Il Professore spariglia e riapre i giochi.
L'ECO DI BERGAMO,Giovedì 27 Dicembre 2012
Con un tweet Mario Monti ha confermato l'altro ieri a tarda sera quello che avevamo già capito, e cioè che egli è pronto a impegnarsi direttamente nella campagna elettorale o, come dice lui, a «salire in politica». Naturalmente un impegno di questo genere provoca la reazione risentita degli altri candidati premier, Berlusconi e Bersani, che temono entrambi la concorrenza «al centro» del Professore. Ma questo centro, che sarà poi la base politica ed elettorale di Monti, come si sta organizzando per sostenere il suo leader?
C'è innanzitutto la questione delle liste da decidere in fretta, visto che il tempo stringe. Prima questione, una lista o più liste? Si tratta di valutare sia la convenienza dei soggetti che concorrono a costruire il polo «montiano», sia cosa davvero è più utile per la coalizione considerando la legge elettorale che è ancora il Porcellum.
È soprattutto Casini che deve decidere cosa vuol fare della sua Udc: una lista «per Monti» ma propria, fatta in casa, da affiancare a quella di Montezemolo, oppure no? Casini tiene molto al suo partito – uno dei tanti partiti «personali» della seconda Repubblica –, ma ha anche detto che si mette a disposizione del presidente del Consiglio. Il quale vuole dire i suoi sì e i suoi no sui singoli nomi prima di dare il proprio gradimento, e questo potrebbe mettere in un certo imbarazzo Casini, che ha i suoi vincoli di partito da rispettare e i suoi «portatori di voti» da tutelare. In ogni caso i capi del centro dovrebbero vedersi ancora una volta oggi prima che Montezemolo parta per le vacanze di fine anno, e decidere il da farsi.
Ormai il dado è tratto e il buon successo della lista e della candidatura di Monti è legato alla concordia che i vari capi e capetti sapranno raggiungere, e non sarà un affare semplice. «Verso la Terza Repubblica» e «Italia Futura», le creature di Montezemolo che contano sull'appoggio organizzativo delle Acli, della Cisl e di vari altri movimenti, stanno da tempo raccogliendo le firme per le liste, e la macchina è in movimento da settimane. L'incognita per tutti riguardava proprio Monti, ma ormai il quadro è più chiaro.
Ieri Roberto Calderoli, che è uno che se ne intende, individuava così le conseguenze dell'impegno del Professore bocconiano: primo, impossibilità di raggiungere al Senato una qualunque maggioranza; secondo, la candidatura di Monti potrebbe danneggiare soprattutto l'asse Bersani-Vendola; terzo, di conseguenza la differenza alla Camera tra centrodestra e progressisti potrebbe addirittura scendere a tre punti; quarto, in ogni caso Monti dovrebbe arrivare quarto o quinto su cinque candidati. Se Calderoli ha ragione, tutto porta a pensare che Monti e Bersani dovranno allearsi per mettere nell'angolo Berlusconi e Grillo.
Eppure il clima tra i due schieramenti si sta velocemente deteriorando, basta ascoltare ciò che vanno dicendo di Monti non solo Vendola ma anche esponenti bersaniani come Fassina: come potranno governare insieme? È pur vero che Franceschini ieri sera ammetteva: con i montiani saremo avversari, ma nell'emergenza potremmo anche allearci. Anche lui sa che l'emergenza potrebbe essere l'ingovernabilità politica e numerica generata dalle elezioni di febbraio.
Andrea Ferrari
***************************************
«Scelte importanti secondo una gerarchia di valori»
CITTÀ DEL VATICANO
Monti «sale» in politica, e la Chiesa non gli fa mancare segnali di sostegno. Persino Benedetto XVI, negli auguri natalizi all'Italia dopo il messaggio Urbi et Orbi, ha pronunciato una neanche tanto nascosta sollecitazione politica.
Per la nazione italiana, interessata dalla complessa fase di transizione verso l'appuntamento elettorale, Ratzinger ha infatti auspicato più «spirito di collaborazione per il bene comune», capacità di «riflettere sulla gerarchia di valori con cui attuare le scelte più importanti» – quindi anche quelle elettorali e politiche –, una più viva «volontà di essere solidali».
