Il popolo che tira la cinghia.
Andrea Valesini
Un vitalizio di 6 mila 800 euro al mese può essere considerato «cifra modesta»? Sì, a sentire il deputato dell'Udc Mario Tassone che ne è il beneficiario.
Qualche giorno fa la sua temeraria sortita alla radio ha generato un putiferio di reazioni. Certo, il buon Tassone aveva come termine di paragone «quanto prendono gli amministratori dell'Enel o delle Ferrovie». E dopo 40 anni di onorato servizio al Parlamento quei 6.800 euro lordi non gli sono parsi granché.
Ma se il termine di paragone fossero quei lavoratori con più di 50 anni che hanno alle spalle 30 anni di fabbrica, hanno perso il posto e la pensione è ancora lontana, allora immaginiamo che anche il deputato dell'Udc converrebbe sull'evidenza che il suo vitalizio non è niente male. E se gli amministratori dell'Enel, delle Ferrovie e di altre aziende a partecipazione pubblica sono pochi, la condizione di chi è disoccupato e senza previdenza dopo anni di duro lavoro non è rara, anche nella nostra ancora robusta provincia che fino a qualche anno fa si vantava a ragione della piena occupazione o quasi. Gli iscritti al collocamento attualmente sono 70 mila nella Bergamasca, 10 mila in più rispetto a un anno fa, ai quali andrebbero aggiunti i cassintegrati di aziende che hanno chiuso.
Poi c'è il mondo di chi un posto ce l'ha ma con uno stipendio che permette appena di vivere sul filo di un fragile bilancio familiare. Nelle pagine della cronaca cittadina oggi raccontiamo storie di chi porta a casa 800-mille euro al mese e con quelli deve far quadrare i conti per due persone. Limando sulle spese con la precisione dei buoni ragionieri, c'è chi riesce anche ad accantonare qualcosa in un fondo risparmio per le emergenze. Sono biografie da quel pianeta eterogeneo sfuggente alle cronache e alle statistiche dei numeri assoluti che non incrociano mai la somma di diverse situazioni: famiglia con entrambi i genitori disoccupati e i figli piccoli, padri disoccupati con un mutuo che grava sullo stipendio della moglie o separati e senza lavoro che devono versare anche l'assegno all'ex consorte. Non siamo all'allarme sociale, anche perché la rete territoriale di protezione - che va dalle istituzioni al non profit, fino ai parenti - nella nostra provincia è una risorsa inestimabile che tiene. Ma alle orecchie di chi tira la cinghia dichiarazioni come quella dell'onorevole Tassone di questi tempi suonano quantomeno come imprudenti. Anche perché appartiene a un partito che è fra i grandi sponsor del governo Monti, che in quanto a tirar la cinghia dei cittadini non si è risparmiato.
da L'ECO DI BERGAMO,30 ottobre 2012
Andrea Valesini
Un vitalizio di 6 mila 800 euro al mese può essere considerato «cifra modesta»? Sì, a sentire il deputato dell'Udc Mario Tassone che ne è il beneficiario.
Qualche giorno fa la sua temeraria sortita alla radio ha generato un putiferio di reazioni. Certo, il buon Tassone aveva come termine di paragone «quanto prendono gli amministratori dell'Enel o delle Ferrovie». E dopo 40 anni di onorato servizio al Parlamento quei 6.800 euro lordi non gli sono parsi granché.
Ma se il termine di paragone fossero quei lavoratori con più di 50 anni che hanno alle spalle 30 anni di fabbrica, hanno perso il posto e la pensione è ancora lontana, allora immaginiamo che anche il deputato dell'Udc converrebbe sull'evidenza che il suo vitalizio non è niente male. E se gli amministratori dell'Enel, delle Ferrovie e di altre aziende a partecipazione pubblica sono pochi, la condizione di chi è disoccupato e senza previdenza dopo anni di duro lavoro non è rara, anche nella nostra ancora robusta provincia che fino a qualche anno fa si vantava a ragione della piena occupazione o quasi. Gli iscritti al collocamento attualmente sono 70 mila nella Bergamasca, 10 mila in più rispetto a un anno fa, ai quali andrebbero aggiunti i cassintegrati di aziende che hanno chiuso.
Poi c'è il mondo di chi un posto ce l'ha ma con uno stipendio che permette appena di vivere sul filo di un fragile bilancio familiare. Nelle pagine della cronaca cittadina oggi raccontiamo storie di chi porta a casa 800-mille euro al mese e con quelli deve far quadrare i conti per due persone. Limando sulle spese con la precisione dei buoni ragionieri, c'è chi riesce anche ad accantonare qualcosa in un fondo risparmio per le emergenze. Sono biografie da quel pianeta eterogeneo sfuggente alle cronache e alle statistiche dei numeri assoluti che non incrociano mai la somma di diverse situazioni: famiglia con entrambi i genitori disoccupati e i figli piccoli, padri disoccupati con un mutuo che grava sullo stipendio della moglie o separati e senza lavoro che devono versare anche l'assegno all'ex consorte. Non siamo all'allarme sociale, anche perché la rete territoriale di protezione - che va dalle istituzioni al non profit, fino ai parenti - nella nostra provincia è una risorsa inestimabile che tiene. Ma alle orecchie di chi tira la cinghia dichiarazioni come quella dell'onorevole Tassone di questi tempi suonano quantomeno come imprudenti. Anche perché appartiene a un partito che è fra i grandi sponsor del governo Monti, che in quanto a tirar la cinghia dei cittadini non si è risparmiato.
da L'ECO DI BERGAMO,30 ottobre 2012
Andando avanti di questo passo, non avremo piu' neanche la cinghia. Teniamoci stretti, almeno per pudore, i pantaloni.
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