GRUPPO EL@

LA PALLA FINISCE NEL CAMPO DI MISTER "B"...

Andrea Ferrari

 Chi si aspettava da Napolitano una risposta semplice ad una questione estremamente complessa come è la situazione politica dell'Italia dopo la condanna di Berlusconi, o non aveva chiari i termini molteplici e contraddittori del problema che ha davanti il Capo dello Stato o non conosceva il carattere del nostro presidente. Il quale ha dato una risposta ovviamente articolata ad un problema quasi inestricabile. Qualcuno commenta: Napolitano ha preso tempo. Può darsi, e probabilmente è stata una mossa saggia. Altri dicono: il suo non è stato né un no né un sì alle pretese di grazia di Berlusconi, ma un «ni». Anche questo può darsi, ma se è un «ni» è sicuramente pieno di condizioni stringenti proprio per il Cavaliere. Del resto, la diplomazia è ciò che ha consentito al Quirinale di ergersi in questi anni di crisi e di impotenza politica al limite dello sfascio quale unico punto di riferimento istituzionale del Paese. Fatta questa premessa, proviamo a sintetizzare la risposta del Capo dello Stato a quelle «pressioni animose» che lui per prima cosa respinge, scrollandosele di dosso e rivendicando la propria autonomia. Primo punto: provocare oggi l'instabilità politica sarebbe un disastro. Bisogna tenere in piedi il governo Letta e nessuno (neanche nel Pd) si illuda che le elezioni anticipate siano una soluzione. Secondo: le sentenze si applicano e se ne prende atto. Possono anche essere criticate legittimamente, ma non si vada oltre. Terzo: la cosiddetta agibilità politica del Berlusconi è problema che c'è, che riguarda il Pdl, ma è anche un dato politico dal quale non si può prescindere, stante il consenso che quel leader, già presidente del Consiglio, raccoglie nel Paese. Quarto: nessuno finora ha chiesto la grazia per Berlusconi. E se questa domanda arrivasse, sarebbe valutata con rigore - ecco il passaggio chiave - «per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza passata in giudicato, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale che incida sull'esecuzione della pena principale». Quindi la strada è aperta, se si vuole. Quinto: nessuno sta comunque parlando di carcere per il Cavaliere, ma di pene alternative che potranno essere modulate. E allora il messaggio che Napolitano lancia a Berlusconi è il seguente, volendo semplificare brutalmente: innanzitutto occorre che lei continui a sostenere il governo e la legislatura tenendo a bada i più nervosi dei suoi sostenitori che vorrebbero indurla a far precipitare la situazione; poi è chiaro che anche lei deve accettare serenamente la sentenza che la riguarda, nel rispetto della divisione dei poteri. Se, sulla base di tutto ciò, lei vorrà chiedere la grazia, sappia che la valuteremo con rigore ed equanimità (ma solo a queste condizioni). La riprova che questa interpretazione è fondata viene dai commenti cautamente soddisfatti del Pdl, dalla rabbia dei grillini che evocano Ponzio Pilato, da un certo imbarazzo del Pd che ovviamente non se la sente di criticare ma che non può nemmeno applaudire, e dunque si rifugia con Epifani in qualche frase di circostanza. Molto si discuterà di questa cruciale nota quirinalizia, ma nessuna polemica (che comunque ci sarà) potrà sottovalutare il fatto che la situazione è più stabile e che il governo ha guadagnato del tempo e può - anzi deve - accelerare sull'attuazione del programma. Dal momento che - ricorda Napolitano - nella crisi s'è accesa una luce e alla gente interessa che non sia spenta.

Da L'ECODI BERGAMO,14.8.2013