Musica per le orecchie di un uomo come il premier uscente e per i sostenitori della sua «agenda». E anche, da parte del Papa, se non un vero e proprio «endorsement», qualcosa che gli somiglia molto, considerato il noto apprezzamento che si nutre Oltretevere per il Professore.
D'altra parte Benedetto XVI, che con Monti aveva avuto domenica scorsa un colloquio telefonico «particolarmente cordiale» per lo scambio degli auguri, ha scelto un'occasione solenne come gli auguri dalla Loggia centrale della Basilica vaticana, dopo gli appelli di pace del messaggio «alla città e al mondo», per esprimere il suo auspicio sulla «collaborazione» e sui «valori» che devono essere di riferimento per gli italiani nell'avvicinarsi al voto. Ma quella del Papa è solo l'ultima e la più in alto grado delle prese di posizione di questi giorni dal mondo della Chiesa in favore di una prosecuzione dell'esperienza Monti.
Già nella Messa per i parlamentari del 18 dicembre scorso, il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, aveva tuonato contro gli «avventurismi» e contro le «logiche di parte». Per dire poi, tre giorni fa, al Gr Rai, che «Mario Monti ha presentato un modo, una strada, che mi pare sia offerta alla riflessione seria e onesta di tutti, indistintamente, creando, secondo le scelte di ciascuno, un consenso, una posizione».
In sintonia con i giudizi espressi dalla Cei, anche quelli provenienti dalla Santa Sede, dopo l'altrettanto convergente no al ritorno di Berlusconi. Dopo le dimissioni di Monti, «L'Osservatore Romano» ha elogiato lo «stile consolidato di sobrietà e responsabilità del senatore a vita».
Lo stesso cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, in un'intervista al Tg1 ha avvertito che è in politica che «non basta parlare, non basta fare promesse, non basta nemmeno proferire denunce sulle stridenti ingiustizie se invece non c'è una presa di coscienza più viva sulle proprie responsabilità e se non c'è accanto a questa responsabilità la volontà di fare e di fare il bene comune». Un autentico proclama, quello di Bertone, contro ogni nostalgia populista.
Fausto Gasparroni
L'ECO DI BERGAMO,Giovedì 27 Dicembre 2012
Con un tweet Mario Monti ha confermato l'altro ieri a tarda sera quello che avevamo già capito, e cioè che egli è pronto a impegnarsi direttamente nella campagna elettorale o, come dice lui, a «salire in politica». Naturalmente un impegno di questo genere provoca la reazione risentita degli altri candidati premier, Berlusconi e Bersani, che temono entrambi la concorrenza «al centro» del Professore. Ma questo centro, che sarà poi la base politica ed elettorale di Monti, come si sta organizzando per sostenere il suo leader?
C'è innanzitutto la questione delle liste da decidere in fretta, visto che il tempo stringe. Prima questione, una lista o più liste? Si tratta di valutare sia la convenienza dei soggetti che concorrono a costruire il polo «montiano», sia cosa davvero è più utile per la coalizione considerando la legge elettorale che è ancora il Porcellum.
È soprattutto Casini che deve decidere cosa vuol fare della sua Udc: una lista «per Monti» ma propria, fatta in casa, da affiancare a quella di Montezemolo, oppure no? Casini tiene molto al suo partito – uno dei tanti partiti «personali» della seconda Repubblica –, ma ha anche detto che si mette a disposizione del presidente del Consiglio. Il quale vuole dire i suoi sì e i suoi no sui singoli nomi prima di dare il proprio gradimento, e questo potrebbe mettere in un certo imbarazzo Casini, che ha i suoi vincoli di partito da rispettare e i suoi «portatori di voti» da tutelare. In ogni caso i capi del centro dovrebbero vedersi ancora una volta oggi prima che Montezemolo parta per le vacanze di fine anno, e decidere il da farsi.
Ormai il dado è tratto e il buon successo della lista e della candidatura di Monti è legato alla concordia che i vari capi e capetti sapranno raggiungere, e non sarà un affare semplice. «Verso la Terza Repubblica» e «Italia Futura», le creature di Montezemolo che contano sull'appoggio organizzativo delle Acli, della Cisl e di vari altri movimenti, stanno da tempo raccogliendo le firme per le liste, e la macchina è in movimento da settimane. L'incognita per tutti riguardava proprio Monti, ma ormai il quadro è più chiaro.
