Buongiorno
LA STAMPA,03/10/2012
Ridiamo vita
Massimo Gramellini |
La notizia plana in redazione come un’intrusa,
posandosi sopra i piagnistei indignati di qualche ladrone e l’ennesima
baruffa politica fra Chissaramai e Chissachì. Narra di un furgoncino che
batte le strade di Alessandria per ritirare dai negozi, a fine
giornata, i prodotti freschi rimasti invenduti e farne dono alle mense e
agli ostelli dei poveri. L’iniziativa promossa dalle associazioni
locali di volontariato si chiama «Recuperiamoci, ridiamo vita al cibo».
Sembrerebbe l’opera estemporanea di un consesso ristretto di anime
caritatevoli, ma nelle stesse ore scopro che domenica prossima un’amica
metterà in vendita a prezzi simbolici metà del suo guardaroba e che
un’anziana benestante, senza parenti e con un orizzonte limitato di
futuro, ha imprestato ai vicini di casa le eccedenze del suo conto in
banca.
E’ un filone comunitario che cresce sottotraccia, una delle prime risposte alla crisi epocale che ha cambiato per sempre le nostre vite, restituendoci quel senso della misura la cui sconsolante mancanza rende i potenti così insopportabili. Esaurita l’era dell’accumulazione nevrotica e compulsiva, chi ha qualcosa di cui non sa che farsene sente il bisogno di darlo a chi ne ha più bisogno di lui. Può trattarsi di cibi, di vestiti, di libri già (o mai) letti. Ma anche di un bene altrettanto prezioso e forse ancora più scarso: il tempo. Per ascoltare chi non ha orecchie a cui rivolgersi. Per parlare a chi è in cerca di consigli. Per amare senza condizioni né aspettative, che poi resta l’unico modo di uscire veramente dal tempo e sentirsi, nonostante tutto, persino felici.
E’ un filone comunitario che cresce sottotraccia, una delle prime risposte alla crisi epocale che ha cambiato per sempre le nostre vite, restituendoci quel senso della misura la cui sconsolante mancanza rende i potenti così insopportabili. Esaurita l’era dell’accumulazione nevrotica e compulsiva, chi ha qualcosa di cui non sa che farsene sente il bisogno di darlo a chi ne ha più bisogno di lui. Può trattarsi di cibi, di vestiti, di libri già (o mai) letti. Ma anche di un bene altrettanto prezioso e forse ancora più scarso: il tempo. Per ascoltare chi non ha orecchie a cui rivolgersi. Per parlare a chi è in cerca di consigli. Per amare senza condizioni né aspettative, che poi resta l’unico modo di uscire veramente dal tempo e sentirsi, nonostante tutto, persino felici.
Finalmente qualcuno che ci mostra l'altra Italia. L'Italia che sa soffrire ed aiutare il prossimo senza tanto can can;bello sarebbe che i tromboni che quotidianamente ci assordano con le "loro verita'"e che ci nauseano con i loro malaffari, prendessero esempio da questi italiani.
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