L'Europa a un passo
dalla rivolta civile
dalla rivolta civile
Monti all'Onu lo ha detto a chiare lettere: «È la più profonda e peggiore crisi nella storia dell'Unione europea». E proprio alla vigilia del suo discorso le piazze di tre Paesi si sono incendiate, la Francia ha ammesso che per la prima volta in tredici anni il numero dei suoi disoccupati ha varcato la soglia psicologica dei tre milioni e la stessa Germania ha previsto una contrazione della forza lavoro prima della fine dell'anno. Sebbene il movimento degli «indignati», attivissimo in Spagna, non si sia ancora diffuso come si temeva, le reazioni popolariall'austerità, alla recessione e alla continua perdita di posti di lavoro si vanno intensificando in tutta Europa, assumendo sempre più spesso forme violente.
Se la settimana scorsa mezzo milione di portoghesi si è limitato a una marcia pacifica per protestare contro un aumento dei contributi sociali, martedì in Spagna migliaia di persone furibonde hanno tentato di dare l'assalto al Parlamento e mercoledì bande di dimostranti, molti con i classici passamontagna neri, hanno messo Atene a ferro e fuoco lanciando alla polizia che cercava di contenerli grida di «traditori» e di «porci della Merkel».
Intanto i sondaggi rivelano ovunque quella crescente insofferenza verso l'Europa: una insofferenza che nei Paesi del Nord, con i conti ancora a posto, si traduce nella crescita di movimenti nazionalisti e xenofobi che si rifiutano di finanziare le «cicale» del Sud, e nel Sud in un odio crescente per una Germania accusata non solo di lesinare gli aiuti agli altri Paesi, ma addirittura di approfittare della crisi del debito sovrano per finanziarsi a costo zero. In ogni Paese colpito dalla recessione ci sono mine pronte ad esplodere: ci si chiede, per esempio, che cosa potrebbe succedere a Taranto, se davvero la magistratura riuscisse a fare chiudere l'Ilva creando d'un colpo 10 mila nuovi disoccupati. Crescono perciò i timori che alla «primavera araba» possa seguire un «inverno europeo», fatto di scioperi selvaggi, agitazioni di piazza, e nei Paesi più provati dove molte famiglie sono con l'acqua alla gola, saccheggi. Le famiglie che non arrivano alla fine del mese sono senz'altro più numerose di un anno fa, e il continuo aumento della disoccupazione giovanile fa sì che sempre più numerosi siano anche i giovani disponibili, certo più dei loro genitori, ad entrare in azione.
Il sempre più diffuso disprezzo per la classe politica, accusata da avere mantenuto i propri privilegi mentre sta privando la gente delle conquiste di cinquant'anni di crescita, non aiuta di sicuro a rasserenare l'ambiente. Proprio dagli eventi del Nord Africa abbiamo imparato che una rivolta, una volta innescata, può diffondersi come il fuoco nella prateria; e se la distanza tra Atene e i maggiori Paesi europei resta grande, Madrid, Barcellona e le banlieue francesi sono molto più vicine. Purtroppo, le previsioni sono che Grecia e Spagna, se non affonderanno, avranno bisogno di molto più tempo per uscire dal baratro e che il 2013 sarà ancora un anno molto difficile. Possiamo solo sperare che la gente mantenga quel tanto di pace sociale senza il quale una ripresa diventerebbe ancora più difficile, se non impossibile.
Livio Caputo
L'ECO DI BERGAMO, Venerdì 28 Settembre 2012
non rimane altro che prendere i forconi e circondare i palazzi di roma e regioni
RispondiEliminaquesto momento si sta sempre più avvicinando monti la fiutato... la sua manovra d austerità avrà forti conseguenze e gia si vedono aumento disoccupazzione in primis e tasse che abbattono ancora il potere d acquisto
gli imprenditori scappano e delocalizzano questa realtà la stiamo vivendo e molti concittadini sono e saranno senza lavoro
e chi ci pensa a loro... berlusconi ,renzi,casini ,bersani ....
ma fatemi il piacere
RIVOLUZIONE
libero