La Sicilia che spende,
l'Italia che paga!
l'Italia che paga!
Andrea Ferrari
Una Sicilia sull'orlo del fallimento che potrebbe scatenare la temuta «battaglia d'agosto» degli speculatori contro l'euro e l'Italia: ecco di cosa hanno tra l'altro parlato «con urgenza» ieri mattina Giorgio Napolitano e Mario Monti. Il default di una delle regioni più popolose del nostro Paese potrebbe indurre i mercati ad un maggior pessimismo sul «cammino virtuoso» dell'Italia e incoraggiare gli speculatori a scommettere contro il nostro Paese. Per il momento da Palazzo Chigi hanno staccato un assegno di 400 milioni per tamponare la falla, ma durerà poco: serve ben altro.
Ecco perché Monti vuole al più presto commissariare il governo siciliano condotto da quel Raffaele Lombardo che in questi anni si è destreggiato tra maggioranze eterogenee e imputazioni in processi per mafia.
Ora Lombardo ha annunciato che si vuole dimettere per portare la Regione alle elezioni: nega che la Sicilia sia sull'orlo del baratro, nega anche che la si possa commissariare a causa dello Statuto speciale dell'isola, e soprattutto diffida i partiti «romani» dal voler rinviare le elezioni (previste ad ottobre) alla prossima primavera, abbinandole a quelle nazionali: «Pd e Udc hanno bisogno di tempo per mettersi d'accordo sul candidato presidente – spiega – e Monti dà loro ascolto». In realtà cosa dirà Monti a Lombardo nell'incontro del 24 luglio è chiarissimo: mettere le disastrate casse siciliane sotto l'occhiuto controllo di un prefetto che possa lavorare per un tempo ragionevole: per combinare qualcosa non basterebbero le poche settimane dalla nomina alle elezioni in ottobre.
Soprattutto il presidente del Consiglio vuole dare un segnale di rigore all'estero per dire: la Sicilia è sotto controllo, non si ripeterà che l'Unione europea si rifiuti di sborsare 600 milioni di finanziamenti già stanziati perché convinta di gettarli in un buco nero.
Si sa che la Regione Sicilia ha 18 mila dipendenti, più del governo inglese, o della Lombardia che pure conta il doppio della sua popolazione, o del Piemonte che ne ha appena duemila. Si sa che la spesa per beni e servizi è due volte che nel resto d'Italia e quella per il personale il triplo. Che ci sono decine di migliaia di «camminatori regionali» (?) e di guardie forestali (ma pochi boschi) e squadroni di «dirigenti» super pagati. Che sono migliaia le società collegate alla Regione, quasi tutte in rosso, mentre i deputati regionali (a Palermo si devono chiamare «onorevoli») guadagnano una media di 20 mila euro al mese. La Sicilia si trattiene le tasse dei suoi contribuenti cui si aggiungono i normali trasferimenti dello Stato, eppure ha un rosso di cinque miliardi che secondo alcuni potrebbe addirittura raddoppiare. Insomma, il fallimento.
Non che sia tutta colpa di quel colorito personaggio di Lombardo, certo, anche se fa impressione che – mentre annunciava le dimissioni per la fine di luglio – il governatore procedeva a cento nomine di amici, collaboratori e famigli. E colpisce che lo stesso Lombardo mandi «a farsi ammazzare» il presidente della Confindustria siciliana Lo Bello, più volte minacciato dalla mafia, perché reo di averlo criticato. Adesso Monti deve mandare un prefetto di ferro a chiudere la cassa prima che si facciano altri guai, e Napolitano è pronto a dargli una mano.
Andrea Ferrari,L'ECO DI BERGAMO,19 luglio 2012.
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