Papabili, sul filo di lana spunta il terzo incomodo
Non sarà una partita a due. Ma forse a tre, se non addirittura a quattro. A poche ore dall'inizio del secondo conclave del Terzo Millennio c'è ancora chi pensa a uno spareggio fra l'arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, e quello di San Paolo, Odilo Pedro Scherer. Per un singolare paradosso Scola è dipinto come l'italiano preferito dagli stranieri, Scherer lo straniero preferito dagli italiani. Nonostante le quotazioni del già Patriarca di Venezia (sede peraltro «profetica» che ha dato Papi come Luciani e Roncalli) siano in netto rialzo e il pacchetto di voti di entrambi i porporati resti abbastanza consistente (si parla di 40 per Scola, 25-30 per Scherer), il quorum dei 77 voti appare un traguardo ancora molto lontano. Il grado di incertezza resta pertanto alto. Nelle ultime ore si è fatto insistente il nome di Timothy Dolan, l'arcivescovo di New York, che verrebbe votato già al primo scrutinio. Una corsa a tre dunque. A meno che Dolan (che in questi giorni si è distinto per la sua loquacità anche colorita) non rappresenti solo un modo per spostare l'attenzione sul collegio cardinalizio Usa forte di 11 presenze. In seconda battuta gli stessi americani e il cosiddetto «partito romano» calerebbero la carta del franco-canadese Marc Ouellet, dell'ungherese Peter Erdo o del francese Vingt-Trois. Potrebbe mettere d'accordo tutti (o quasi) l'arcivescovo di Vienna, cardinal Christoph Schönborn, rimasto in posizione guardinga e defilata. Sullo sfondo restano gli outsider: il filippino Luis Antonio Tagle (forse troppo giovane) o il messicano Francisco Robles Ortega. Sean O'Malley, il cappuccino di Boston, rimane un'incognita. Il porporato con il saio da francescano ha già detto di voler tornare a casa, ma non tutti lo credono. Discorso a se stante quello dei possibili «ticket», cioè i nomi per l'accoppiata Papa-Segretario di Stato. A Scola verrebbe affiancato l'argentino Leonardo Sandri, a Scherer invece l'italiano Mauro Piacenza. Cosa accadrà alla prima votazione? I kingmakers, ovvero i grandi elettori, mostreranno i loro pacchetti di voto su Scola, Scherer ed eventualmente Dolan o Ouellet. Ma anche altri cardinali riceveranno voti, in quote minori. In seconda battuta proprio le preferenze ricevute da quest'ultimi potrebbero essere dirottate sui principali candidati, ma se non si raggiungesse il quorum al secondo o terzo scrutinio, allora entrerebbero in gioco gli ousider. C'è chi dice che sarà fatto anche il nome di Benedetto XVI: una boutade. Ma forse questi sono tutti discorsi umani. Ma sotto la volta della Sistina decide tutto il Divino. E. R.
Nessun commento:
Posta un commento