Berlusconi Letta e le strette Intese
cGiorgio Gandola - L,ECO DI BERGAMO
Mezza maggioranza è andata in piazza contro i giudici, l'altra metà vorrebbe andare in piazza per difenderli. Pdl e Pd sono pronti a dividersi su molto anche se non su tutto. Lo scenario è inquietante, per ora è il governo delle Strette Intese. Pertugi, dentro i quali far passare le leggi dell'emergenza (legge elettorale, tagli alla spesa pubblica, congelamento di Imu e Iva, ripristino della cassa integrazione) prima che i sondaggi e le differenze prendano il sopravvento. Il compito di Enrico Letta sembra titanico di fronte al malcelato disprezzo antropologico del centrosinistra nei confronti dell'insolito alleato. E quello dei pontieri del centrodestra ancora di più davanti a un partito eternamente impegnato a cercare un lasciapassare giudiziario a favore di Berlusconi. Non cambia mai nulla e il presidente Napolitano, autorevole sensale di questo matrimonio d'interesse, sembra già in procinto di perdere la pazienza. «Tutto potrebbe cambiare – è il mantra dei falchi del Pdl – se la politica trovasse una via d'uscita a Berlusconi. Oggi è senatore e basta, domani senatore a vita?». Il capo dello Stato neppure ci pensa, ma la cosa non cambierebbe la sostanza: Andreotti era senatore a vita quando fu inquisito per collusioni mafiose
. Da noi non esistono salvacondotti politici come negli Stati Uniti dove il «perdono presidenziale» fu usato per Richard Nixon. Da noi il passato ti insegue e qualche volta ti precede, anche se hai il consenso di nove milioni di italiani, anche se un'ineleggibilità per decreto (o per sentenza) farebbe somigliare a torto o a ragione il nostro Paese alla Romania di Ceausescu o al Paraguay di Stroessner. Contraddizioni, sassolini che possono sgangherare il delicatissimo ingranaggio della strana alleanza. La scelta del vicepremier Alfano di accodarsi al corteo di Brescia non aiuta la coesione, anzi. E quella di nominare Epifani segretario, seppure di transizione, non è la risposta più morbida di un Pd che prova a rimettere insieme le sue anime attorno a un leader uscito da una storia sindacale di pura contrapposizione. Azzurro tenebra da una parte, rosso antico dall'altra: il cromatismo, come nelle ormai dimenticate bandierine di Emilio Fede, evidenzia contrapposizioni radicali. Difficile che le Strette Intese si allarghino e la legislatura si allunghi, anche se sappiamo per esperienza che in Italia non c'è nulla di più definitivo del provvisorio. Tutto questo mentre i grillini faticano a mettersi in moto e litigano sulla diaria: c'è chi vuole restituirla, c'è chi vuole incamerarla. Come direbbe Longanesi, anche loro tengono famiglia. Neppure il Movimento 5 Stelle è partito a razzo, anzi sembra incartarsi nelle procedure parlamentari e nei rigidissimi diktat del leader. Il senatore Mastrangeli, eletto con 74 voti (parenti e amici, altro che popolo del web), è stato finalmente espulso per il reato di partecipazione a talk show. Lui ha annunciato che porterà tutti in Tribunale e che a farlo fuori è stato Crimi, «uno che metteva i timbri al tribunale di Brescia e adesso pensa di comandare nel movimento». Siamo alle malattie infantili, urgono vaccinazioni. Eppure la spinta grillina può essere utile per dare una scossa alla Casta, per costringerla a un salutare bagno di sobrietà e per generare maggiore efficienza nella macchina dello Stato. Ma anche i neofiti con lo zainetto e il gps per trovare Montecitorio devono cambiare passo. Per ora, come recita una commedia surreale, sembrano «cavalieri armati di forchetta nel regno delle zuppe». Non propriamente efficaci.
. Da noi non esistono salvacondotti politici come negli Stati Uniti dove il «perdono presidenziale» fu usato per Richard Nixon. Da noi il passato ti insegue e qualche volta ti precede, anche se hai il consenso di nove milioni di italiani, anche se un'ineleggibilità per decreto (o per sentenza) farebbe somigliare a torto o a ragione il nostro Paese alla Romania di Ceausescu o al Paraguay di Stroessner. Contraddizioni, sassolini che possono sgangherare il delicatissimo ingranaggio della strana alleanza. La scelta del vicepremier Alfano di accodarsi al corteo di Brescia non aiuta la coesione, anzi. E quella di nominare Epifani segretario, seppure di transizione, non è la risposta più morbida di un Pd che prova a rimettere insieme le sue anime attorno a un leader uscito da una storia sindacale di pura contrapposizione. Azzurro tenebra da una parte, rosso antico dall'altra: il cromatismo, come nelle ormai dimenticate bandierine di Emilio Fede, evidenzia contrapposizioni radicali. Difficile che le Strette Intese si allarghino e la legislatura si allunghi, anche se sappiamo per esperienza che in Italia non c'è nulla di più definitivo del provvisorio. Tutto questo mentre i grillini faticano a mettersi in moto e litigano sulla diaria: c'è chi vuole restituirla, c'è chi vuole incamerarla. Come direbbe Longanesi, anche loro tengono famiglia. Neppure il Movimento 5 Stelle è partito a razzo, anzi sembra incartarsi nelle procedure parlamentari e nei rigidissimi diktat del leader. Il senatore Mastrangeli, eletto con 74 voti (parenti e amici, altro che popolo del web), è stato finalmente espulso per il reato di partecipazione a talk show. Lui ha annunciato che porterà tutti in Tribunale e che a farlo fuori è stato Crimi, «uno che metteva i timbri al tribunale di Brescia e adesso pensa di comandare nel movimento». Siamo alle malattie infantili, urgono vaccinazioni. Eppure la spinta grillina può essere utile per dare una scossa alla Casta, per costringerla a un salutare bagno di sobrietà e per generare maggiore efficienza nella macchina dello Stato. Ma anche i neofiti con lo zainetto e il gps per trovare Montecitorio devono cambiare passo. Per ora, come recita una commedia surreale, sembrano «cavalieri armati di forchetta nel regno delle zuppe». Non propriamente efficaci.
Mezza maggioranzq e' andata in piazza perche' ha tutti i diritti di farlo. E' ora di finirla di pensare che la piazza sia di proprieta' della sinistra. Sono 60 anni che loro protestano per tutte le loro ca....e e tutti noi li abbiamo sempre lasciati in pace. Che imparino a fare altrettanto. Dove sono tutti i tromboni ( giornalisti, Vendoliani, scalfariani ecc. ) che si sono autoproclamati difensori dei diritti di tutti? Ora accusano coloro che sono stati attaccati mentre esercitavano un loro sacrosanto diritto ed assolvono gli squadristi rossi, rosati e rossoscuro. Dopotutto, ritengo, che abbiano piu' meriti gli assaliti, rispetto agli assalitori.
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