Il Professore svela nome e simbolo.
«E non sarò ministro di un altro premier»
Lo slogan: «Scelta civica con Monti per l'Italia»
«Sì a confronti in tv, ma non fatemi fare comizi»
Casini taglia fuori Silvio: la sfida è con Bersani
Teodoro Fulgione - ROMA
Una lista «Con Monti per l'Italia» al Senato e tre liste alla Camera: una senza parlamentari e due per Udc e Fli. Nasce così il «partito» di Monti anche se lo stesso interessato tiene a precisare che di partito non si tratta.
Anzi, in serata a Otto e Mezzo tenta di spiegare così cosa muove i primi passi oggi: «La mia ambizione – dice a Lilli Gruber – è favorire un parto, con la maieutica, che faccia nascere una creatura che assomigli poco alla vecchia politica e spero sia qualcosa di attraente per i cittadini e coinvolga il loro impegno». Ma l'obiettivo, quello sì molto più chiaro, è quello di ottenere un Monti bis con il quale proseguire il «progetto» che – spiega il premier uscente – in un anno non può far vedere i suoi effetti positivi. E precisa: «Non sarò ministro per un altro premier».
I tempi per capire di cosa si riempirà il nuovo progetto, saranno velocissimi: un po' come quelli della conferenza stampa con cui il Professore ha presentato il suo simbolo. E già martedì ci saranno i nomi dei candidati, assicura Monti.
Intanto la nuova «creatura» rinuncia alla lista unica alla Camera, come invece speravano i partiti che avevano dato vita ad un braccio di ferro con le associazioni della cosiddetta «società civile» riunite in «Verso la Terza Repubblica». Così in sala al momento di svelare il simbolo, non a caso, al fianco di Monti ci sono due «civici» come il ministro Andrea Riccardi e l'ex presidente delle Acli, Andrea Olivero, e nessun esponente politico.
Udc e Fli incassano il colpo ma, almeno apparentemente, non sembrano scomporsi rispetto alle tre liste in competizione a Montecitorio. Dell'argomento ne hanno parlato in un summit mattutino il premier e i due leader di partito interessati, Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. Il timore, soprattutto per la formazione guidata da Cesa e Buttiglione, è che la lista «Scelta Civica con Monti» possa erodere un bel po' di voti. Nel simbolo di Udc e Fli tornerà il nome dei due leader che era stato levato proprio per dare spazio a quello di Monti, ma un segno grafico le collegherà al Professore.
I due leader, almeno, ora hanno mani libere sulla formazione delle liste, seppur nel rispetto di alcuni paletti «più esigenti rispetto a quelli attuali sulla candidabilità» posti dallo stesso Monti. In lista non potrà andare chi ha «condanne e processi in corso, conflitti di interesse» o viola «il codice deontologico antimafia».
Più larghe le maglie, invece, sul «curriculum parlamentare». Il Professore prevede «un massimo di due deroghe per ciascuna lista» rispetto al numero di mandati (probabilmente tre). Di fatto, Casini e Fini vengono tutelati.
Casini, intanto, attacca il Pd e prova a polarizzare la competizione politica, tagliando Berlusconi. «La sfida è tra noi e il Pd. Bersani – dice Casini – non potrà essere premier se non avrà la maggioranza alla Camera e al Senato». Parole che si scontrano con quelle di Olivero che, invece, «declassa» lo scontro di giovedì tra Monti e il Pd ad un normale confronto politico. Cosa che lo stesso Monti tiene a precisare sempre ieri in tarda serata: «Bersani e Berlusconi avversari? Non considero nessuno mio avversario politico. Io prospetto delle idee e spero di trovare sia a destra sia a sinistra delle forze che rifiutino il populismo (che è sia a destra sia a sinistra)».
Nel frattempo appaiono sospesi nel mezzo del guado, invece, quei parlamentari di Pd e Pdl che per dare il proprio appoggio a Monti hanno abbandonato la «casa madre». Per loro inizia la corsa per prendere parte al listone unico del Senato: i posti sono pochi ed il numero di pretendenti si allarga sempre di più. Tra l'altro, Monti, Casini, Fini ed i rappresentanti delle associazioni devono ancora stabilire le proprie quote nel listone di Palazzo Madama. «Entrerà chi dimostrerà di saper portare voti e contribuire al progetto. Non basta dire di aver abbandonato il proprio partito anche perché spesso si tratta di qualcuno che era stato già tagliato dai suoi», spiega chi sta lavorando proprio al «vaglio» delle candidature.
Intanto, Pier Luigi Bersani proprio per non essere sorpreso dall'offensiva di Monti ha «richiamato» Matteo Renzi: una «riserva nobile» che può fungere da argine a destra alle «tentazioni» del Professore e magari andare anche al contrattacco.
Berlusconi, invece, proseguendo la sua offensiva mediatica, accusa il governo tecnico di avere portato ad una «maggiore criminalità per colpa della politica di austerità». Accusa a cui Monti non risponde anche se assicura che gradualmente la pressione fiscale («eccessiva», ammette) calerà. Ciò su cui, invece, il Professore resta male è la richiesta avanzata dal Cavaliere delle sue dimissioni da senatore a vita: «Ma davvero lo ha chiesto?», si sorprende Monti dalla Gruber.
