L'imprenditore: una beffa «Anche le banche responsabili»
«In 50 anni di attività non ho mai vissuto una crisi così, e questo decreto legge sarà solo una goccia nel mare». Gianpietro Biffi lavora principalmente con i Comuni, perché l'azienda di famiglia si occupa della realizzazione di impianti sportivi, e ha vissuto sulla sua pelle gli effetti del Patto di stabilità. Come sostenere pagamenti a 180 giorni – e anche oltre - con estrema difficoltà nel reperire risorse dalle banche. L'imprenditore di Villa d'Adda non ha fiducia nel decreto legge varato dal governo per il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle aziende, ed è convinto che non basterà a salvarle dal fallimento: «In questo periodo società come le nostre, nonostante questa crisi pesantissima, sono in piedi solo perché si tratta di società sane, i cui titolari hanno affrontato la crisi a viso aperto mettendoci tutto quello che avevamo messo da parte – spiega Biffi –. In questa situazione ci sono di mezzo le famiglie, è stato l'orgoglio lombardo che ci ha portato a tenere in piedi le nostre attività». «Nessun beneficio alle imprese» La notizia dello sblocco da parte del governo di 7 miliardi, che nel 2013 gli enti locali (Comuni, Province e Regioni) potranno utilizzare per appianare i debiti pendenti con le aziende, non ha suscitato gli entusiasmi dell'imprenditore, rappresentante di molte altre realtà presenti in provincia. «La mia è la voce di chi grida nel deserto – afferma Biffi –. Questo decreto non porterà nessun particolare giovamento, anche perché solo una piccola parte sarà resa disponibile ai Comuni. Con le società che non hanno più un euro in tasca non servirà a risollevare le nostre sorti». Nel mirino dell'imprenditore, le banche: «Le imprese non vedranno neanche questi soldi, perché finiranno alle banche per le anticipazioni fatte.
Il vero problema sono loro che, nonostante il lavoro sia calato del 40%, ci chiedono di pagare tassi dal 6 al 9%. Così le imprese bruciano gli utili e si creano debiti. Sono tassi fuori da ogni logica di mercato che penalizzano le imprese, ma la parola d'ordine delle banche è “rientrare”, anche se i problemi nascono dagli interessi passivi che dovrebbero essere a carico dei Comuni e che invece devono pagare le imprese». «Lo Stato risponda dei ritardi» All'origine della crisi, almeno per tutti quegli imprenditori che prestano servizi per le amministrazioni comunali, il Patto di stabilità, che Biffi descrive come una delle scoperte più brutte fatte in 50 anni di lavoro: «Ho scoperto il Patto di stabilità nel 2009, avevo già problemi con 5 Comuni che erano impossibilitati a pagare per il Patto. Avevo denunciato subito la cosa, ma solo dopo qualche tempo si è scoperto che era la punta di un iceberg. Ci può stare che il pagamento non avvenga subito, ma la prassi prevede anche pagamenti di 180 giorni. Ci sono casi in cui i Comuni ci hanno chiesto di fare dei decreti ingiuntivi, in modo da essere costretti a pagare». E i Comuni? Dalle parole dell'imprenditore sembra che siano vittime del sistema: «Sono particolarmente arrabbiato con le banche, ma c'è anche un'ingiustizia di fondo nel rapporto tra pubblico e privato – conclude Biffi –. Perché un cittadino se non paga la multa nei tempi paga il doppio, mentre lo Stato paga quando vuole e non ti dà un centesimo di interesse. Vorremmo che lo Stato si comportasse come noi siamo chiamati a fare».
Dia. No.- L'ACO DI BERGAMO
Il vero problema sono loro che, nonostante il lavoro sia calato del 40%, ci chiedono di pagare tassi dal 6 al 9%. Così le imprese bruciano gli utili e si creano debiti. Sono tassi fuori da ogni logica di mercato che penalizzano le imprese, ma la parola d'ordine delle banche è “rientrare”, anche se i problemi nascono dagli interessi passivi che dovrebbero essere a carico dei Comuni e che invece devono pagare le imprese». «Lo Stato risponda dei ritardi» All'origine della crisi, almeno per tutti quegli imprenditori che prestano servizi per le amministrazioni comunali, il Patto di stabilità, che Biffi descrive come una delle scoperte più brutte fatte in 50 anni di lavoro: «Ho scoperto il Patto di stabilità nel 2009, avevo già problemi con 5 Comuni che erano impossibilitati a pagare per il Patto. Avevo denunciato subito la cosa, ma solo dopo qualche tempo si è scoperto che era la punta di un iceberg. Ci può stare che il pagamento non avvenga subito, ma la prassi prevede anche pagamenti di 180 giorni. Ci sono casi in cui i Comuni ci hanno chiesto di fare dei decreti ingiuntivi, in modo da essere costretti a pagare». E i Comuni? Dalle parole dell'imprenditore sembra che siano vittime del sistema: «Sono particolarmente arrabbiato con le banche, ma c'è anche un'ingiustizia di fondo nel rapporto tra pubblico e privato – conclude Biffi –. Perché un cittadino se non paga la multa nei tempi paga il doppio, mentre lo Stato paga quando vuole e non ti dà un centesimo di interesse. Vorremmo che lo Stato si comportasse come noi siamo chiamati a fare».
Dia. No.- L'ACO DI BERGAMO
questo decreto mette una pezza alle conseguenza di un problema che non si vuole risolvere. Il patto di stabilità è utile solo allo stato per prelevare la liquidità dei comuni all'occorrenza.
RispondiEliminaSe siamo arrivati a questo punto, non e' anche colpa degli imprenditori che non erano mai paghi del loro guadagno? Quando alla lira e' subentrato l'euro, lo stipendio si e' dimezzato subito, mentre i prezzi no. Chi ha tratto vantaggio dall'evasione fiscale, dalla possibilita' di detrarre dalla denuncia dei redditi anche spese non inerenti alle attivita' produttive, chi ha fatto speculazioni in borsa( vedasi il caso Parmalat, Cirio)? Personalmente capisco benissimo, perche' ne sto pagando le conseguenze, la situazione, ma ritengo che io, che imprenditore non sono mai stato, e che non ho mai goduto di certi agi economici , faccia fatica a sentirmi solidale con i corresponsabili di questa catastrofe.
RispondiEliminala maggior parte degli imprenditori grazie a tutta l evasione fatta in caso di fallimento grazie ai soldi portati nei paradisi fiscali e con lo stato compiacente che SAPEVA ma gli conveniva pure a loro i magna magna vi andrà sempre bene ..
Eliminachi ci perde sono i dipendenti che non avranno più nulla
Gianpietro,
RispondiEliminati ricordi di me? ero sindaco di Arcore nel 1997, anno in cui venne realizzata la tensostruttura di via s.martino. Lavoro ben fatto. Ancora grazie. Tegn dur....
Enrico Perego