«Caduta dei consumi: solo nel 1930 una crisi peggiore»
L'ECO DI BERGAMO,Venerdì 03 Agosto 2012
ROMA
I consumi nel 2012 scenderanno del 2,8%, registrando così la caduta più forte dal Dopoguerra. A fare i calcoli è la Confcommercio che spiega come occorra tornare indietro al 1930 per trovare un dato che si possa definire peggiore con certezza. E la stretta sulle spese fatta dalle famiglie non farà altro che acuire la recessione: secondo l'associazione dei commercianti si va verso un calo del Pil del 2,2% per l'anno in corso e dello 0,3% per il prossimo. Tutte stime riviste nettamente al ribasso rispetto a quanto indicato a fine marzo, quindi giusto qualche mese fa. Il peggioramento del quadro economico risulta evidente non solo sulle variazioni, ma anche guardando al livello del prodotto interno lordo, che proprio durante l'estate tocca «i minimi storici».
La situazione presentata da Confcommercio nel Rapporto sulle economie territoriali e il terziario di mercato è quasi un bollettino di guerra, che vede tutta l'Italia in ginocchio davanti a una crisi che riprende la carica. Basti pensare che a livello di reddito procapite prodotto nel 2013 nessuna regione riuscirà ad allinearsi al periodo precrisi. Anzi, alcune aree arretrano ai primi anni Novanta. D'altra parte, lo studio della Confcommercio calcola che «il reddito reale pro capite degli italiani è calato di circa 1.800 euro tra il 2002 e il 2012 (-9,8% reale a testa)». Per il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, il tallone d'Achille dell'Italia è proprio «la debolezza strutturale della domanda interna», che porta il Paese dritto all'epoca della Grande depressione. Anche per il prossimo anno le stime vedono i consumi ancora in negativo (-0,8%) e secondo l'Ufficio studi dell'organizzazione saranno circa 20 mila i negozi che scompariranno quest'anno, risultato di un saldo negativo tra aperture e chiusure. Ecco che per Sangalli bisogna agire, rilanciare la domanda, anche puntando all'economia dei servizi che rappresenta il 43% dell'occupazione e ponendo come «prioritaria la riforma fiscale». Ma una scossa deve arrivare pure dalla politica. Il numero uno dei commercianti, infatti, si augura che si giunga «quanto prima» a una nuova legge elettorale in modo da avere «un Parlamento di scelti e non di nominati».
I consumi nel 2012 scenderanno del 2,8%, registrando così la caduta più forte dal Dopoguerra. A fare i calcoli è la Confcommercio che spiega come occorra tornare indietro al 1930 per trovare un dato che si possa definire peggiore con certezza. E la stretta sulle spese fatta dalle famiglie non farà altro che acuire la recessione: secondo l'associazione dei commercianti si va verso un calo del Pil del 2,2% per l'anno in corso e dello 0,3% per il prossimo. Tutte stime riviste nettamente al ribasso rispetto a quanto indicato a fine marzo, quindi giusto qualche mese fa. Il peggioramento del quadro economico risulta evidente non solo sulle variazioni, ma anche guardando al livello del prodotto interno lordo, che proprio durante l'estate tocca «i minimi storici».
La situazione presentata da Confcommercio nel Rapporto sulle economie territoriali e il terziario di mercato è quasi un bollettino di guerra, che vede tutta l'Italia in ginocchio davanti a una crisi che riprende la carica. Basti pensare che a livello di reddito procapite prodotto nel 2013 nessuna regione riuscirà ad allinearsi al periodo precrisi. Anzi, alcune aree arretrano ai primi anni Novanta. D'altra parte, lo studio della Confcommercio calcola che «il reddito reale pro capite degli italiani è calato di circa 1.800 euro tra il 2002 e il 2012 (-9,8% reale a testa)». Per il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, il tallone d'Achille dell'Italia è proprio «la debolezza strutturale della domanda interna», che porta il Paese dritto all'epoca della Grande depressione. Anche per il prossimo anno le stime vedono i consumi ancora in negativo (-0,8%) e secondo l'Ufficio studi dell'organizzazione saranno circa 20 mila i negozi che scompariranno quest'anno, risultato di un saldo negativo tra aperture e chiusure. Ecco che per Sangalli bisogna agire, rilanciare la domanda, anche puntando all'economia dei servizi che rappresenta il 43% dell'occupazione e ponendo come «prioritaria la riforma fiscale». Ma una scossa deve arrivare pure dalla politica. Il numero uno dei commercianti, infatti, si augura che si giunga «quanto prima» a una nuova legge elettorale in modo da avere «un Parlamento di scelti e non di nominati».
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