LA STAMPA,21/6/2012
Continuo
a sentire persone insospettabili che domani sera faranno il tifo per la
Grecia contro la Germania. Il calcio c'entra poco. Anche la solidarietà
per i cugini mediterranei. In Italia - e non solo dalle parti del
Cavalier Grillo, ultima metamorfosi di Berlusconi - sta montando un
pregiudizio antitedesco: alla Germania egoista viene attribuita la crisi
mortale in cui si sta avvitando l'Europa. I più arrabbiati sono gli
anziani, o diversamente giovani, ai quali le recenti vicende evocano
antichi fantasmi. Se parlate con qualcuno di loro, vi dirà che gli eredi
di chi trascinò l'Europa in un conflitto che la indebolì per sempre
dovrebbero sentire una responsabilità speciale, affatto esaurita. Nel
dopoguerra gli americani finanziarono la rinascita di Paesi lontani, in
cui oltretutto erano morti i loro figli. Come possono i tedeschi non
avvertire il dovere morale di promuovere un piano Marshall per salvare
l'Europa? Pensano davvero di riuscire a rimanere un'isola di benessere
nel cuore di un continente in miseria?
Così ragionano i sopravvissuti della seconda guerra mondiale, arrivando a suggerire atti estremi come il boicottaggio dei prodotti tedeschi. Ma anche chi è arrivato in seguito prova un certo disagio nel confrontarsi con gli stereotipi del bavarese medio, che raffigura noi popoli mediterranei come una massa di scansafatiche abbronzati e pieni di debiti, perciò meritevoli di un ridimensionamento che ci costringa a illividire nella tristezza. In realtà il bavarese medio la pensava così già ai tempi di Kohl. Ma Kohl se ne infischiava, perché a differenza di Merkel era uno statista. |
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