L'OPINIONE
Di Massimo Gramellini.
LA STAMPA
23/5/2012
Grillo,Grillismo,grillini.
. Noto in me, e immagino in molti miei colleghi, la difficoltà ad abbandonare le logiche della politica personalistica che ha furoreggiato negli ultimi decenni, quando tutto sembrava ridursi allo scontro fra alcune personalità salvifiche: Berlusconi, Bossi, Di Pietro, il segretario di turno del centrosinistra. Il leader riempiva con il suo ego le pagine dei giornali e le poltroncine dei talk show. Gli altri membri del partito scadevano al rango di cortigiani, caratterizzandosi solo per la capacità di imitare in peggio i difetti del capo. Costui era anche il detentore della cassa e il compilatore delle liste, quindi il padrone delle loro carriere. Gli elettori gli si affidavano passivamente e il nome del leader sulla scheda rappresentava plasticamente la resa della Democrazia alla Signoria: la scelta non era più sulle idee ma sulle facce, forse perché alle idee era più difficile mettere il fondotinta.
L’epoca delle rockstar politiche, per fortuna, è finita. Lo si era già visto nelle rivolte delle piazze arabe e degli indignados, quando con grande dispetto di noi cronisti non saltò mai fuori il nome di un capopopolo a cui appendere il titolo del giornale. Cinque Stelle non è il partito di Grillo, ma un movimento in franchising, senza rapporti di dipendenza gerarchica (ed economica) fra il guru e la base. Il neosindaco di Parma ha potuto smarcarsi da Grillo fin dalla prima intervista. Lo avessero fatto un leghista o un berlusconiano, sarebbero stati scomunicati. Adesso tutti dovranno imitare quel modello: l’Italia chiede facce nuove, ma stavolta le preferirebbe anonime.
Mi sembra che abbiano vinto non per un programma presentato ma per una reazione generale contro la classe politica attuale.Io starei attento a questi salvatori della patria; a me risulta che l'Unico salvatore sia arrivato 2000 anni fa, gli altri chi prima chi dopo ci hanno fregato.F
RispondiEliminaÈ giusto quel che dici, anch’io non credo ai salvatori della patria. Il problema di noi italiani è proprio questo, confidiamo sempre che arrivi qualche deux ex machina, completamente diverso dai precedenti, che dotato di bacchetta magica abbia facili e pronte soluzioni ai problemi. Ma fin qui sarebbe il male minore perchè a questo (questi) ci affidiamo in modo incondizionato, difendendo e tollerando ciecamente ogni errore, ma non solo scusando o negando nefandezze, favoritismi, interessi privati, nepotismi. Lo facciamo fino quando si arriva a situazioni esplosive, esagerate, in situazioni economiche drammatiche. Diventiamo purtroppo come tifosi o ultras di squadre di calcio, perdendo ogni giudizio obiettivo, negando rigori evidenti e rinfacciando agli avversari fatti e misfatti di anni o decenni prima. Invece dovremmo essere cittadini. Pensate a cosa succede nelle altre nazioni: per una minima accusa anche per fatti o comportamenti al limite della irrilevanza (aver copiato una tesi di laurea 20 anni prima) un politico si dimette, senza tra l’altro che parta la campagna complottistica e diffamatoria verso giudici, avverasri, giornali ecc. Non credete che l’esercitazione quotidiana di attenzione e dissenso soprattutto verso chi si è votato non porterebbe da subito almeno a limitare malcostumi, corruzione ecc.? Se quando è stato candidato il trota buona parte degli stessi militanti leghisti avessero sollevato dubbi non perchè fosse il figlio di Bossi, ma per una scelta dei candidati che deve essere meritocratica e uno che non aveva nemmeno l’esperienza di consigliere comunale non doveva essere candidato ed eletto in regione. Lo stesso per la Minetti. Faccio questi esempi perchè mi sembrano i più evidenti ed ecatlanti, le stesse cose le dico nel mio partito (sono un rottamatore ...). Non credete che messaggi di questo tipo non avrebbero costretto anche i “capi” a comportamenti diversi? Alla fine il risultato di Parma costringe i “vecchi” partiti o i “vecchi” dirigenti a prendere atto (finalmente!!!) che la gente è stufa, che crede e vuole un cambiamento, di facce e di comportamenti.
RispondiEliminaE tu, Pierangelo credi veramente che siano sufficienti questi segnali per convincere questi nani politici a cambiare qualcosa?
RispondiEliminaDi rottamatori ce ne vorrebbe un esercito e, forse, non basterebbe ancora.
Qui non si tratta di rottamare una vecchia macchina, bensì di smobilitare tutta la "fabbrica" compreso l'indotto.
per indotto intendo i boiardi di stato burosauri che producono solo per le proprie poltrone, i tanti parassiti con stipendi pubblici, la giustizia pro domo sua che fra i magistrati encomiabili nasconde una pletora di fannulloni inconcludenti ed aspiranti futuri politici, la scuola che, ben lungi da essere maestra di vita, non è più neppure maestra delle materie più elementari, le forze armate che sprecano risorse attrezzandosi per improbabili attacchi alieni abbandonando i cittadini alla mercè della macro e micro criminalità, al sistema penitenziario terzomondista dove i rei anzichè essere oggetto di riabilitazione vanno a scuola di delinquenza, presto escono per fare pratica, poi rientrano per brevi periodi di ripasso e specializzazione fino a quando non succede l'irreparabile, certi imprenditori che credono talmente poco nel loro lavoro da spostare l'attenzione sulla finanza ed arricchendosi spudoratamente a scapito di molti poveracci che vengono irretiti con la complicità delle banche.
Potrei continuare ma credo di aver reso bene l'idea. E' per questo che spesso si attende la venuta del salvatore scordandosi che anche quello con la maiuscola ha dovuto fare i conti con traditori (profeticamente scelti) ed uomini (non scelti) che hanno creato intorno un'organizzazione farcita di mele marce.
Da ultimo diffido -e molto- del guru che monologa col megafono mediatico rifiutando qualsiasi confronto di idee.
Vorrei poter scegliere ma non mi è consentito. Vorrei avere un buon amministratore onesto e coerente ma dovrei sapere che esiste mentre spesso queste persone sono rese invisibili dai soloni.
Ti voterei a prescindere dall'appartenenza partitica ma abito altrove e non posso.
L'unica soluzione è una rivoluzione, prima culturale e, se non basta,....
Condivido pienamente quanto dici; una volta si diceva che ogni generale ha i soldati che si merita.oggi e' purtroppo vero anche il contrario.Mi ricordo l'esultanza degli amici leghisti che festeggiarono quando il Trota venne eletto, perche' era il figlio (viziato) del Capo e quindi doveva entrare di diritto nella stanza dei bottoni senza fare la "gavetta". Lo stesso succede nel lavoro dove il figlio del padrone entra in azienda gia' da direttore e poi nella quasi totalita' dei casi dimostra la propria incapacita'.Forse a tutti noi manca la serieta' e l'onesta di riconoscere i propri limiti e soprattutto la mancanza di voglia di impegnarci seriamente e disinteressatamente per la " Politica".F
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