I criminali vogliono seminare
la paura
L'ECO DI BERGAMO,Domenica 20 Maggio 2012
Giuseppe Frangi
C'è qualcosa di profondamente angoscioso nell'esplosione che alle 7,50 di ieri mattina ha seminato distruzione davanti all'istituto professionale Morvillo Falcone di Brindisi. È come se un mostro che da molto tempo se ne stava quieto, dandoci quasi l'illusione che fosse stato davvero sconfitto, avesse improvvisamente rimesso fuori la testa. Il mostro è quel mostro a più teste che nei decenni passati, sotto le più diverse spoglie, aveva seminato terrore e morte. Chiamatelo mafia, chiamatelo terrorismo, la sua logica era sempre la stessa: diffondere paura nella vita quotidiana delle persone. Le strategie sono sempre ben studiate. Anche in questo caso il mostro ha colpito in un luogo del tutto inaspettato, una scuola, scegliendo con una lucidità luciferina anche l'ora in cui avrebbe potuto far più male. Era il momento dell'ingresso a scuola e l'immagine di quello sconquasso, del sangue che macchiava i libri, degli zaini abbandonati sull'asfalto, dei quaderni e dei diari abbandonati per terra con i fogli agitati dal vento ha scosso il cuore dei milioni di persone che da subito hanno seguito la cronaca di quel dramma, su internet o in tv. Ci sono il dramma e il terrore di chi è stato investito da quell'esplosione ad inizio di una giornata come tante altre. Ma l'impatto di quella bomba va ben oltre chi ne è stato investito: è qualcosa che semina incertezza e paura, in un momento della nostra vita collettiva in cui incertezza e paura certo non mancano.Gli inquirenti non si esprimono. Non c'è una pista che sembra più accreditabile di altre, anche se i due nomi a cui quella scuola è dedicata e il fatto che ieri a Brindisi facesse tappa la Carovana Internazionale Antimafie, che in quattro giorni ha attraversato tutto il territorio pugliese, fanno propendere per un'ipotesi di criminalità organizzata di stampo mafioso. Per di più la scuola aveva vinto il primo premio della prima edizione del concorso sulla legalità, con una foto che ritrae tanti volti in primo piano, e la frase: «Guarda la legalità in faccia». Al centro di quel manifesto le immagini di Falcone e Borsellino.Speriamo presto di saperne di più, ma intanto dobbiamo fare i conti con il riaffacciarsi di quel mostro e con le conseguenze che questo porta nella nostra vita di ogni giorno. La giustizia è importante che faccia presto il suo corso, che arrivi a individuare i responsabili e i moventi. Tuttavia, l'impegno che attende chi governa non può aspettare i tempi della giustizia: c'è da evitare quel pericoloso sfilacciamento che la sfiducia e la mancanza di prospettive stanno seminando nel tessuto civile del nostro Paese. Lo vediamo ogni giorno, nelle scelte disperate di tante persone che si sentono intrappolate dalla crisi, o nel silenzio pieno di fatalismo di tanti giovani che hanno persino rinunciato a cercare una strada per il loro futuro.Per questo colpisce il fatto che chi ha voluto seminare terrore abbia scelto come obiettivo un luogo dove c'erano soprattutto giovani. È un disegno rozzo, sanguinario, ma in fondo sofisticato: infatti l'impatto sull'immaginario di ciascuno è stato impressionante. Scegliere una scuola come obiettivo significa davvero minare di incertezza e di paura la vita di tutti. Per questo l'unica risposta possibile viene non solo da strategie che garantiscano assoluta sicurezza, ma anche da scelte che incoraggino e favoriscano la coesione sociale. È quello il vero obiettivo di chi semina il terrore, facendo esplodere tre bombole in un cassonetto davanti ad un istituto professionale alle 7,45 di mattina.
Speriamo che il gesto di questi vigliacchi anziche' accrescere la paura, cementi la solidarieta' tra gli italiani.Noi siamo tutti sulla stessa barca,purtroppo da troppo tempo comandata da gente del valore di Schettino,ma abbiamo risorse e capacita' che in momenti difficili emergono e ci fanno ritornare ad essere un solo popolo. Nell'esprimere solidarieta' alla famiglia di Melissa e degli altri feriti, auguriamoci che il criminale o i criminali vengano al piu' presto puniti. F.
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