Un italiano su tre vive da mammà.
Il rapporto Coldiretti-Censis su crisi e convivenza
«Genitori fondamentali per superare le difficoltà»
E iI 54% abita a non più di mezz'ora di distanza
Un terzo degli italiani abita con mamma e papà, vuoi per la nota inclinazione della gioventù italica a staccarsi tardi dalle gonne materne, ma soprattutto per le necessità economiche rese più stringenti dalla crisi.
E se non si condivide lo stesso tetto dei genitori, sceglier casa nei paraggi dei parenti stretti è comunque un imperativo per il 54% degli italiani. La pattuglia dei bamboccioni under trenta è quella naturalmente più elevata (coabita con la madre il 60,7% e il 26,4% abita a meno di trenta minuti), ma il fenomeno riguarda considerevolmente anche le persone più grandi, tra i 30 e i 45 anni (il 25,3% coabita, il 42,5% abita nei pressi), e addirittura gli adulti tra i 45 e i 64 anni (l'11,8% coabita, il 58,5% abita in prossimità).
È quanto emerge dal rapporto Coldiretti-Censis «Crisi: vivere insieme, vivere meglio», dal quale si evidenzia come la crisi abbia favorito il rinsaldarsi del «welfare familiare», che si rivela ancora saldo nei momenti di maggior bisogno. «Spesso la struttura della famiglia italiana in generale, e di quella agricola in particolare, viene considerata superata – afferma il presidente di Coldiretti, Sergio Marini –, mentre si è dimostrata, nei fatti, fondamentale per non far sprofondare nelle difficoltà della crisi moltissimi cittadini».
Nel tempo della crisi, oltre un italiano su due (54%), secondo il rapporto, preferirebbe inoltre vivere in un luogo dove le persone si conoscono e si aiutano, e pensa che vivere in comunità significhi stare meglio e migliorare la propria qualità della vita.
L'85 per cento degli italiani, inoltre – rilevano Coldiretti e Censis – continua a fare la spesa alimentare quotidiana sottocasa, frequentemente nei piccoli e spesso antieconomici negozi di quartiere che tuttavia svolgono un rilevante ruolo di aggregazione a fronte del crescente numero di single (7,4 milioni in Italia, con un aumento del 26% tra il 2066 e il 2011) che vogliono sfuggire alla solitudine.
La crisi fa insomma riscoprire il gusto della comunità, delle pareti domestiche e dei pasti salutari ed economici preparati ai fornelli di casa, soprattutto nei giorni festivi – continua il rapporto – quando si arriva al record di oltre un'ora passata in cucina a elaborare piatti gustosi. Tra le pentole ci sono soprattutto donne, per le quali la preparazione dei pasti arriva ad assorbire durante l'anno 21 giorni pieni. La riscoperta del fai da te in cucina è comprovata dal fatto che ben 21 milioni di italiani si preparano alimenti in casa come yogurt, pane, gelato o conserve e, di questi, 11,2 milioni di persone lo fanno regolarmente.
Sono infine 7,7 milioni gli italiani che si portano al lavoro cibo preparato in casa e, di questi, 3,7 milioni dichiarano di farlo regolarmente. Il 15% degli italiani si porta la «gavetta» o la «schiscetta» in ufficio per risparmiare, ma anche per essere sicuro della qualità del pranzo, o semplicemente perché preferisce ricordare sapori e profumi casalinghi.
Infine, il 29 per cento degli italiani dichiara di fare ricerche sul web per confrontare prezzi e qualità dei cibi. Quello che è interessante – sottolineano Coldiretti-Censis – è la tendenza a formare community, aggregati di individui uniti da interessi, passioni, valori comuni. Così ci sono oltre 415 mila italiani che dichiarano di partecipare regolarmente a community sul web centrate sul cibo, e si sale a 1,4 milioni comprendendo coloro che lo fanno di tanto in tanto.
Il rapporto Coldiretti-Censis su crisi e convivenza
«Genitori fondamentali per superare le difficoltà»
E iI 54% abita a non più di mezz'ora di distanza
L'ECO DI NERGAMO,Giovedì 20 Settembre 2012
Nella foto d´archivio, una nonna serve la colazione al nipote
Cristina Latessa
ROMA
ROMA
Un terzo degli italiani abita con mamma e papà, vuoi per la nota inclinazione della gioventù italica a staccarsi tardi dalle gonne materne, ma soprattutto per le necessità economiche rese più stringenti dalla crisi.
E se non si condivide lo stesso tetto dei genitori, sceglier casa nei paraggi dei parenti stretti è comunque un imperativo per il 54% degli italiani. La pattuglia dei bamboccioni under trenta è quella naturalmente più elevata (coabita con la madre il 60,7% e il 26,4% abita a meno di trenta minuti), ma il fenomeno riguarda considerevolmente anche le persone più grandi, tra i 30 e i 45 anni (il 25,3% coabita, il 42,5% abita nei pressi), e addirittura gli adulti tra i 45 e i 64 anni (l'11,8% coabita, il 58,5% abita in prossimità).
