettati a benedire la partecipazione all’evento. Che era poi ciò che Prandelli voleva. Ma avrebbe potuto ottenerlo senza rifugiarsi nel patetico. Il c.t. si è inserito in una scia di successo. Pare stia diventando di moda auspicare una fuga romantica dal calcio brutto sporco e cattivo, anziché andare addosso alla realtà e triplicare le pene per gli scommettitori, oggi talmente blande da convincere la malavita a investire nel pallone truccato invece che in altri vizi sanzionati più duramente dalla legge.
Ma è possibile che per motivare una Nazionale circondata dagli scandali si debba sempre pigiare il tasto del vittimismo? Ciascuno ha diritto al suo quarto d’ora di emotività. Ma da chi siede sulla panchina di Pozzo e Bearzot resta lecito aspettarsi forme di vita più evolute.
E' proprio il caso di dire che questo e' un mondo di "Palloni Gonfiati", dove all'interno c'e' tanta aria fritta. Hanno ben poco, salvo poche eccezioni, tra cui il nostro compaesano Agazzi, da insegnare ai giovani e non, che per loro stravedono e li hanno trasformati in idoli.E' un'altra occasione che dimostra come questi non siano che dei moderni Colossi di Rodi.
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