da L'ECO DI BERGAMO,29/4/2012
Il segretario generale della Cei si è soffermato su questi aspetti parlando a un convegno organizzato a Sorrento al Gran Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano militare Ordine di Malta. E ha richiamato l'importanza di rimettere al centro la persona umana e l'etica, a tutti i livelli. Senza nessun timore di essere accusati di moralismo.
«Molti sostenitori della correttezza nei comportamenti pubblici come gli unici a contare indipendentemente da quelli privati, tacciano di moralismo chi si appella alla coerenza personale», ha detto infatti Crociata. Per contro, tanti «fautori della necessità dell'etica nell'agire anche privato degli attori pubblici non ritengono di doversi curare più di tanto di princìpi essenziali per la vita della collettività». Invece pubblico e privato non sono separati sul piano etico, rimarca la Cei, che rileva anche un altro punto.
«Accanto alla separazione tra sfera privata e pubblica e tra i rispettivi parametri etici – ha detto Crociata – si assiste oggi a un fenomeno opposto, quello di una crescente porosità tra queste due sfere. Sempre più il privato diventa pubblico, come risulta evidente nel caso delle intercettazioni telefoniche e della loro diffusione, negli scandali legati alla sfera affettiva e intima, nella comunicazione dei propri sentimenti su mezzi di comunicazione di massa, nella condivisione di video che riportano la propria vita privata. Al tempo stesso – ha aggiunto – il pubblico entra nel privato, con sondaggi che interpellano i singoli su questioni di rilevanza pubblica, e attraverso la rilevazione e la diffusione delle opinioni su radio, televisione e social network». Una deriva del tutto negativa? Non è detto, perché «questa mescolanza di privato e pubblico può portare nella direzione di un'accresciuta presa di coscienza del peso non meramente individuale delle proprie scelte».
Nasce anche da qui quel senso di «scandalo» davanti alla «frodi delle classi dirigenti» di cui ha parlato Crociata e che impone uno scatto agli stessi cattolici, tanto più che in quest'ambito esiste una «peculiarità italiana data da un «percorso storico e una tradizione culturale». Per questo, «la questione del rapporto tra etica privata ed etica pubblica assume, in Italia, senza discriminazioni di sorta nei confronti di alcuno, una forma specifica a motivo del rapporto tra cattolici e società».
«Basta scandali, torni un'etica pubblica»
La denuncia e il monito di monsignor Crociata
«I cattolici sono chiamati a un nuovo impegno»
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«Lo scandalo avvertito dai più di fronte alle frodi perpetrate da esponenti delle classi dirigenti rivela la crescente percezione dell'urgenza di un'etica pubblica da tutti condivisa e rispettata». Attraverso il numero due della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mariano Crociata, i vescovi italiani tornano a prendere posizione di fronte agli scandali che attraversano la vita politica e pubblica italiana, chiedendo di recuperare la coerenza tra etica pubblica e etica privata.Il segretario generale della Cei si è soffermato su questi aspetti parlando a un convegno organizzato a Sorrento al Gran Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano militare Ordine di Malta. E ha richiamato l'importanza di rimettere al centro la persona umana e l'etica, a tutti i livelli. Senza nessun timore di essere accusati di moralismo.
«Molti sostenitori della correttezza nei comportamenti pubblici come gli unici a contare indipendentemente da quelli privati, tacciano di moralismo chi si appella alla coerenza personale», ha detto infatti Crociata. Per contro, tanti «fautori della necessità dell'etica nell'agire anche privato degli attori pubblici non ritengono di doversi curare più di tanto di princìpi essenziali per la vita della collettività». Invece pubblico e privato non sono separati sul piano etico, rimarca la Cei, che rileva anche un altro punto.
«Accanto alla separazione tra sfera privata e pubblica e tra i rispettivi parametri etici – ha detto Crociata – si assiste oggi a un fenomeno opposto, quello di una crescente porosità tra queste due sfere. Sempre più il privato diventa pubblico, come risulta evidente nel caso delle intercettazioni telefoniche e della loro diffusione, negli scandali legati alla sfera affettiva e intima, nella comunicazione dei propri sentimenti su mezzi di comunicazione di massa, nella condivisione di video che riportano la propria vita privata. Al tempo stesso – ha aggiunto – il pubblico entra nel privato, con sondaggi che interpellano i singoli su questioni di rilevanza pubblica, e attraverso la rilevazione e la diffusione delle opinioni su radio, televisione e social network». Una deriva del tutto negativa? Non è detto, perché «questa mescolanza di privato e pubblico può portare nella direzione di un'accresciuta presa di coscienza del peso non meramente individuale delle proprie scelte».
Nasce anche da qui quel senso di «scandalo» davanti alla «frodi delle classi dirigenti» di cui ha parlato Crociata e che impone uno scatto agli stessi cattolici, tanto più che in quest'ambito esiste una «peculiarità italiana data da un «percorso storico e una tradizione culturale». Per questo, «la questione del rapporto tra etica privata ed etica pubblica assume, in Italia, senza discriminazioni di sorta nei confronti di alcuno, una forma specifica a motivo del rapporto tra cattolici e società».
Cosa direbbe Giuseppe Toniolo a questi politicanti?.
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