L’ITALIA DEGRADATA E IL FATTORE ETICO.
Un’Italia
saccheggiata dalle tribù è l’immagine del 2012.
A ognuno il suo. Ai politici i
soldi pubblici,al calcio le partite truccate,ai banchieri il Monte dei Paschi,a Berlusconi le
olgettine.
Il degrado morale va
di pari passo con il declino economico. Il pesce
puzza dalla testa, ma se poi
guardiamo la cronaca
spicciola non è solo l’assessore Zambetti della
Regione Lombardia che viene a patti con il
diavolo.
Ognuno ha la sua n’drangheta interiore per farsi
tentare.
Prendiamo a Torino il
caso Musy. Candidato Udc alle elezioni
comunali, una mattina trova ad
attenderlo sotto casa
un uomo con un casco da motociclista che gli
spara e lo riduce in fin di vita. Da più di un anno è
in coma. Secondo le indagini condotte dalla
Procura del capoluogo piemontese,a far fuoco è stato
un soggetto che intendeva legittimarsi come
uomo di potere. In
breve, voleva
partecipare alle elezioni in lista con Musy ma era stato
respinto; voleva far raccomandare al concorso
universitario il figlio dell’ex ministro socialista
Andò, ma la vittima, che era anche professore
universitario, si era opposta.
Da qui il
risentimento. Poi si viene a sapere che un altro
professore più anziano, maestro di
Musy, ha identificato
l’attentatore ma non l’ha detto alla polizia,
nonostante gli accorati appelli
della moglie a
rivelare un qualsiasi indizio che portasse sulle tracce
del colpevole. La polizia scopre che il mancato
testimone scrive un bigliettino in cui è scritto che
chi non fa un piacere poi non si deve
meravigliare se gli succede qualcosa.
Ecco, l’Italia delle
consorterie è questa. In assenza dell’idea di bene
comune prevale lo spirito
di branco, di
interesse, di amicizia equivoca,di clan o di
clientela. Insomma, basta che due otre si trovino e subito scatta il senso di
connivenza.
Nemico numero uno: la
cosa pubblica, le regole,una disciplina che
stabilisce fin dove arrivare per non ledere gli
interessi di tutti. Il problema italiano è tutto qui.
Il fenomeno è sempre
presente, a volte in
forma carsica per poi riapparire in modo prorompente.
L’anno
passato è stato squassante.
Ma perché
in Italia si corrompe tanto? Una questione
di vecchia data.
Siamo cresciuti
storicamente negli scandali.
Dalla Banca Romana
nel 1892 sino a Mani pulite del 1992 a Regioni
pulite di oggi. Inutile farsi
illusioni. Da qui
bisogna partire. Lo dice anche il cardinal Bagnasco,
presidente della Conferenza episcopale italiana,
perché si rende conto che la disoccupazione, la
riduzione in miseria di interi strati sociali, unita
alla corruzione dei costumi pubblici, è una bomba
a orologeria. È il fronte etico il nuovo fattore «E»,
quello che può fare dell’Italia un Paese in grado di
uscire dalla crisi.
La sfida del momento è
quella della rinuncia.
Nessuno è disposto a fare un
passo indietro. E la classe dirigente a cominciare
da quella politica è indifferente.
Si doveva introdurre
il reato di falso in bilancio e ridurre
il numero dei deputati e senatori
ma i parlamentari –
dei quali, va ricordato,tra senatori e
deputati, circa cento sono condannati,
imputati, indagati o
prescritti – hanno detto no.
Un Paese o è in grado
di riformarsi da solo o finiscono per imporglielo gli
altri. Che possono essere anche situazioni
specifiche.
Nel novembre 2011, ad un passo dal
default, l’emergenza ha fatto ingoiare agli
italiani l’aumento dell’età pensionabile e l’Imu.
Adesso che
lo spread è tornato a livelli accettabili
tutti si sono dimenticati che l’Italia
è in cura dimagrante.
Per cui è chiaro che ci vorrà un’altra
emergenza per riportare il buon senso.
Che negli
italiani abbonda ma va sollecitato da una classe dirigente RESPONSABILE.
di ALBERTO KRALI
Nessun commento:
Posta un commento