“Via le slot machine:
i bar non sono Las Vegas
Lo Stato ora intervenga”
“Ho
visto madri piangere davanti ai gestori di locali perché i figli si
erano giocati tutto alle slot machine. Mi creda, sono scene che fanno
riflettere”. E l’invito a riflettere Giorgio Beltrami, titolare da 38 anni del Bar Centrale di Lovere e presidente dei baristi dell’Ascom Bergamo aderenti all'Ascom, lo rivolge allo Stato.
“Il peccato originale non è dai baristi, ma dello Stato che ha regolamentato le slot machine e si è preoccupato di far cassa con queste macchinette prelevando il 60% di quanto incassano – afferma Beltrami –. Ora tocca allo Stato intervenire, non ne possiamo più. Non è danneggiando gente che magari ha già i suoi problemi che si giustificano certi guadagni”.
Beltrami puntualizza che non si tratta solamente di una questione morale: “In questo caso entra in gioco anche il senso di avere un locale, di avere una certa professionalità. Alcuni locali avrebbero dovuto chiudere tempo fa, le slot machine hanno rimpiazzato le tazzine di caffè snaturando i bar”.
Per il presidente dei baristi Ascom: “Lo Stato deve ravvedersi, intervenire in modo graduale. Ora occorre una soluzione intermedia per togliere piano piano le slot machine dai locali e riqualificare così anche la nostra professione e i nostri locali”. Beltrami tiene a specificare che c’è una distinzione tra un locale con le slot machine e uno senza. “Sono due locali differenti, credo che se in alcuni di questi venissero tolte le macchinette non avrebbero più clientela, poi ognuno fa come crede ma un bar deve puntare al servizio, alla qualità, al prodotto: solamente così si fidelizza la clientela”.
Sono in molti, tra gettoni e pulsanti, alla ricerca disperata della Dea bendata: italiani, stranieri, giovani, anziani, solitamente più donne che uomini. Una malattia, una dipendenza dal gioco che contagia più categorie di persone.
“Per i gestori di bar è sicuramente un’entrata sicura, incide sul bilancio dell’attività” conferma Beltrami. Una stima approssimativa? Due slot machine possono arrivare ad incassare fino a 50mila euro al mese, ai titolari va circa il 6 per cento pari a 3mila euro al mese. “Soldi che risollevano le sorti di molti esercizi – conclude Beltrami –. Ma ripeto: ho visto madri piangere disperate per i soldi spesi dai figli alle slot machine. Nessun incasso potrà mai giustificare quelle lacrime”.
“Il peccato originale non è dai baristi, ma dello Stato che ha regolamentato le slot machine e si è preoccupato di far cassa con queste macchinette prelevando il 60% di quanto incassano – afferma Beltrami –. Ora tocca allo Stato intervenire, non ne possiamo più. Non è danneggiando gente che magari ha già i suoi problemi che si giustificano certi guadagni”.
Beltrami puntualizza che non si tratta solamente di una questione morale: “In questo caso entra in gioco anche il senso di avere un locale, di avere una certa professionalità. Alcuni locali avrebbero dovuto chiudere tempo fa, le slot machine hanno rimpiazzato le tazzine di caffè snaturando i bar”.
Per il presidente dei baristi Ascom: “Lo Stato deve ravvedersi, intervenire in modo graduale. Ora occorre una soluzione intermedia per togliere piano piano le slot machine dai locali e riqualificare così anche la nostra professione e i nostri locali”. Beltrami tiene a specificare che c’è una distinzione tra un locale con le slot machine e uno senza. “Sono due locali differenti, credo che se in alcuni di questi venissero tolte le macchinette non avrebbero più clientela, poi ognuno fa come crede ma un bar deve puntare al servizio, alla qualità, al prodotto: solamente così si fidelizza la clientela”.
Sono in molti, tra gettoni e pulsanti, alla ricerca disperata della Dea bendata: italiani, stranieri, giovani, anziani, solitamente più donne che uomini. Una malattia, una dipendenza dal gioco che contagia più categorie di persone.
“Per i gestori di bar è sicuramente un’entrata sicura, incide sul bilancio dell’attività” conferma Beltrami. Una stima approssimativa? Due slot machine possono arrivare ad incassare fino a 50mila euro al mese, ai titolari va circa il 6 per cento pari a 3mila euro al mese. “Soldi che risollevano le sorti di molti esercizi – conclude Beltrami –. Ma ripeto: ho visto madri piangere disperate per i soldi spesi dai figli alle slot machine. Nessun incasso potrà mai giustificare quelle lacrime”.
Viviamo in uno Stato biscazziere e cinico detentore del monopolio del gioco d'azzardo che drena milioni di Euro a sudditi ingenui, poveracci e disperati per distribuire prebende da nababbi a pochi "eletti" (è un eufemismo in quanto messi lì o indicati) e gli si chiede di intervenire per far che? Al denaro che incassano con giochi ladri spacciandoli per la soluzione di tutti i problemi attraverso una pubblicità ingannevole, non rinunceranno mai salvo trasformarlo in qualcosa che rende molto di più come hanno fatto per il finanziamento pubblico ai partiti ora "rimborso elettorale".
RispondiEliminaDobbiamo impedire che continuino a farci del male. Vanno mandati tutti a casa al più presto e con qualsiasi mezzo: politici, burocrati, consulenti, nani e ballerine di turno.
e i 90 miliardi di euro che il governo Berlusconi non ha voluto andarsi a prendere dalle società delle Slot? E Monti non ci ha pensato di farglieli pagare?
RispondiEliminaMeglio l'IMU.Ma andate a ....