È quanto emerge dal rapporto Coldiretti-Censis «Crisi: vivere insieme, vivere meglio», dal quale si evidenzia come la crisi abbia favorito il rinsaldarsi del «welfare familiare», che si rivela ancora saldo nei momenti di maggior bisogno. «Spesso la struttura della famiglia italiana in generale, e di quella agricola in particolare, viene considerata superata – afferma il presidente di Coldiretti, Sergio Marini –, mentre si è dimostrata, nei fatti, fondamentale per non far sprofondare nelle difficoltà della crisi moltissimi cittadini».
Nel tempo della crisi, oltre un italiano su due (54%), secondo il rapporto, preferirebbe inoltre vivere in un luogo dove le persone si conoscono e si aiutano, e pensa che vivere in comunità significhi stare meglio e migliorare la propria qualità della vita.
L'85 per cento degli italiani, inoltre – rilevano Coldiretti e Censis – continua a fare la spesa alimentare quotidiana sottocasa, frequentemente nei piccoli e spesso antieconomici negozi di quartiere che tuttavia svolgono un rilevante ruolo di aggregazione a fronte del crescente numero di single (7,4 milioni in Italia, con un aumento del 26% tra il 2066 e il 2011) che vogliono sfuggire alla solitudine.
La crisi fa insomma riscoprire il gusto della comunità, delle pareti domestiche e dei pasti salutari ed economici preparati ai fornelli di casa, soprattutto nei giorni festivi – continua il rapporto – quando si arriva al record di oltre un'ora passata in cucina a elaborare piatti gustosi. Tra le pentole ci sono soprattutto donne, per le quali la preparazione dei pasti arriva ad assorbire durante l'anno 21 giorni pieni. La riscoperta del fai da te in cucina è comprovata dal fatto che ben 21 milioni di italiani si preparano alimenti in casa come yogurt, pane, gelato o conserve e, di questi, 11,2 milioni di persone lo fanno regolarmente.
Sono infine 7,7 milioni gli italiani che si portano al lavoro cibo preparato in casa e, di questi, 3,7 milioni dichiarano di farlo regolarmente. Il 15% degli italiani si porta la «gavetta» o la «schiscetta» in ufficio per risparmiare, ma anche per essere sicuro della qualità del pranzo, o semplicemente perché preferisce ricordare sapori e profumi casalinghi.
Infine, il 29 per cento degli italiani dichiara di fare ricerche sul web per confrontare prezzi e qualità dei cibi. Quello che è interessante – sottolineano Coldiretti-Censis – è la tendenza a formare community, aggregati di individui uniti da interessi, passioni, valori comuni. Così ci sono oltre 415 mila italiani che dichiarano di partecipare regolarmente a community sul web centrate sul cibo, e si sale a 1,4 milioni comprendendo coloro che lo fanno di tanto in tanto.
Morcellini
«Colpa
della crisi
ma non solo»
«Colpa
della crisi
ma non solo»
Giovani in casa con mamma e papà fino (e oltre) i trent'anni? Colpa della «crisi, ma non solo». Questo «è un fenomeno multidimensionale», precisa il sociologo Mario Morcellini – preside della facoltà di Scienze della comunicazione de La Sapienza – «pertanto vanno analizzate tutte le sue cause». Oltre che con la crisi e la disoccupazione, spiega il professore, al giorno d'oggi bisogna fare i conti anche con un «cambiamento culturale», per cui i giovani «tendono a protrarre il più possibile il loro tempo di vita non connesso a un ruolo», come quello di coniuge e genitore.
Il 60,7% dei giovani tra i 18 e i 29 anni, secondo il rapporto stilato da Coldiretti-Censis «Crisi: vivere insieme, vivere meglio», vive insieme alla madre. «A causa della crisi – dice Morcellini – i giovani sono costretti anche malvolentieri a prolungare in modo anormale, e non senza conseguenze psicologiche, la loro permanenza in casa con i genitori».
«Ma la riduzione della voglia di costruirsi un "desk familiare" – mette in guardia – non è solo determinata dalla crisi».
Decidere di rimanere nella casa di provenienza fino e oltre i trent'anni «è un fenomeno di lungo periodo, che in questi ultimi anni si è aggravato con la crisi e con la disoccupazione».
A oggi quindi – rileva ancora Morcellini – «bamboccione non lo si è per scelta: è un condizionamento». Riesce ad andare via di casa «solo chi è aiutato dai genitori».
Ma oltre al fattore economico entra in gioco, ribadisce Morcellini, anche la variabile culturale: «Soprattutto i maschi tendono a considerare più desiderabile protrarre il loro tempo di vita non connesso a un ruolo determinato. Ciò è riscontrato anche dall'allungamento dell'età in cui si diventa genitore e dal numero crecente di persone che si sposano in età avanzata».
Per questo – conclude il sociologo dell'università La Sapienza – «è possibile che questo fenomeno», il vivere sempre più a lungo in casa con mamma e papà, «sopravviva alla crisi economica».
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