Nominato la sera, l’assessore
all’Urbanistica della Parma di Grillo si è dimesso la mattina, dopo che sul sito
del giornale locale una lettrice ne aveva rivelato gli altarini: il fallimento
di un’azienda e la ristrutturazione di una casa senza permessi. Non il
curriculum ideale per chi, nel nuovo incarico, quei permessi avrebbe dovuto
concederli. La fulminea parabola dell’architetto Bruni ha riacceso la miccia del
disincanto. Nella città-laboratorio del grillismo si assiste da settimane a un
susseguirsi di lentezze, ingenuità e goffaggini che in politica sono altrettanti
peccati mortali. La difficoltà del sindaco Pizzarotti nel selezionare la nuova
classe dirigente sta dando ragione ai realisti che considerano la politica una
professione, non un passatempo per dilettanti allo sbaraglio. Mentre strapperà
un sorriso di compiacimento ai cinici l’amara considerazione che, in questo
Paese di moralisti verbali, tutti sembrano custodire uno scheletro
nell’armadio.
Poiché un corsivo chiamato Buongiorno non può venire meno
alla sua ragione sociale, mi ostino a cercare in tanto sconforto uno spiraglio
di speranza: una cittadina ha rivelato le magagne dell’assessore sul web, il
movimento che aveva scelto l’assessore ha riconosciuto la bontà della denuncia,
l’assessore si è dimesso. Tutto in ventiquattr’ore. Capisco che la democrazia di
Internet si presti al rischio dell’isteria e della gogna. Ma capisco anche che,
se i partiti in disgrazia avessero applicato il metodo Parma, ci saremmo
risparmiati qualche Lusi e parecchi abusi.
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