A scuola l'incubo delle madri con il suv.
Diego Colombo
Ricomincia la scuola e nelle ore di punta per le strade della città si tornerà ad imbottigliarsi. Il nuovo imperativo è a scuola in suv, perché le auto devono dimostrare sempre più aggressività. Positiva l'attenzione alla sicurezza, ma tanti nuovi modelli è come se volessero apparire più cattivi: ci si getta per le strade come se si avesse il coltello tra i denti, con irruenza e senza guardare in faccia nessuno. Anzi, è meglio se si incute un po' di paura, con motori più potenti e design più ferini. È come con il culturismo: è bene diventare più muscolosi, ma se non diventa
esibizionismo sprezzante del prossimo meno in forma. Tutto questo è ancora più assurdo quando si tratta di accompagnare a scuola dei bambini. Da diversi anni ormai è stato ideato il Pedibus, un progetto per andarci insieme, senza l'auto di mamma e papà: ha le fermate, proprio come un autobus, dove chi vuole può aggiungersi all'allegra brigata per raggiungere la classe con la giusta precauzione, accompagnati da volontari. Si risparmia benzina, si offre un minimo contributo al miglioramento della qualità dell'aria, si combatte l'obesità infantile. Inoltre si impara a conoscere le vie del proprio quartiere o del proprio paese, gli odori e i colori che con l'auto non si sentono e non si vedono più. Magari ci si ferma dal panettiere all'angolo a comperare la merenda per l'intervallo e il giornale locale alla vicina edicola, un acquisto che noi non possiamo che raccomandare.
Quando andavamo a scuola noi, il Pedibus non c'era, ma era spontaneo per tutti, fin dalle elementari, raggiungere a piedi gli istituti. E non c'erano tanti timori: forse solo in prima elementare si era accompagnati da mamma o papà, poi via da soli. E com'era bello, per esempio per noi che frequentavamo il Sarpi, ritrovarsi davanti a un negozio e salire con la propria banda per via Noca e via Porta Dipinta: quando si arrivava a varcare il temibile portone del liceo, ci si sentiva più corazzati grazie alla rigenerante ascesa compiuta conversando simpaticamente con gli amici e i compagni. Il problema è che il nostro intero sistema economico è stato basato sull'auto e sul suo sconfinato indotto, in particolare proprio in Italia. Ma come non c'è nessun bisogno delle quattro ruote per andare a prendere il latte, così non ce n'è quasi mai necessità per accompagnare i figli a scuola. Piove? Bene, è tutta salute, l'aria si ripulisce, l'erba ridiventa verde, si respira meglio. Per ripararsi basta un buon ombrello. Invece, quando piove, il traffico delle città va sistematicamente in tilt: tutti inscatolati e a passo d'uomo. Insomma ricomincia la scuola e la circolazione regolare che abbiamo sperimentato nei tre mesi estivi diventerà un nostalgico ricordo come le vacanze. Perché mamma e papà riprenderanno a scortare a scuola in auto i pargoletti come i ragazzotti, incrementando esponenzialmente il traffico. Questa caldissima estate tropicale dalla quale non siamo ancora usciti, preceduta da una stagione invernale eccezionalmente secca, dovrebbe aver convinto anche i più scettici riguardo all'effetto serra: è una drammatica realtà che coinvolge tutto il pianeta, non uno slogan ambientalista, e ha provocato un drastico, evidente cambiamento climatico. Chi ancora ha dubbi provi a parlarne con gli agricoltori. Altro che suv per portare i bambini a scuola. Fa sempre più caldo, piove sempre meno: non servono studi particolari per accorgersene, basta guardarsi in giro e vedere come i prati sono ormai più gialli che verdi e i fiumi sono spesso tremendamente in secca. Questo è, e sarà sempre più, «il» problema, perché le stesse attività imprenditoriali hanno costantemente urgenza di acqua. La prosperità delle valli del Nord Italia è stata alimentata dalla ricchezza dei corsi d'acqua, base imprescindibile di svariatissime imprese. Con poca acqua c'è meno lavoro, più povertà: lo insegna la geografia dell'Italia, dove il Sud è rimasto più arretrato anche perché le risorse idriche sono assai scarse rispetto al Nord.
Ripartiamo allora facendo capire ai nostri ragazzi che andare a scuola a piedi, in tutte le situazioni dove è possibile, non solo è più salutare, ma è anche un segnale di consapevolezza ambientale.
Diego Colombo
L'ECO DI BERGAMO,Mercoledì 12 Settembre 2012
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