Tsunami Grillo a Bergamo
Lo tsunami del comico genovese travolge anche le Mura venete della politica bergamasca: 16,79% per la Camera pari a 103.718 voti e 14,84% per il Senato, pari a 85.171 voti.Numeri di tutto rispetto nel cuore della roccaforte della Lega Nord.
Il Carroccio che ha fatto della protesta contro gli sprechi, lo statalismo, la lotta contro la casta di Roma Ladrona, ora deve fare i conti con un esercito che non ha bandiere verdi squillanti, nessun prato – come Pontida – sul quale gridare il proprio grido di battaglia.
È una protesta che sale dal Web, si fa richiesta e diventa rappresentanza parlamentare. Il tutto prende il via da un comico genovese che dal palco dei suoi spettacoli ha capito la forza della sua denuncia. Il momento di euforia di questa vittoria (perché di vittoria si tratta, è bene ricordarlo) ha in sé però alcuni rischi e qualche pregio. Il rischio è il nome di un movimento che ancora una volta è legato a doppio filo ad un capo tribù. Insomma, la malattia degli italiani di sognare l’uomo solo al comando è ancora ben visibile. Grillo non è l'unico caso. Basti pensare a Berlusconi, Monti, Ingroia, Maroni, Vendola, Storace, Fini e Casini. I loro nomi sono scritti a caratteri cubitali nei simboli dei partiti.
I grillini negheranno questo dettaglio, che purtroppo è innegabile.
Sulla scheda elettorale il candidato premier era Giuseppe Pietro Grillo. Il giullare di Fantastico, il comico miliardario che ora fa il suo debutto a corte.
Non è un’anomalia italiana. Anzi la rispetta e la conferma, Cicciolina insegna.
Il Movimento 5 Stelle ha in sé un grande pregio: ha giovani che vantano una laurea (sudata e verificabile), alcuni di loro hanno fatto esperienza all’estero e tornati in patria si sono messi in gioco in prima persona.
Raccolgono quella protesta che la Lega aveva saputo ben racimolare con il voto, senza però rispondere a quelle istanze, anzi camaleonticamente si era ben adattata a ciò per cui in piazza si batteva. I grillini esprimono proprio quella voglia di pulizia, onestà, meritocrazia che erano anche i “Valori” dell’Italia di Di Pietro, prima che una sola puntata di Report ne azzerasse l’8% raccolto nelle ultime elezioni politiche.
È a quei valori che ora si chiede di portare rispetto nell’aula del Parlamento e nel Paese. In democrazia il voto rimane il grande banco di prova. E se la corte è stata decimata, non si avrà pietà nemmeno del giullare che finora ha deriso il potere ed ora entra nella sala del trono.
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