Bagnasco: «I cattolici partecipino al voto»
Il presidente dei vescovi: nessun disimpegno
«Uniti sulle questioni eticamente sensibili»
Nessun disimpegno. Nessuna distrazione. La politica per un cattolico è soprattutto spirito di servizio. Se proprio non si vuole o non si può partecipare alla politica attiva, almeno si vada a votare. «A un cattolico quest'atmosfera di disimpegno non è consentita e partecipare con il voto è già un modo concreto per non disertare la scena pubblica». Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, intervistato da «Famiglia Cristiana», risponde sui sondaggi che dicono che una parte dei cattolici è incerta in vista delle elezioni.
«La presenza di esponenti cattolici in schieramenti differenti dovrà accompagnarsi a una concreta convergenza sulle questioni eticamente sensibili», spiega Bagnasco. «La mancanza di lavoro è la grave urgenza del nostro Paese», afferma il porporato, secondo cui «è questo un banco di prova su cui la politica dopo le elezioni sarà costretta a cimentarsi. Speriamo di concerto e non su barricate contrapposte». Il cardinale accetta di parlare dell'Italia «malata» alla vigilia di due eventi di rilievo: la presentazione del libro che raccoglie cinque anni di sue prolusioni alle assemblee dei vescovi (si intitola «La porta stretta», Cantagalli editore), e il Consiglio permanente della Cei, dal 28 al 31 gennaio.
Per il presidente dei vescovi, «la crisi della fede è la questione delle questioni. La sfida è sotto gli occhi di tutti. Ma non la si vince con semplici strategie pastorali o affinando i linguaggi della comunicazione diffusa. Il punto di partenza è che i credenti vivano di fede nella vita concreta. Quando la nostalgia di Dio rinasce e con essa la gioia di viverlo e testimoniarlo, l'evangelizzazione diventa possibile. Il relativismo etico è, in realtà, l'effetto della perdita di orientamento che si produce quando Dio sparisce dall'orizzonte e l'uomo finisce per credersi misura di tutte le cose».
Per Bagnasco l'istituzione della famiglia in Italia è sotto assedio. «Gli attacchi alla famiglia non sono, in primo luogo, una questione religiosa. Rappresentano piuttosto un'alterazione dell'esperienza individuale e sociale. Sottrarre ai figli la possibilità di avere un papà e una mamma vuol dire manipolare l'elementare forma di ingresso nel mondo che, grazie alla reciprocità del maschile e del femminile, garantisce l'armonico sviluppo della persona umana. Abolire una delle due figure di riferimento, in nome della filosofia del gender che censura quanto è già inscritto nell'esperienza umana, vuol dire rifiutare l'evidenza, indebolendo il soggetto umano, proprio al suo apparire. Nel nostro Paese per altro è vistosa l'assenza di politiche familiari adeguate e durature».
Bagnasco si sofferma anche sulla presunta esenzione fiscale degli enti ecclesiastici, in particolare sull'Imu, che ha scatenato feroci polemiche. «Non esiste alcuna "legge ad ecclesiam". La Chiesa le tasse finora le ha pagate, contrariamente a ciò che si dice e si scrive. Evadere le tasse è peccato». Il cardinale descrive l'Italia come un Paese «spaesato», disamorato, divenuto quasi fatalista. «L'effetto è un ripiegamento sul privato e una fuga nella demagogia che allontana la possibilità di un cambiamento». Il direttore del settimanale chiede come mai i cattolici spesso si dividono sui valori non negoziabili. Non sarebbe stato meglio che i cattolici confluissero tutti al centro per contare di più? «I cattolici – risponde Bagnasco – sono chiamati in una società lacerata e priva di slancio vitale a riprendere il cammino, perché è ancora possibile riscattare un Paese che ha un potenziale enorme. Penso però che l'Italia non riprenderà a girare senza riappropriarsi della sua sensibilità umanistica, che è innegabilmente cristiana. Qui sta l'apporto che ci si attende da politici credenti, un contributo non generico, ma come esige la storia oggi, sempre più puntuale e concreto».
Lorenzo Rossi - L'ECO DI BERGAMO,Mercoledì 23 Gennaio 2013
Il presidente dei vescovi: nessun disimpegno
«Uniti sulle questioni eticamente sensibili»
Nessun disimpegno. Nessuna distrazione. La politica per un cattolico è soprattutto spirito di servizio. Se proprio non si vuole o non si può partecipare alla politica attiva, almeno si vada a votare. «A un cattolico quest'atmosfera di disimpegno non è consentita e partecipare con il voto è già un modo concreto per non disertare la scena pubblica». Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, intervistato da «Famiglia Cristiana», risponde sui sondaggi che dicono che una parte dei cattolici è incerta in vista delle elezioni.