L'ECO DI BERGAMO, Sabato 05 Gennaio 2013
«E non sarò ministro di un altro premier»
Lo slogan: «Scelta civica con Monti per l'Italia»
«Sì a confronti in tv, ma non fatemi fare comizi»
Casini taglia fuori Silvio: la sfida è con Bersani
Teodoro Fulgione - ROMA
Una lista «Con Monti per l'Italia» al Senato e tre liste alla Camera: una senza parlamentari e due per Udc e Fli. Nasce così il «partito» di Monti anche se lo stesso interessato tiene a precisare che di partito non si tratta.
Anzi, in serata a Otto e Mezzo tenta di spiegare così cosa muove i primi passi oggi: «La mia ambizione – dice a Lilli Gruber – è favorire un parto, con la maieutica, che faccia nascere una creatura che assomigli poco alla vecchia politica e spero sia qualcosa di attraente per i cittadini e coinvolga il loro impegno». Ma l'obiettivo, quello sì molto più chiaro, è quello di ottenere un Monti bis con il quale proseguire il «progetto» che – spiega il premier uscente – in un anno non può far vedere i suoi effetti positivi. E precisa: «Non sarò ministro per un altro premier».
I tempi per capire di cosa si riempirà il nuovo progetto, saranno velocissimi: un po' come quelli della conferenza stampa con cui il Professore ha presentato il suo simbolo. E già martedì ci saranno i nomi dei candidati, assicura Monti.
Intanto la nuova «creatura» rinuncia alla lista unica alla Camera, come invece speravano i partiti che avevano dato vita ad un braccio di ferro con le associazioni della cosiddetta «società civile» riunite in «Verso la Terza Repubblica». Così in sala al momento di svelare il simbolo, non a caso, al fianco di Monti ci sono due «civici» come il ministro Andrea Riccardi e l'ex presidente delle Acli, Andrea Olivero, e nessun esponente politico.
Udc e Fli incassano il colpo ma, almeno apparentemente, non sembrano scomporsi rispetto alle tre liste in competizione a Montecitorio. Dell'argomento ne hanno parlato in un summit mattutino il premier e i due leader di partito interessati, Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. Il timore, soprattutto per la formazione guidata da Cesa e Buttiglione, è che la lista «Scelta Civica con Monti» possa erodere un bel po' di voti. Nel simbolo di Udc e Fli tornerà il nome dei due leader che era stato levato proprio per dare spazio a quello di Monti, ma un segno grafico le collegherà al Professore.
I due leader, almeno, ora hanno mani libere sulla formazione delle liste, seppur nel rispetto di alcuni paletti «più esigenti rispetto a quelli attuali sulla candidabilità» posti dallo stesso Monti. In lista non potrà andare chi ha «condanne e processi in corso, conflitti di interesse» o viola «il codice deontologico antimafia».
Più larghe le maglie, invece, sul «curriculum parlamentare». Il Professore prevede «un massimo di due deroghe per ciascuna lista» rispetto al numero di mandati (probabilmente tre). Di fatto, Casini e Fini vengono tutelati.
Casini, intanto, attacca il Pd e prova a polarizzare la competizione politica, tagliando Berlusconi. «La sfida è tra noi e il Pd. Bersani – dice Casini – non potrà essere premier se non avrà la maggioranza alla Camera e al Senato». Parole che si scontrano con quelle di Olivero che, invece, «declassa» lo scontro di giovedì tra Monti e il Pd ad un normale confronto politico. Cosa che lo stesso Monti tiene a precisare sempre ieri in tarda serata: «Bersani e Berlusconi avversari? Non considero nessuno mio avversario politico. Io prospetto delle idee e spero di trovare sia a destra sia a sinistra delle forze che rifiutino il populismo (che è sia a destra sia a sinistra)».
Nel frattempo appaiono sospesi nel mezzo del guado, invece, quei parlamentari di Pd e Pdl che per dare il proprio appoggio a Monti hanno abbandonato la «casa madre». Per loro inizia la corsa per prendere parte al listone unico del Senato: i posti sono pochi ed il numero di pretendenti si allarga sempre di più. Tra l'altro, Monti, Casini, Fini ed i rappresentanti delle associazioni devono ancora stabilire le proprie quote nel listone di Palazzo Madama. «Entrerà chi dimostrerà di saper portare voti e contribuire al progetto. Non basta dire di aver abbandonato il proprio partito anche perché spesso si tratta di qualcuno che era stato già tagliato dai suoi», spiega chi sta lavorando proprio al «vaglio» delle candidature.
Intanto, Pier Luigi Bersani proprio per non essere sorpreso dall'offensiva di Monti ha «richiamato» Matteo Renzi: una «riserva nobile» che può fungere da argine a destra alle «tentazioni» del Professore e magari andare anche al contrattacco.
Berlusconi, invece, proseguendo la sua offensiva mediatica, accusa il governo tecnico di avere portato ad una «maggiore criminalità per colpa della politica di austerità». Accusa a cui Monti non risponde anche se assicura che gradualmente la pressione fiscale («eccessiva», ammette) calerà. Ciò su cui, invece, il Professore resta male è la richiesta avanzata dal Cavaliere delle sue dimissioni da senatore a vita: «Ma davvero lo ha chiesto?», si sorprende Monti dalla Gruber.
L'ECO DI BERGAMO, Sabato 05 Gennaio 2013
Euro domine deus, alleluia, eia eia alalà!
RispondiEliminaE' una mostruosità tricefala e con tre grandi bocche, quanto dovrà mangiare per nutrirsi?