BUONGIORNO | Massimo Gramellini |
BUONGIORNO
25/10/2012 -
L’ultima (?) puntata della Silvionovela
Berlusconi, il centravanti che scelse la panchina
MASSIMO GRAMELLINI
L’Italia è sempre il Paese che ama. Solo che adesso ha deciso di amarla in modo diverso. Non più da giocatore ma da allenatore, la sua passione fin dai tempi dell’Edilnord.
Fra il Discorso della Discesa in Campo e quello del Passo Indietro sono passati diciotto anni. Siamo tutti più anziani, anche lui, più spelacchiati e più poveri, tranne lui. Diciotto anni e la stessa metafora calcistica. Allora «scendeva in campo per costruire il nuovo miracolo italiano». Oggi si accontenta di «rimanere al fianco dei più giovani che devono giocare e fare gol». Vista dal campo o dalla panchina, l’Italia di Silvio non cambia: resta un enorme stadio di sua proprietà.
La Discesa in Campo fu affidata a una videocassetta girata nel parco di Macherio davanti a una finta libreria e accanto a un ammasso (mai inquadrato) di calcinacci, che a qualcuno ricordavano un cantiere, ad altri un cumulo di macerie. Per il Passo Indietro, invece, l’uomo delle televisioni ha scoperto il fascino del web, inviando una lettera elettronica dove anche i «po’» si adeguano alla modernità e barattano il timido apostrofo con un più assertivo accento: «Ho ancora buoni muscoli e un pò di testa». Un’altra videocassetta avrebbe prestato il destro a paragoni impietosi con lo smilzo imprenditore berluscottimista che nel 1994 invitava gli italiani a diffidare «di profeti e salvatori» e ad affidarsi a «una persona capace di far funzionare lo Stato». Quell’affermazione, condivisibile, fu probabilmente equivocata: molti votarono il profeta-salvatore credendo fosse la persona capace di far funzionare lo Stato. Purtroppo lo Stato si è rivelato sordo alle intimazioni berlusconiane e diciotto anni dopo funziona peggio di prima. Né ci sono tracce di quell’Italia «più giusta, più generosa, più prospera, più serena, più efficiente e più moderna» che il Più Silvio promise solennemente fra i calcinacci di Macherio.
Cosa è rimasto della telenovela di allora nel discorso del Passo Indietro? Praticamente tutto. Lo spirito, i toni, i nemici. Berlusconi è un maestro nel presentarsi come uno che ricomincia sempre. Il suo non è mai il discorso del reduce, ma del precursore. E della vittima. Nella storia d’Italia secondo Silvio gli ultimi decenni sono stati una guerra fra due schieramenti: da un lato le perfide corporazioni di burocrati, giornalisti, lobbisti e magistrati, conservatori arroccati nella difesa di privilegi antidemocratici. Dall’altro lui, il Libertador, marchiato come populista perché alfiere del «voto popolare conquistato con la persuasione che crea consenso». Persuasione: attività affascinante ma pericolosa, quando a esercitarla è l’uomo più ricco d’Italia, l’unico dotato di tre canali televisivi nazionali e gratuiti. Invece per Silvio è stata «la riforma delle riforme», che ha reso «viva, palpitante ed emozionante la partecipazione alla vita pubblica dei cittadini». Qui l’uomo si sottovaluta. Di viva ed emozionante, ma soprattutto palpitante, in questi anni c’è stata soltanto la sua vita notturna. Purtroppo quel palpito «non poteva che avere un prezzo»: l’odio verso di lui, trasformatosi come nei film horror in una «sindrome paralizzante», il cui antidoto è stata «la scelta responsabile di affidare la guida provvisoria del Paese al senatore Monti». Berlusconi protegge il suo successore, quasi volesse farlo un po’ (o un pò) suo. Non è il preside bocconiano il nemico da indicare ai giovani eredi, ma l’Europa colonizzatrice della Merkel e, come diciotto anni fa, la sinistra. Che nel discorso della Discesa in Campo si ispirava a Michele Santoro e voleva trasformare l’Italia «in una piazza urlante che grida che inveisce e che condanna», mentre in quello del Passo Indietro sembrerebbe richiamare in vita, se non Stalin, almeno Breznev perché «vuole tornare alle logiche di centralizzazione pianificatrice che hanno prodotto l’esplosione del Paese corporativo e pigro che conosciamo». Una sinistra composta da «uno stuolo di professionisti di partito educati (come metà della nomenclatura pidiellina, ndr) nelle vecchie ideologie egualitarie, solidariste e collettiviste del Novecento».
E’ proprio per impedire ancora una volta che l’Italia liberale cada nelle mani dei comunisti che Silvio B ha deciso di fare un passo indietro e assistere da bordo campo alle primarie che incoroneranno il suo successore. «Quel che spetta a me è dare consigli, offrire memoria, raccontare e giudicare senza intrusività». E qui, visto che viviamo ancora in un Paese liberale, chiunque lo conosce è libero di mettersi a ridere.
L'articolo di Gramellini, mi sembra molto intriso di faziosita' politica.E' vero, e non accettabile, che lui ha fatto anche e non solo i suoi interessi, ma ce ne sono tantissimi altri, anche nella intoccabile area di sinistra, che si stanno comportando come lui. A quando un articolo su questi individui? Di chi sara' ora la colpa dei prossimi guai? Purtroppo per noi tanti,uguali o peggiori di lui, sono ancora nelle stanze dei bottoni.
RispondiEliminaCi siamo limitati a riportare qui una nota di Gramellini, senza alcuna intenzione di sostenere quella che il lettore definisce la "faziosità" dell'autore.
EliminaPer quanto rigurda il commento sull'"intoccabilità" di esponenti della sinistra,non crediamo sia da attribuire ad una nostra precisa scelta la mancata pubblicazione di articoli o commenti riguardanti tali persone.
Se il lettore ne conosce che possano interessare i lettori di questo blog,lo invitiamo a farceli pervenire e non avremo problemi a pubblicarli.
Non voglio assolutamente attaccare il sito el@, di cui sono appassionato lettore,ne' difendere l'indifendibile comportamento di Berlusconi.Ritengo comunque che sia ora di parlare anche delle malefatte in Puglia, in Campania, a Napoli, in Liguria. Questo per avere una cronaca piu' reale.
RispondiEliminaGià sono troppi i blog che si occupano di politica universale, lasciamo che almeno questo si limiti alla politica cittadina e locale che ce n'è già d'avanzo per incazzarsi a sufficienza.
RispondiEliminaContinuate così, rilanciando ogni tanto ciò che può essere interessante per tutti in termini generali.
Gramellini non è il Vangelo, ma a me piace per la sua arguzia, lo stile di scrittura e la sua capacità di cogliere alcune sfumature che potrebbero sfuggire e queste sue qualità mi fanno tollerare la sua (a volte) non celata faziosità ed appartenenza politica. (Per certi versi mi riporta alla memoria il mitico e mai sufficientemente compianto Francesco).