Ieri Roberto Calderoli, che è uno che se ne intende, individuava così le conseguenze dell'impegno del Professore bocconiano: primo, impossibilità di raggiungere al Senato una qualunque maggioranza; secondo, la candidatura di Monti potrebbe danneggiare soprattutto l'asse Bersani-Vendola; terzo, di conseguenza la differenza alla Camera tra centrodestra e progressisti potrebbe addirittura scendere a tre punti; quarto, in ogni caso Monti dovrebbe arrivare quarto o quinto su cinque candidati. Se Calderoli ha ragione, tutto porta a pensare che Monti e Bersani dovranno allearsi per mettere nell'angolo Berlusconi e Grillo.
Eppure il clima tra i due schieramenti si sta velocemente deteriorando, basta ascoltare ciò che vanno dicendo di Monti non solo Vendola ma anche esponenti bersaniani come Fassina: come potranno governare insieme? È pur vero che Franceschini ieri sera ammetteva: con i montiani saremo avversari, ma nell'emergenza potremmo anche allearci. Anche lui sa che l'emergenza potrebbe essere l'ingovernabilità politica e numerica generata dalle elezioni di febbraio.
Andrea Ferrari
***************************************
«Scelte importanti secondo una gerarchia di valori»
CITTÀ DEL VATICANO
Monti «sale» in politica, e la Chiesa non gli fa mancare segnali di sostegno. Persino Benedetto XVI, negli auguri natalizi all'Italia dopo il messaggio Urbi et Orbi, ha pronunciato una neanche tanto nascosta sollecitazione politica.
Per la nazione italiana, interessata dalla complessa fase di transizione verso l'appuntamento elettorale, Ratzinger ha infatti auspicato più «spirito di collaborazione per il bene comune», capacità di «riflettere sulla gerarchia di valori con cui attuare le scelte più importanti» – quindi anche quelle elettorali e politiche –, una più viva «volontà di essere solidali».
Musica per le orecchie di un uomo come il premier uscente e per i sostenitori della sua «agenda». E anche, da parte del Papa, se non un vero e proprio «endorsement», qualcosa che gli somiglia molto, considerato il noto apprezzamento che si nutre Oltretevere per il Professore.
D'altra parte Benedetto XVI, che con Monti aveva avuto domenica scorsa un colloquio telefonico «particolarmente cordiale» per lo scambio degli auguri, ha scelto un'occasione solenne come gli auguri dalla Loggia centrale della Basilica vaticana, dopo gli appelli di pace del messaggio «alla città e al mondo», per esprimere il suo auspicio sulla «collaborazione» e sui «valori» che devono essere di riferimento per gli italiani nell'avvicinarsi al voto. Ma quella del Papa è solo l'ultima e la più in alto grado delle prese di posizione di questi giorni dal mondo della Chiesa in favore di una prosecuzione dell'esperienza Monti.
Già nella Messa per i parlamentari del 18 dicembre scorso, il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, aveva tuonato contro gli «avventurismi» e contro le «logiche di parte». Per dire poi, tre giorni fa, al Gr Rai, che «Mario Monti ha presentato un modo, una strada, che mi pare sia offerta alla riflessione seria e onesta di tutti, indistintamente, creando, secondo le scelte di ciascuno, un consenso, una posizione».
In sintonia con i giudizi espressi dalla Cei, anche quelli provenienti dalla Santa Sede, dopo l'altrettanto convergente no al ritorno di Berlusconi. Dopo le dimissioni di Monti, «L'Osservatore Romano» ha elogiato lo «stile consolidato di sobrietà e responsabilità del senatore a vita».
Lo stesso cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, in un'intervista al Tg1 ha avvertito che è in politica che «non basta parlare, non basta fare promesse, non basta nemmeno proferire denunce sulle stridenti ingiustizie se invece non c'è una presa di coscienza più viva sulle proprie responsabilità e se non c'è accanto a questa responsabilità la volontà di fare e di fare il bene comune». Un autentico proclama, quello di Bertone, contro ogni nostalgia populista.
Fausto Gasparroni
In questa circostanza,fa specie sentire dire da Berlusconi che Monti appartiene ad un rango inferiore. Alla luce di quanto successo negli ultimi tempi, sono certo che si possa tranquillamente sostituire il termine " inferiore", con il vocabolo" berlusconi". Ma che se ne stia intanato in una delle sue ville e che non ci rompa piu' gli zebedei.
RispondiElimina