L'OPINIONE di Massimo Gramellini
LA STAMPA,12.5.20120
A Parma, venerdì prossimo, la campagna elettorale del candidato sindaco dei grillini sarà conclusa da Beppe Grillo. Quella del candidato dei democratici da Gene Gnocchi. L’ipotesi di avere sul palco il segretario del partito Bersani è stata scartata, immagino per l’indisponibilità del suo avatar Maurizio Crozza. Da quando le ideologie sono morte, gli ideali boccheggiano e anche le idee non si sentono troppo bene, i comizi dei politici sono diventati di una noia pazzesca. Quasi come le loro partecipazioni ai talk show. Per renderli commestibili a un pubblico sempre più insofferente e distratto, si cerca di trasformarli in uno spettacolo di cabaret. Non mi sembra un grave passo indietro, considerato da dove veniamo. Il miglior oratore dell’ultima decade, Fini, indossava sempre gli stessi tre concetti e le stesse duecento parole.«Ma come parla bene Fini!» dicevano tutti, anche se lui diceva benissimo il nulla. La dittatura dei comici è una reazione al governo dei tecnici o forse il suo completamento. Nella Prima Repubblica eravamo intrattenuti dagli amministratori. Nella Seconda siamo stati amministrati dagli intrattenitori. Appurata l’impossibilità per un solo uomo di adempiere a entrambe le funzioni, è tempo di una più chiara divisione dei ruoli. Chi sa parlare, non governi. E chi sa governare non parli. Il primo ad averlo capito è Grillo, che sogna un partito di amministratori silenti in cui parla soltanto lui.
Ma quando la smetterà di fare il buffone molto poco disinteressato quel furbastro?
RispondiEliminaEvidentemente i nostri politici hanno finito il loro repertorio di barzellette che ci hanno propinato in questi anni e chiedono l'aiuto ai comici che vedendo la possibilita' di far soldi facilmente si prestano al lurido gioco; come gli antichi imperatori romani, danno al popolo panem et circenses.
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