Se l'Italia di Grillo preoccupa il guru degli investimenti
Per ogni Volkswagen venduta l'amministratore delegato incassa un euro e sessanta centesimi. Nel 2012 Martin Winterkorn è arrivato a 14,5 milioni di euro. Ed è ancora una retribuzione modesta perché nel 2008, anno della crisi, Christian Bittar di Deutsche Bank ha portato a casa 80 milioni. Il suo merito? Ha speculato con successo sui tassi di interesse. Nella guerra dell'euro ci sono i vincitori e i vinti. La Croce rossa internazionale lancia l'allarme. In Europa i poveri, cioè coloro che da soli non riescono a provvedere ai propri bisogni, sono ormai sei milioni. Quasi tutti nel Sud e nei Paesi che soffrono la crisi della moneta unica. Nella sola Spagna un milione, anche se la parte del leone la fa la Grecia. Ma anche nella terza economia della zona euro, dove l'industria rispetto alla Grecia fa la differenza, nell'ex prospera Italia, gli assistiti della Croce rossa sono seicentomila con tendenza all'aumento. E del resto quando Confesercenti annuncia che il calo nelle vendite di alimentari è del 10%, il messaggio è chiaro. Di questo passo non può che peggiorare. Un segnale? Basta andare nei supermercati e vedere le montagne di uova di Pasqua invendute. Le colombe sono calate del 7%. E il ceto più colpito in prospettiva è la piccola e media borghesia. Quella che dipende dallo stipendio. Che nelle medie e piccole industrie viene pagato quando va bene ogni due o tre mesi: i creditori non saldano, le banche non danno prestiti, la liquidità evapora. Su tutto troneggia l'Imu, la nuova tassa sui rifiuti Tares e l'aumento dell'Iva.
Una stangata che cadrà sui redditi di chi le tasse le paga già e quindi non può sottrarsi. In breve il ceto medio che, denuncia la Croce rossa, sta scivolando verso la povertà e ancora non se n'è accorto. Suona quindi come annunciato l'allarme di Jim O'Neill, presidente di Goldman Sachs asset management: attenti che il pericolo non è Cipro, ma l'Italia con Grillo. Un Paese in forte recessione che vede restringersi i margini dei bilanci familiari, dove i risparmi stanno finendo sotto la scure di disoccupazione, imposizione fiscale, diminuzione del potere d'acquisto. La voce di un finanziere che guadagna cifre inimmaginabili per un normale cittadino va ascoltata anche se fa ribrezzo. E il motivo è semplice: i suoi clienti gli hanno dato mandato di amministrare al meglio i loro capitali. Se la preda Italia comincia a vacillare vuol dire che si può speculare. Oppure togliere i capitali dal debito italiano. Che un monito di questa portata venga da oltre oceano e non dai luoghi deputati a gestire la crisi, cioè l'Unione europea, ci informa che a Bruxelles hanno perso la visione d'insieme. La Commissione, la direzione dell'Eurogruppo, la presidenza del Consiglio sono ormai nelle salde mani della Germania e dei Paesi del Nord e si muovono sulla traccia dei loro interessi. La crisi di Cipro ha reso chiaro che quando le banche non sono in grado di sopperire alla mancanza di liquidità, tocca al correntista chiudere il buco. Nel caso cipriota la motivazione suonava come morale. Ma non facciamoci illusioni: quando toccherà all'Italia si dirà che la nostra quota di risparmio in capitali e immobili è elevata. Che paghino quindi i correntisti del Belpaese. Ed è a quel punto che rischia di avverarsi la profezia di O'Neill: Grillo e compagni faranno il pieno di voti. E buona notte all'euro.
Una stangata che cadrà sui redditi di chi le tasse le paga già e quindi non può sottrarsi. In breve il ceto medio che, denuncia la Croce rossa, sta scivolando verso la povertà e ancora non se n'è accorto. Suona quindi come annunciato l'allarme di Jim O'Neill, presidente di Goldman Sachs asset management: attenti che il pericolo non è Cipro, ma l'Italia con Grillo. Un Paese in forte recessione che vede restringersi i margini dei bilanci familiari, dove i risparmi stanno finendo sotto la scure di disoccupazione, imposizione fiscale, diminuzione del potere d'acquisto. La voce di un finanziere che guadagna cifre inimmaginabili per un normale cittadino va ascoltata anche se fa ribrezzo. E il motivo è semplice: i suoi clienti gli hanno dato mandato di amministrare al meglio i loro capitali. Se la preda Italia comincia a vacillare vuol dire che si può speculare. Oppure togliere i capitali dal debito italiano. Che un monito di questa portata venga da oltre oceano e non dai luoghi deputati a gestire la crisi, cioè l'Unione europea, ci informa che a Bruxelles hanno perso la visione d'insieme. La Commissione, la direzione dell'Eurogruppo, la presidenza del Consiglio sono ormai nelle salde mani della Germania e dei Paesi del Nord e si muovono sulla traccia dei loro interessi. La crisi di Cipro ha reso chiaro che quando le banche non sono in grado di sopperire alla mancanza di liquidità, tocca al correntista chiudere il buco. Nel caso cipriota la motivazione suonava come morale. Ma non facciamoci illusioni: quando toccherà all'Italia si dirà che la nostra quota di risparmio in capitali e immobili è elevata. Che paghino quindi i correntisti del Belpaese. Ed è a quel punto che rischia di avverarsi la profezia di O'Neill: Grillo e compagni faranno il pieno di voti. E buona notte all'euro.
per chi a dei risparmi sull conto bancario,postale etcetc . sarebbe meglio metterli sotto il materasso che la scure style cipro si scaglierà anche sull italia ma qua non saranno sopra i 100000 ma su qualsiasi cifra ci sia depositata la matrix ci vuole miserabili e sempre più poveri
RispondiEliminail sentiment è su questa falsa riga speriamo che ciò non si avveri
libero