«Tutelare la famiglia
perché unica forza
di cambiamento»
L'omelia del Pontefice a Bresso davanti a un milione di persone.
Ancora un pensiero ai separati: il Papa e la Chiesa vi sostengono
da L'ECO DI BERGAMO,Lunedì 04 Giugno 2012
Chiara Santomiero
bresso
«La vostra vocazione non è facile da vivere, specialmente oggi, ma quella dell'amore è una realtà meravigliosa, è l'unica forza che può veramente trasformare il cosmo, il mondo». È il messaggio e l'incoraggiamento che Benedetto XVI ha lasciato alle famiglie del parco di Bresso al termine del loro VII Incontro mondiale dedicato alla famiglia, il lavoro e la festa. Un milione di persone, forse molte di più, hanno accolto con grande entusiasmo il Papa per la celebrazione eucaristica di ieri mattina, domenica della Santissima Trinità. Non solo la Chiesa, ha spiegato Ratzinger, «è chiamata a essere immagine del Dio Unico in Tre Persone», ma anche la famiglia «fondata sul matrimonio tra l'uomo e la donna».
Altissima la dimensione della vocazione sponsale: Dio ha voluto l'uomo e la donna, «con pari dignità, ma anche con proprie e complementari caratteristiche», perché i due «fossero dono l'uno per l'altro» e «si valorizzassero reciprocamente» per realizzare «una comunità di amore e di vita». È proprio l'amore «ciò che fa della persona umana l'autentica immagine di Dio». Anche l'arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, salutando il Papa, ha sottolineato come le riflessioni legate all'Incontro possono essere occasione «di riscoprire l'unità della persona con se stessa e nel rapporto con Dio».
Appare sereno il Papa, perfino riposato, nonostante il ritmo incalzante di questo appuntamento, che è stato anche occasione di visita pastorale alla città. Sul grande palco che domina l'area di Bresso – cento metri di lunghezza, 22 di altezza e 30 di profondità –, sotto una copertura di pvc trasparente che riproduce le vetrate del Duomo, quella del successore di Pietro è una figura minuta, ma la voce è ferma e il compito è chiaro: rinsaldare nella fede, dare speranza, soprattutto in questo tempo difficile. «Cari sposi – ricorda alle tante coppie sedute sul prato con in braccio i piccoli di casa –, nel vivere il matrimonio voi non vi donate qualche cosa o qualche attività, ma la vita intera». Un dono che si moltiplica per tre effetti: uno per gli sposi stessi, che «sperimentano la gioia del ricevere e del dare»; uno per i figli, «nella cura premurosa per essi e nell'educazione attenta e sapiente»; infine per la società, «perché il vissuto familiare è la prima e insostituibile scuola delle virtù sociali, come il rispetto delle persone, la gratuità, la fiducia, la responsabilità, la solidarietà, la cooperazione».
Insiste Ratzinger sul ruolo sociale della famiglia: quando Dio ha affidato all'uomo e alla donna la creazione è perché voleva che collaborassero con lui «per trasformare il mondo, attraverso il lavoro, la scienza e la tecnica». «L'uomo e la donna – ribadisce – sono immagine di Dio anche in questa opera preziosa, che devono compiere con lo stesso amore del Creatore». Con una particolare attenzione nei nostri tempi: nelle moderne teorie economiche prevale spesso «una concezione utilitaristica del lavoro, della produzione e del mercato».
Invece «il progetto di Dio e la stessa esperienza mostrano che non è la logica unilaterale dell'utile proprio e del massimo profitto quella che può concorrere a uno sviluppo armonico, al bene della famiglia e a edificare una società giusta», perché i suoi frutti sono «concorrenza esasperata, forti disuguaglianze, degrado dell'ambiente, corsa ai consumi, disagio nelle famiglie». Un rischio ancora maggiore è che la mentalità utilitaristica tende a estendersi «alle relazioni interpersonali e familiari, riducendole a convergenze precarie di interessi individuali e minando la solidità del tessuto sociale».
Per questo è necessario anche trovare un equilibrio armonico fra tempi del lavoro ed esigenze della famiglia, tra lavoro e festa: «È importante per costruire società dal volto umano», nelle quali privilegiare «la logica dell'essere rispetto a quella dell'avere»: la prima, infatti, costruisce, mentre la seconda «finisce per distruggere». Il Papa sa che non è facile quanto sta chiedendo, che non è facile essere famiglia. Il pensiero va ai fedeli che, «pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione».
«Sappiate – afferma Ratzinger, che aveva espresso la sua vicinanza ai divorziati risposati anche in occasione della Festa delle testimonianze di sabato invitandoli a non sentirsi esclusi dalle proprie comunità – che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica». Ma quella di Bresso è soprattutto un appuntamento di festa e di speranza, «un evento di grazia» lo definisce il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio della Famiglia, ringraziando il Papa per la sua presenza.
Un ringraziamento condiviso da tutti i presenti, che si alzano ad abbracciare Benedetto XVI con un lungo applauso, nel quale si mescola l'affettuosa vicinanza per quanto il Papa sta vivendo in queste settimane di scandali vaticani e fughe di documenti. E il Pontefice lo sente: «Non ho parole per ringraziare», afferma mentre si alza a sua volta tra lo sventolio delle bandiere dei 152 Paesi presenti all'incontro. L'ultima raccomandazione, al termine dell'Angelus, è la solidarietà con le famiglie che «vivono maggiori difficoltà»: «Penso alla crisi economica e sociale – dice il Papa –, penso al recente terremoto in Emilia». E poi un invito: il prossimo appuntamento per l'VIII Incontro mondiale delle famiglie sarà a Filadelfia, negli Stati Uniti, nel 2015.
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