BUONGIORNO
15/12/2012
Le note spese
e il paradosso
del Cavaliere
In attesa
della conferenza stampa del 21 dicembre in cui Monti rivelerà il
contenuto della profezia dei Maya sulla sua candidatura a Palazzo Chigi,
il centrodestra pop del trio lombardo Berlusconi, Bossi & Formigoni
si trastulla con un pacco di note spese.
Si
tratta di una tipica specialità italiana. Da sempre gli spiriti grigi
degli altri Paesi si fanno bastare una misera diaria e con essa hanno
attraversato le loro spente vite senza mai sperimentare l’ebbrezza, la
fantasia, diciamo pure la creatività che soltanto la nota spese
garantisce, quando è compilata come si deve. Non sorprende che questo
simbolo del Made in Italy vada oggi a incrociare le vivaci esistenze dei
consiglieri di maggioranza della Regione Lombardia, il cui presidente
ha un severo e dettagliato curriculum di crocierista a sbafo.
I
noti spenditori lombardi sono alcune decine. Li capeggia per fama
un’igienista dentale, Nicole Minetti, che con i rimborsi istituzionali
avrebbe comprato di tutto, dalla crema per il viso al sushi. Persino una
copia del libro Mignottocrazia, che forse potrebbe rientrare alla voce
«aggiornamento professionale». Al suo fianco il caro vecchio Trota, che
con le note spese finanziate dai contribuenti di Roma Ladrona si sarebbe
accaparrato videogiochi, bibite e sigarette. Fin qui il Bossino. Poi
c’è il Bossetti - Bossetti Cesare, pure lui leghista - che nel 2011
avrebbe consumato quindicimila euro in pasticceria, nonostante oggi
abbia dichiarato di essere diabetico. Pare di vederlo, questo Poldo
longobardo, mentre si abboffa di bignole e croissant inneggiando alla
Padania Libera e alla superiorità del panettone sulla pastiera. Ma il
mio preferito è un altro leghista, Pierluigi Toscani, a cui si imputa
l’acquisto compulsivo di lecca lecca e gratta e vinci. Va dunque
immaginato nel suo habitat naturale, il bar, mentre alterna slappate a
grattate. La sua nota spese traccia il profilo di una personalità
variegata, capace di mettere in conto ai contribuenti la torta
sbrisolona come le ostriche, senza mai rinunciare a un maschio rapporto
con la natura, testimoniato dai 752 euro spesi per le cartucce da
caccia.
Sarebbe
però ipocrita scagliarsi sui consiglieri lombardi, la cui percentuale
di indagati ha ormai superato quella del colesterolo nel sangue, senza
ricordare che negli anni delle vacche grasse la nota spese è stata un
bene nazionale a cui hanno attinto con gioia molte categorie di
privilegiati. Si narra di un manager pubblico che avrebbe presentato
come cena uno scontrino di supermarket così formulato: «Prosc. 140 euro,
Form. 130». E alla domanda del revisore dei conti - che riteneva un po’
elevata la spesa di prosciutto e formaggio, tanto da supporre che non
di una porzione si trattasse, ma di stinchi e forme intere - avrebbe
risposto sconsolato che purtroppo il medico gli aveva proibito di
mangiare altro.
Anche
noi giornalisti abbiamo saputo mettere in campo dei fuoriclasse, e non
solo alla Rai, dove una corrispondente dalla guerra del Golfo si meritò
da Beniamino Placido il soprannome di Nostra Signora delle Note Spese.
Della leggenda di questa professione fa parte il racconto dell’inviato
reduce dal Sudamerica (sulla cui identità esistono varie versioni) che
presentò come nota spese un foglietto qualsiasi con la giustificazione
vergata a mano: «Passaggio a dorso di mulo: 1000 dollari» e la firma in
calce «Pablo». Quando il contabile del suo giornale gli fece
rispettosamente notare che si trattava di una indicazione un po’ vaga,
egli si offrì di telefonare a Pablo, il proprietario del mulo, davanti a
lui. «Quiero hablar con Pablo», urlò nella cornetta. Ma dopo un
infinito silenzio abbassò gli occhi e sospirò: «Nooo! Pablo es
muerto…».
Ora
la festa è finita, ma restano da avvertire alcuni ritardatari. A tutto
questo nota-spendere e nota-spandere va poi aggiunta la sensazione di
ribollita che i nomi della Minetti e Bossi junior hanno provocato oggi
al loro sbarco nelle redazioni e, immagino, nelle orecchie dei lettori.
E’ da una settimana che il tempo sembra essersi fermato. Berlusconi,
Ruby, Berlusconi, Trota, Bossi, Minetti, Berlusconi, Formigoni,
Berlusconi, Berlusconi… Come se la puntina della Storia si fosse
incantata su un graffio profondo e il disco non riuscisse ad andare
avanti.
Il
nuovo scandalo lombardo accelera la resa dei conti fra i due
centrodestra. Quello populista delle note-spese e quello europeista che
le spese finora le ha fatte pagare ai soliti noti. Impossibile che si
uniscano sotto la stessa bandiera, a meno che siate così creativi da
immaginare Monti sul palco mentre canta l’inno di Forza Italia con la
Santanché. Sembra un paradosso, ma se vent’anni fa Berlusconi fu
l’artefice insostituibile della coalizione contrapposta alla sinistra,
oggi ne è il principale e forse unico ostacolo. Se vuole davvero salvare
l’Italia dai «cumunisti», il Cavaliere deve compiere il sacrificio
supremo: ritirarsi a vita privata, portando con sé un po’ di noti, un
po’ di note e possibilmente anche un po’ di spese.
allora non rimane che votare nessuno mi chiedo dove stiamo andando una nota fresca fresca dell pdl: Salvare le pensioni d'oro della pubblica amministrazione. E' questo l'obiettivo di un emendamento alla Legge di Stabilità a firma della senatrice del Pdl, Cinzia Bonfrisco. L'emendamento prevede che "ai fini previdenziali" i paletti fissati dal governo Monti con il dl Salva Italia operino solo con "riferimento alle anzianità contributive maturate" successivamente al provvedimento
RispondiEliminaIn attesa che si realizzino le profezie del 21 dicembre, negli ultimi anni da noi sono purtroppo arrivati in grandissimo numero i MAYA-MAYA;
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