«La presenza di esponenti cattolici in schieramenti differenti dovrà accompagnarsi a una concreta convergenza sulle questioni eticamente sensibili», spiega Bagnasco. «La mancanza di lavoro è la grave urgenza del nostro Paese», afferma il porporato, secondo cui «è questo un banco di prova su cui la politica dopo le elezioni sarà costretta a cimentarsi. Speriamo di concerto e non su barricate contrapposte». Il cardinale accetta di parlare dell'Italia «malata» alla vigilia di due eventi di rilievo: la presentazione del libro che raccoglie cinque anni di sue prolusioni alle assemblee dei vescovi (si intitola «La porta stretta», Cantagalli editore), e il Consiglio permanente della Cei, dal 28 al 31 gennaio.
Per il presidente dei vescovi, «la crisi della fede è la questione delle questioni. La sfida è sotto gli occhi di tutti. Ma non la si vince con semplici strategie pastorali o affinando i linguaggi della comunicazione diffusa. Il punto di partenza è che i credenti vivano di fede nella vita concreta. Quando la nostalgia di Dio rinasce e con essa la gioia di viverlo e testimoniarlo, l'evangelizzazione diventa possibile. Il relativismo etico è, in realtà, l'effetto della perdita di orientamento che si produce quando Dio sparisce dall'orizzonte e l'uomo finisce per credersi misura di tutte le cose».
Per Bagnasco l'istituzione della famiglia in Italia è sotto assedio. «Gli attacchi alla famiglia non sono, in primo luogo, una questione religiosa. Rappresentano piuttosto un'alterazione dell'esperienza individuale e sociale. Sottrarre ai figli la possibilità di avere un papà e una mamma vuol dire manipolare l'elementare forma di ingresso nel mondo che, grazie alla reciprocità del maschile e del femminile, garantisce l'armonico sviluppo della persona umana. Abolire una delle due figure di riferimento, in nome della filosofia del gender che censura quanto è già inscritto nell'esperienza umana, vuol dire rifiutare l'evidenza, indebolendo il soggetto umano, proprio al suo apparire. Nel nostro Paese per altro è vistosa l'assenza di politiche familiari adeguate e durature».
Bagnasco si sofferma anche sulla presunta esenzione fiscale degli enti ecclesiastici, in particolare sull'Imu, che ha scatenato feroci polemiche. «Non esiste alcuna "legge ad ecclesiam". La Chiesa le tasse finora le ha pagate, contrariamente a ciò che si dice e si scrive. Evadere le tasse è peccato». Il cardinale descrive l'Italia come un Paese «spaesato», disamorato, divenuto quasi fatalista. «L'effetto è un ripiegamento sul privato e una fuga nella demagogia che allontana la possibilità di un cambiamento». Il direttore del settimanale chiede come mai i cattolici spesso si dividono sui valori non negoziabili. Non sarebbe stato meglio che i cattolici confluissero tutti al centro per contare di più? «I cattolici – risponde Bagnasco – sono chiamati in una società lacerata e priva di slancio vitale a riprendere il cammino, perché è ancora possibile riscattare un Paese che ha un potenziale enorme. Penso però che l'Italia non riprenderà a girare senza riappropriarsi della sua sensibilità umanistica, che è innegabilmente cristiana. Qui sta l'apporto che ci si attende da politici credenti, un contributo non generico, ma come esige la storia oggi, sempre più puntuale e concreto».
Lorenzo Rossi - L'ECO DI BERGAMO,Mercoledì 23 Gennaio 2013
si ci vado a votare ma propio chi???
RispondiEliminai 3 GRUPPI dell avemaria PD,PDL,MONTI
ma lo sapete che x ogni voto valido o nullo si pignano i PICCIOLI STI INFAMI
ma adesso o capito intende andate a votare ma fatevelo annullare....
cosi no soldi no party.. sono LADRI LEGALIZZATI
Io ci andrò a votare a Villa d'adda e sicuramente non voterò la cricca che ha distrutto in pochi anni questo paese.
RispondiEliminaE' ora di costringerli ad andare fuori dalle glorie questi incapaci!
Purtroppo non lo vogliono ammettere e si dice che stiano manipolando chi si presta al gioco........
EliminaI cattolici si vogliono impegnare in politica e spesso lo fanno, ma raramente hanno indicazioni chiare dai Vescovi o da Famiglia Cristiana che si e' spostata piu' a sinistra di Vendola. Dobbiamo votare Casini, cattolico divorziato e risposato? Dobbiamo votare il PD,che si e' battuto per il divorzio,l'aborto, le unioni omosessuali ( adesso passo subito per omofobo)?La lega non va bene, il PDL e' in mano a gente pervertita. Il non voto e' illogico, allora trasferiamoci tutti a San Marino sul monte Titano in attesa del diluvio.
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