Quirico: la guerra
che stiamo sottovalutando
Eccola la prossima guerra che ci attende, si avvicina, già incombe, da una parte l’Occidente, noi, dall’altra l’Islam radicale determinato a vendicare i secoli dell’umiliazione, a ricostruire con i soldi dell’Arabia Saudita e del Qatar, grande invincibile, la terra del vero dio. Oggi ad essere colpita è Nairobi, e a colpire sono gli shebab. Domani sarà la Tunisia, la Siria, l’Egitto.
E poi toccherà, almeno nei loro sogni, a Al Andalus, la Spagna che, come mi hanno raccontato gli uomini di Al Qaeda di cui sono stato prigioniero, è «terra nostra e la riprenderemo». All’Occidente, spaurito e volutamente distratto e saldamente deciso a seguire un mito di un Islam moderato, educato che esiste solo nei libri (e nelle bugie), disperatamente aggrappato al calendariuccio delle nostre nobili comodità, sfugge la semplicità brutale del problema. L’Islam fanatico che era un semplice guaio di polizia che ci costava soldi e rendeva complicata la vita, ma non era letale, sta per diventare un problema militare. Quando si è deboli e brutali, come lo è oggi l’Occidente, si è molto più odiati di quando si è forti e brutali ed è ciò che sta accadendo ora.
I folli di dio somali che separano i musulmani dagli «altri» e cominciano a giustiziare i secondi, sono il segno manifesto di questa dichiarazione di guerra, a Nairobi ci sono i primi morti della guerra che verrà. Gli shebab sono la metastasi della tragedia somala, il paradigma di un Paese dove il radicalismo religioso era in passato sconosciuto. Soltanto attraverso la brutalità di una guerra civile, approfittando dell’indifferenza dell’Occidente che non ha saputo intervenire, sono diventati padroni del Paese. Bisognava emarginarli, ma non distruggerli.
Ci sono voluti molti anni, ora sono ricomparsi. Controllano ancora buona parte del territorio, possono colpire e vendicarsi nel vicino Kenya colpevole di aver occupato, con la scusa di riportare l’ordine, una parte del territorio somalo (tra l’altro ricco di petrolio). Una storia somala sta per ripetersi in Siria: una rivoluzione troppo debole, gli islamisti che si preparano dopo la cacciata di Assad a imporre la loro legge,
Il Califfato, una società olistica ripiegata su se stessa e sul passato, sembrava un sogno retorico, ma si materializza ogni giorno di più nei fatti. Il partito di dio e i suoi eserciti dimostrano di essere in grado di aprire nuovi fronti. In una guerra santa la morte diventa un combustibile, un mezzo per un fine in sé.
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