VIA L'AMIANTO. MA LE DISCARICHE NON CI SONO.
Fausta Morandi - L'ECO DI BERGAMO,6/2/2013
Fausta Morandi - L'ECO DI BERGAMO,6/2/2013
L'obiettivo fissato dalla legge è eliminare l'amianto presente sul territorio regionale entro fine 2015. E la bonifica, in effetti, è in corso. Ma dove va a finire, una volta tolto dai tetti, dai pollai e dai capannoni? Di certo, al momento, non in Lombardia: nella nostra regione, infatti, oggi non ci sono discariche aperte per lo smaltimento, ma solo impianti di stoccaggio temporaneo. Dopo la chiusura, a fine 2010, di quella di Cavriana, nel Mantovano, che era ormai satura, la situazione langue. I tre impianti autorizzati dal Pirellone sono tutti sotto sequestro: quelli di Montichiari (Ecoeternit) e Brescia (Profacta) sono fermi in attesa del pronunciamento dell'autorità giudiziaria su presunte irregolarità nelle procedure di smaltimento. E poi ci sarebbe Cappella Cantone, nel Cremonese, autorizzata dalla Regione ma poi finita nel ciclone dell'inchiesta per corruzione che vede coinvolto anche l'imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli. I progetti in esame Ci sono poi altri progetti di discariche allo studio, che stanno attraversando il necessario iter di valutazione al Pirellone. Limitandoci alla Bergamasca, partito da poco è quello per la cava Santa Barbara a Sedrina, mentre a Treviglio ha avuto l'ok sulla compatibilità ambientale il progetto per la cava Vailata, su cui ora è in corso la procedura per l'Aia (autorizzazione integrata ambientale). Su questo sito si sono scatenati i ricorsi dei Comuni di Treviglio, Casirate e Calvenzano, fortemente contrari. Da Via Tasso, il presidente Ettore Pirovano osserva: «In Lombardia, ci sono zone molto meno urbanizzate. La nostra proposta alla "nuova" Regione sarà di valutare le dislocazioni degli impianti guardando dall'alto, andando a vedere con Comuni e Province dove conviene davvero realizzarli. Mi chiedo, da cittadino, se in montagna o in aree a forte inurbazione sia il caso». Insomma, al momento di discariche a livello regionale non ce ne sono, e nemmeno in condizione di aprire a breve termine. Così l'amianto rimosso parte tutto dritto per l'estero, principalmente la Germania (ne «assorbe» il 95%). Nel 2011, dicono i dati della Regione, si è fatto riferimento a 24 impianti, con dati in crescita: 132.800 metri cubi nel 2009, 240.530 nel 2010, 241.400 nel 2011. Sul territorio la prospettiva delle discariche incontra sempre una forte opposizione. Ma anche esportare rifiuti (in questo caso speciali) verso l'estero pone dei problemi: le normative europee spingono verso l'autosufficienza in questo campo, la Germania potrebbe non andare avanti a oltranza a farsi carico di quanto arriva, e il trasporto su lunghe distanze comporta un inevitabile impatto ambientale. Considerato che, secondo le stime, da smaltire ci sono ancora due milioni di metri cubi di materiale, si capisce che il rompicapo non è proprio di quelli semplici. Anzi: per il futuro, il problema relativo all'amianto rischia di spostarsi proprio sul «dove lo metto». I costi dello smaltimento Intanto, l'operazione di rimozione prosegue: entro il 31 gennaio andava comunicata la presenza di amianto sui tetti e all'interno dei fabbricati. E all'Asl stanno arrivano un bel po' di segnalazioni, che faranno prevedibilmente lievitare i dati (nel grafico riportiamo quelli fino al 2011) relativi alle strutture censite. Per lo smaltimento, è necessario affidarsi a ditte specializzate. Sono loro a intervenire, previa comunicazione all'Asl, per rimuovere l'amianto da box, tettoie e palazzi. I costi? Variano in base al tipo di intervento, alle dimensioni, alla collocazione dell'amianto. In linea di massima, comunque, sotto i 50-60 metri quadri, tipo box e pollai, si viaggia sui 1.000-1.300 euro, 1.500 se il luogo presenta particolari difficoltà. Per le abitazioni più grandi si va sui 14-15 euro al metro quadro, mentre un po' inferiori sono i costi per metro per i capannoni industriali. «L'amianto viene trattato con vernici speciali, a base vinilica, che impediscono la dispersione delle fibre – spiega un addetto ai lavori, Michele Plebani della Eurocoperture di Palazzago –. Poi le lastre vengono poste su bancali in legno, correttamente imballate e portate agli impianti di stoccaggio». Ovvero i centri di «prima raccolta», dove di norma non avvengono lavorazioni (ce ne sono diversi anche in Bergamasca). Da qui poi il materiale parte per l'estero, dove viene smaltito.
convenzione sottoilmontesolare 8,8 euro al mq finito
RispondiEliminapotremmo trattarli ,impacchettarli , una bella gettata di cemento e infilarli sotto la BeBreMi....
RispondiEliminaesclusi ponteggi , mezzi di sollevamento , pratiche comunali etc...
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